L’Home Visiting e il ruolo cruciale della Supervisione: intervista alla dott.ssa Annalisa Di Luca sul Progetto WE CARE
di focolaremariaregina
Abbiamo intervistato la Dott.ssa Annalisa Di Luca, psicologa, psicoterapeuta e formatrice, che opera da sempre nei contesti nazionali e internazionali di tutela dei minori. Presidentessa AISTED (Associazione Italiana per lo Studio del Trauma e della Dissociazione) e presidentessa di TES- Trauma e Sistemi (Associazione Mara Selvini per la ricerca e la cura integrata dei traumi). Mentor per ESTD ( Associazione Europea per lo studio del trauma e della dissociazione) per la psicologia clinica e dell’età evolutiva.
Durante questa conversazione, abbiamo avuto il privilegio di approfondire il suo importante ruolo di Supervisore nel progetto WE CARE, Progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, e di ottenere una visione dettagliata e appassionata del suo lavoro. La sua esperienza e dedizione rappresentano una fonte di grande ispirazione e ci hanno aiutato a capire meglio quanto sia fondamentale il progetto WE CARE nel garantire un futuro migliore per le famiglie vulnerabili.
- Dott.ssa Di Luca, quali sono gli obiettivi principali della sua attività di supervisione nel progetto WE CARE?
Gli operatori del progetto We Care svolgono un compito delicato: entrare nelle case di famiglie che spesso non hanno piena consapevolezza delle proprie difficoltà, o che esprimono un bisogno ridotto rispetto alla reale necessità di intervento. Si tratta, comunque, di un intervento di prevenzione che richiede grande attenzione.
La supervisione è uno spazio di riflessione sulla complessità dei casi e sulle traiettorie di intervento, ma rappresenta anche un luogo in cui prendersi cura dei vissuti dei professionisti. Attraverso questa cura, si può generare un benessere che ricade anche sulla famiglia, in un paradigma che riassumo con: “stare bene, fare bene e far star bene“. Queste condizioni permettono di mantenere sempre lucidità rispetto alla situazione che stiamo affrontando.
- Quali sono le principali competenze che un operatore di Home Visiting deve sviluppare per essere efficace nella prevenzione del maltrattamento dei minori?
Il ruolo dell’operatore è cruciale nella prevenzione del maltrattamento e dell’abuso all’infanzia. Gli studi indicano che un attaccamento sufficientemente buono all’interno della relazione mamma-bambino o papà-bambino, cioè con il caregiver, rappresentano un fattore di protezione importante anche per quanto riguarda il maltrattamento e l’abuso infantile.
Pertanto, una delle competenze fondamentali per l’operatore è la conoscenza delle traiettorie che possono portare alcune situazioni di fragilità ad evolversi verso forme di maltrattamento e abuso.
Oltre alle competenze metodologiche, tecniche e specifiche dei ruoli educativi e clinici nella relazione con utenti fragili, è essenziale che l’operatore adotti un approccio non giudicante nei confronti delle situazioni di fragilità e delle complessità che le famiglie stanno attraversando.
Allo stesso tempo, è importante operare all’interno di un paradigma basato sulla trasparenza all’interno dell’équipe, comprese le figure sanitarie coinvolte nella gestione della situazione. La trasparenza è un elemento cruciale nel lavoro con casi così complessi.
Altro aspetto fondamentale è la capacità di relazione, che rappresenta uno strumento principale nell’intervento socio-assistenziale. Questa capacità richiede tempo e cura, ed è una competenza che, pur essendo talvolta accompagnata da altri tecnicismi, rimane uno dei criteri più semplici ed efficaci per aiutare le famiglie a sviluppare fiducia nei confronti degli operatori che si prendono cura di loro.
- Quali sono le sfide più comuni che gli operatori di Home Visiting incontrano durante le visite a domicilio?
La sfida maggiore per un operatore di Home Visiting è la costante necessità di ridefinire il proprio ruolo, mantenendo un delicato equilibrio tra le aspettative dei genitori e l’obiettivo principale dell’intervento. L’attività di Home Visiting mira infatti alla prevenzione del maltrattamento infantile, e il rischio è quello di creare una distanza tra ciò che le famiglie si aspettano dall’operatore e la finalità di protezione e supporto che il servizio si propone di raggiungere.
- In che modo valuta l’impatto degli interventi di Home Visiting nel fornire supporto alle famiglie vulnerabili?
La letteratura nazionale e internazionale sull’attività di Home Visiting e sulla prevenzione precoce del disagio evidenzia diversi aspetti positivi riguardo all’impatto di questi interventi.
In particolare, numerosi studi indicano che gli interventi di Home Visiting possono contribuire significativamente alla riduzione della spesa pubblica e dei costi associati alla presa in carico delle situazioni di fragilità. Questo effetto positivo si manifesta in vari modi. Ad esempio, intervenendo precocemente e supportando le famiglie nel loro ambiente domestico, si possono prevenire problematiche più gravi che, se non affrontate, potrebbero richiedere interventi più costosi e complessi in futuro.
Inoltre, il supporto fornito ai genitori e ai minori aiuta a migliorare le condizioni di vita e a ridurre il rischio di maltrattamento e disagio, con conseguenti benefici a lungo termine per la salute e il benessere delle famiglie.
In sintesi, gli interventi di Home Visiting non solo offrono un supporto immediato e mirato alle famiglie vulnerabili, ma contribuiscono anche a una gestione più sostenibile delle risorse pubbliche, riducendo i costi a lungo termine associati a situazioni di fragilità e maltrattamento.
- Che ruolo gioca la formazione continua e momenti di supervisione come quelli previsti dal progetto WE CARE nel garantire la qualità del lavoro svolto dagli operatori?
Il nostro lavoro è prezioso e non può essere improvvisato. La formazione continua e i momenti di supervisione, come quelli previsti dal progetto WE CARE, sono utili per garantire la qualità e l’efficacia degli interventi.
La formazione continua consente agli operatori di aggiornarsi costantemente sulle migliori pratiche, le nuove metodologie e le evidenze scientifiche emergenti. L’aggiornamento è utile per mantenere le competenze al passo con i cambiamenti e le evoluzioni nel campo dell’intervento e della prevenzione, assicurando che gli operatori possano fornire il miglior supporto possibile alle famiglie vulnerabili.
I momenti di supervisione, invece, offrono un’opportunità per riflettere insieme sui casi, discutere le difficoltà incontrate e ricevere feedback. Questi spazi di confronto sono preziosi per affrontare le criticità specifiche, migliorare le competenze pratiche e verificare che le metodologie siano applicate in modo corretto e sensibile. La supervisione aiuta anche a prevenire il burnout e a mantenere elevati standard di qualità e professionalità.
- Quali risultati spera di vedere a lungo termine come frutto del progetto WE CARE e del suo contributo come supervisore?
La mia speranza è che, grazie al nostro lavoro e all’approccio adottato, l’équipe diventi sempre più abile nel riconoscere i segnali di disagio o vulnerabilità prima che questi si manifestino in problemi più gravi.
In particolare, mi aspetto che il progetto favorisca una cultura di prevenzione e intervento efficace, in cui ogni operatore possa utilizzare le proprie competenze per offrire un supporto tempestivo e mirato alle famiglie.
Il mio obiettivo è vedere un cambiamento duraturo nella qualità dell’intervento e nella capacità dell’équipe di operare con precisione e sensibilità, contribuendo così a un sistema di supporto più forte e reattivo per le famiglie in difficoltà.
Desideriamo esprimere un sincero ringraziamento alla Dott.ssa Annalisa Di Luca per la passione per il suo lavoro, che ha dimostrato attraverso questa intervista e per la disponibilità con la quale ha accettato di condividerla con noi. La sua dedizione e l’impegno verso il progetto WE CARE sono davvero ispiratori e preziosi per tutti noi.
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