Primi passi al VIllaggio di Foligno

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«Era il 9 luglio. Lo ricordo bene. Per me è stata un’emozione forte. Quando sono tornata a casa l’ho subito raccontato a mio marito: “Pietro ha mosso i suoi primi passi al Villaggio per Crescere!“».

«Abbiamo battuto le mani, gli abbiamo detto “bravo!” e lui ha sorriso, ha avuto fiducia in se stesso e ha iniziato a camminare. È caduto. Ci guardava, stava per piangere ma gli abbiamo detto che non era niente. Allora lui si è rialzato subito e ci ha riprovato».

Racconta così Giulia, la mamma di Pietro, 15 mesi, la sua indimenticabile esperienza al Villaggio per Crescere di Foligno. «La prima volta è successo lì perché è tutto a portata di bambino. Pietro si è sentito a suo agio: c’è la stanza dei giochi e quella dove si va a dormire. Abbiamo preso spunto dall’organizzazione del Villaggio per replicare alcuni luoghi e giochi a casa nostra. L’abbiamo fatta a portata di bambino».

L’esperienza di Giulia e Pietro al Villaggio è iniziata grazie al racconto di una ragazza del corso pre-parto «Io e  un’altra giovane mamma ci siamo dette: “proviamo”».

«Mi sono trovata subito a mio agio, sia con le educatrici, sia con le altre mamme. E come me, anche Pietro, perché gli altri bambini avevano più o meno la sua età. Certo, lui è molto socievole, ma l’ambiente lo ha stimolato molto».

Giulia è una mamma che lascia suo figlio libero di compiere esperienze, soprattutto di interagire con gli altri bimbi. «Lui è figlio unico e il fatto che interagisca con altri bambini, che giochi, che faccia esperienze condivise, è molto importante».

Giulia replica a casa anche i giochi che si costruiscono al Villaggio. «Ad esempio, abbiamo messo della tempera nelle buste trasparenti porta documenti. Le abbiamo chiuse con dello scotch e con le dita trascinavamo il colore. Lì poi ci abbiamo attaccato dei pesciolini di carta, una stella marina. È stato interessante per Pietro e per gli altri bambini, non solo dal punto di vista tattile, perché con le dita disegnavano le onde del mare, ma anche perché così scoprivano il mondo sottomarino».

Di giochi di questo tipo, al Villaggio di Foligno, se ne fanno tanti. Sono giochi che implicano la condivisione sia nella loro fase di realizzazione, sia in quella successiva di utilizzo, sia con il proprio genitore, sia con gli altri bambini. «Ad esempio c’è il “maestro di musica” che creava gli strumenti. Hanno preso una gruccia di legno e ci hanno attaccato le campanelle. I bambini ricreavano il suono delle campane grandi con strumenti creati da loro. Lo stesso con un tubo con dentro sassolini e un altro con le conchiglie. I piccoli riconoscevano la differenza dei suoni a seconda del materiale che c’era nel tubo.

La condivisione, la manualità e anche le regole da rispettare non come imposizione ma come scelta sono aspetti che i bambini che frequentano il Villaggio apprendono giorno dopo giorno. «Io in Pietro vedo una crescita da quando lo frequentiamo», racconta Giulia, «anche quando fanno merenda i bambini stanno tutti seduti uno accanto all’altro e non escono dalla stanza quando si mangia. Le educatrici hanno spiegato questa regola senza imporla come obbligo. Sono state bravissime. Infatti Pietro è cresciuto molto sia come creatività, sia soprattutto nell’ascolto, è più attento».

Ma Pietro ha progressivamente sviluppato un’altra caratteristica, molto importante: l’empatia. «Se vede altri bambini piangere o soffrire per qualcosa, lui si rattrista».

La crescita di suo figlio Pietro ha portato Giulia a prendere già una decisione per il futuro: «anche se il prossimo anno lo porterò al nido, Pietro continuerà anche al Villaggio. Io e il papà lo preferiamo rispetto al portarlo dai nonni. Non perché non siano disponibili a darci una mano o non si vogliano bene ma perché lui è un bambino e deve stare con gli altri bambini. Non è giusto che diventi “grande” subito.

E poi il Villaggio fa bene anche a me e al papà».

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