Il futuro dell’Home Visiting e la protezione dei bambini nel progetto WE CARE

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Nel mondo della prevenzione e del contrasto al maltrattamento infantile, c’è un metodo che sta emergendo con forza: l’Home Visiting.

Questo approccio innovativo non solo sostiene le famiglie nel delicato percorso della genitorialità, ma interviene in modo precoce per prevenire situazioni di disagio.

Abbiamo avuto il piacere di intervistare la dott.ssa Federica Fidanza, Psicologa del Centro di Coordinamento del Progetto WE CARE (selezionato da Con i Bambini, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile) in merito al Corso di formazione “Home Visiting: Modello di Intervento Integrato nella Prevenzione e nel Contrasto del Maltrattamento”, organizzato dall’Associazione Focolare Maria Regina ETS.

Dott.ssa Fidanza, ci può brevemente dire come si inserisce questo corso di formazione nell’ambito del progetto WE CARE e quali sono gli obiettivi principali che si intendono raggiungere attraverso gli operatori coinvolti?

Si tratta di un’iniziativa che mira a sperimentare nuove metodologie per migliorare la protezione dei bambini e sostenere le relazioni familiari.

Questo corso ha fornito agli operatori strumenti pratici per affrontare le vulnerabilità personali, familiari e relazionali presenti nei nuclei più fragili. Attraverso la costruzione di una relazione di aiuto, gli operatori sono stati formati a sostenere la genitorialità direttamente a casa delle famiglie, aiutandole a superare le difficoltà nel crescere i propri figli. L’obiettivo principale è stato promuovere una genitorialità positiva e prevenire il maltrattamento tramite un intervento precoce e mirato.

In che modo il progetto WE CARE, attraverso questo corso, ha contribuito a una maggiore specializzazione degli operatori nella protezione dei minori e nel sostegno alla genitorialità fragile?

La descrizione della cornice teoria di riferimento e l’approfondimento degli strumenti pratici ha permesso ai partecipanti di apprendere metodologie utili nella relazione con le famiglie, per poter osservare i nuclei vulnerabili con “lenti nuove”, per instaurare un processo di aiuto concepito come processo di accompagnamento, migliorando e supportando le competenze genitoriali. Gli operatori sono stati invitati ad immaginarsi come degli “allenatori di una buona genitorialità”: identificandosi in questa funzione, si hanno maggiori possibilità di accogliere i fallimenti e di creare una buona alleanza.

Intervenire precocemente nelle famiglie, in un periodo di vita molto sensibile per il futuro sviluppo dei bambini, consente al minore di poter crescere in un ambiente ottimale; sappiamo infatti che le esperienze durante la gravidanza e nei primi tre anni di vita influenzano particolarmente lo stato di salute, l’apprendimento, il benessere sociale ed emotivo.

Quali metodologie innovative sono state proposte nel corso per potenziare le capacità degli operatori di intervenire nelle famiglie vulnerabili?

Un interessante strumento che è stato illustrato durante la formazione è il protocollo di video-feedback VIPP-SD, intervento evidence-based, che consiste nel registrare momenti di interazione genitore-bambino per poi rivederli insieme al fine di cogliere segnali poco evidenti che sfuggono nel momento della relazione, aumentare la capacità di mentalizzazione e assunzione della prospettiva del bambino, stimolare la riflessione sul proprio comportamento genitoriale, “guardandosi dall’esterno”, aumentare l’autoefficacia genitoriale tramite la visione e il rinforzo dei momenti di interazione positiva.

In questa sede è stato semplicemente descritto il protocollo perché è necessaria una specifica formazione per poterlo usare, ma ha fornito molti input sull’importanza del rinforzo positivo, sulle tecniche di disciplina sensibile, sulle modalità per favorire una genitorialità sensibile e positiva, capace di gestire le regole in base all’età del bambino, di sintonizzarsi, rispecchiare e sostenere la regolazione dei vissuti del piccolo, anche quando negativi perché tutte le emozioni vanno accolte ed elaborate.

In che misura il modello di Home Visiting, approfondito durante il corso, ha rappresentato un elemento chiave per la prevenzione del maltrattamento e per il sostegno alla genitorialità fragile nel progetto WE CARE?

 L’Home Visiting è un dispositivo di sostegno alla genitorialità vulnerabile che valorizza la casa come spazio del cambiamento, utilizza una relazione nutriente, accompagna verso la ricerca di prospettive di miglioramento; è un’opportunità di aiuto “dal di dentro” di un sistema familiare, inserito nella quotidianità, segnato da una bassa formalizzazione.

L’home visiting ha come obiettivo la prevenzione precoce attraverso la rilevazione dei fattori di rischio e delle risorse, il potenziamento delle capacità genitoriali, l’inclusione della diade o nucleo familiare in una rete prossimale di risorse formali (servizi) e informali (rete amicale, famiglie di aiuto, ecc.) di supporto.

La novità e l’efficacia di questo tipo di intervento sta nell’inversione dell’approccio: non le famiglie che si recano ai servizi ma i servizi che si recano a casa per “stare”, in una dimensione di vicinanza che coniuga l’intervento professionale con una relazione informale ad alta intensità: occuparsi dei genitori per far stare bene le bambine e i bambini. E’ infatti confermato che programmi aventi come obiettivo il miglioramento e il supporto delle capacità genitoriali siano efficaci nella prevenzione del maltrattamento sui minori.

Quali sfide sono emerse nel corso della formazione degli operatori e come il progetto WE CARE ha affrontato tali difficoltà per garantire l’efficacia degli interventi sul territorio?

La sfida più grande è rappresentata dalla difficoltà, in alcune circostanze, di creare una relazione di fiducia con i genitori, che a volte mostrano le loro resistenze nell’accoglienza di un estraneo in casa. E’ importante in questi casi procedere lentamente, rispettando i tempi e le necessità dell’altro, accogliendo le difficoltà e favorendo il riconoscimento delle stesse, individuando e valorizzando le risorse del nucleo, costruendo relazioni gentili, creando pian piano un’alleanza che si fonda sulla fiducia e la condivisione degli obiettivi.

Un sincero ringraziamento alla dott.ssa Fidanza per il suo impegno e per aver condiviso con noi questa importante esperienza.

 

 

“Il progetto è stato selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il Fondo nasce da un’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, il Forum Nazionale del Terzo Settore e il Governo. Sostiene interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Per attuare i programmi del Fondo, a giugno 2016 è nata l’impresa sociale Con i Bambini, organizzazione senza scopo di lucro interamente partecipata dalla Fondazione CON IL SUD.www.conibambini.org”.

 

Per maggiori informazioni:

Associazione Focolare Maria Regina onlus

Via Oberdan, 26 64025 Scerne di Pineto (TE)

tel. (+39) 085.9463098 fax (+39) 085.9463199

e-mail: direzione@ibambini.it web: www.ibambini.it/formazione

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