ALLA STAZIONE DI ALBANO UN NUOVO LUOGO DI COMUNITÀ APRE LE PORTE AL TERRITORIO
di Centro Servizi per il Volontariato (Cesv)
Il 20 ottobre, in occasione dell’Open Day dei Castelli romani ed all’interno del progetto Tutti a scuola, l’associazione di promozione sociale Vedere altrimenti ha organizzato l’evento “Prossima fermata: Stazione di Albano”.
La stazione di Albano, recuperata all’abbandono e ristrutturata dai volontari di Vedere Altrimenti, ha aperto le porte al territorio ed ha presentato il suo nuovo volto di luogo di comunità, in cui potersi incontrare, sostare, riflettere, imparare. Il video di presentazione ha raccontato le tante attività già realizzate: laboratori di teatro integrato, fotografia, cineforum, serate dedicate ai giochi da tavola.
Si tratta di iniziative attivate in sinergia tra l’associazione Vedere Altrimenti e le tante realtà che abitano la comunità educante: l’ A.I.P.D. Castelli Romani, l’Associazione Percorsi, gruppi informali di giovani che cercano un luogo per sperimentare e confrontarsi.
L’associazione ha saputo restituire alla stazione il suo ruolo di luogo aperto al territorio, un punto di arrivo, un posto che accoglie ed ospita iniziative e progettualità; una fermata dove tornare per sentirsi a casa, ma anche un punto di partenza per intraprendere nuovi viaggi.
Ed è proprio con un viaggio simbolico alla scoperta del territorio dei Castelli Romani che si è voluto arricchire l’evento: il documentario “Trasformazioni e rappresentazioni del paesaggio urbano di Albano Laziale”, presentato dal demo-etno-antropologo Roberto Libera, ha voluto restituire immagini meravigliose e raccontare la lunga storia della trasformazione del patrimonio artistico, archeologico ed urbano della città di Albano Laziale; mentre la presentazione del libro “Erbario e bestiario fantastico dei Castelli Romani”, condotta dall’antropologo Andrea Tupac Mollica, ha voluto evidenziare il ruolo fondamentale che la memoria orale ed i saperi tradizionali giocano nella preservazione culturale, sociale ed ambientale di un territorio.
La cultura “alta” e la cultura “popolare” sono due facce della stessa medaglia che, se condivise e partecipate, contribuiscono in egual misura alla tutela e valorizzazione del patrimonio collettivo.
Una comunità che non conosce le proprie risorse, una comunità che dimentica la propria storia, è una comunità culturalmente povera che rischia di autodistruggersi, o, nel migliore dei casi, di scomparire nel flusso della globalizzazione culturale. A partire da questa riflessione la giornata è stata un’importante occasione per presentare al pubblico i laboratori di quartiere sul tema della povertà educativa ed invitare i presenti ad attivare strategie comuni e condivise di costruzione della comunità educante nell’area dei Castelli romani, rivalutando la funzione culturale ed educativa di un territorio che spesso è produttore per eccellenza di saperi e conoscenze.
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