RACCONTI – “Maria: quando il pregiudizio nasconde lo sguardo sulla realtà”

di

In collaborazione con Consorzio Icaro

Faccio la coordinatrice pedagogica da oltre 10 anni. Ogni anno conosco persone, ascolto storie, leggo fatiche e difficoltà, anche quando queste non sono palesate. Spesso uno sguardo, un gesto, un sorriso forzato valgono più di mille parole; troppo spesso mi trovo a chiedere “come stai?” ad una mamma fragile, che varca la soglia della porta col suo solito sorriso smagliante, ma che viene smentita dalle lacrime che riempiono i suoi occhi. Non è un lavoro semplice il mio, soprattutto se decidi di farlo col cuore, umanamente, senza fermarti a semplici procedure e regolamenti. Mi è capitato di essere supporto, o semplicemente di rappresentare un punto di ascolto per un genitore, un nonno, una baby-sitter con il bisogno di parlare con qualcuno che non si fermi all’apparenza ma che sia in grado di leggere nel profondo dell’anima. Mi è capitato, tante volte, in molti modi, ma non mi era mai successo così…

Nel mio primo anno di lavoro nell’equipe tecnica del progetto Ali per il futuro ho incontrato Maria, mamma di 2 bambini. Ennio, il più grande, frequenta la prima elementare, Benedetta, la piccolina, ha 3 anni e ha cominciato il primo anno di scuola dell’infanzia. Maria è sempre stata una mamma con cui non ho approfondito discorsi, nonostante la conosca da quando Ennio aveva 2 anni. È una persona molto orgogliosa e dignitosa, è una persona che non si piange addosso, che si rimbocca le maniche e va avanti… ed io ho sempre pensato che lei non avesse bisogno di me. Un giorno, l’anno scorso, suo marito venne da noi all’asilo per parlare dei bambini. Ci presentò il quadro di una situazione che aveva del paradossale: si erano separati, lei lo aveva cacciato di casa, non gli permetteva di vedere i bambini… insomma, lo aveva letteralmente tagliato fuori. Abbiamo provato ad entrare, con molta discrezione, nel discorso con Maria, ma lei non si apriva volentieri, dava poche informazioni, era sfuggente ed evasiva. Questo suo atteggiamento non faceva che avvalorare le parole del marito. Ovviamente, dove non c’è accordo tra mamma e papà, i bambini ne risentono; abbiamo così cominciato a richiedere degli incontri con entrambi i genitori, dai quali, pian piano, è emersa una realtà che ci ha lasciate senza parole. Era Cristian, il papà dei bambini, ad aver abbandonato il tetto coniugale e ad aver tagliato ogni tipo di rapporto con i bambini. L’evoluzione di questa storia mi mise in crisi profonda; come avevo fatto a non capire lo stato di bisogno di questa mamma?

Contattata per proporle il progetto Ali per il futuro, ne è stata subito entusiasta. Durante il colloquio motivazionale abbiamo parlato molto, l’ho vista per la prima volta spogliarsi della sua corazza. I suoi occhi pieni di lacrime nascondevano tanta paura, oltre all’immenso dolore. Le difficoltà economiche, l’indifferenza del marito, il dolore dei bambini difronte alla più totale assenza del padre, sono cose che mi hanno turbato molto. Non avrei mai immaginato che nel cuore di quella donna, dietro il suo trucco impeccabile ed il suo abbigliamento curato, si nascondesse una tale devastazione emotiva. Mi ha parlato di quando ha perso suo padre, aveva l’età di Benedetta. “Lo capirà anche lei” mi ha detto con la voce strozzata dal pianto. Quando le ho chiesto se le fosse andato di fissare un appuntamento con la psicologa, mi ha risposto “Per il momento no, mi piacerebbe parlare con te.” Questa frase mi ha sconvolta; probabilmente, in quattro anni, per la prima volta l’ho guardata nella sua tenerezza e lei si è sentita accolta.

Maria è una persona che mi ha colpito molto, posso dire che mi ha cambiata. A volte vediamo le persone senza guardarle fino in fondo, ci fermiamo ad uno strato così superficiale che non ci permette di andare oltre, di cogliere la fragilità, il bisogno. Sì, sono cambiata, e questo anche grazie a progetti come Ali per il futuro che supportano ed accompagnano nella crescita non solo i beneficiari ma anche noi operatori!

Argomenti