Totem come metodo

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Tirare le somme dopo tanto lavoro, fare il punto e disegnare bilanci non è mai facile. Ci vuole prima di tutto uno sguardo che sappia “uscire da sé”, bisogna ascoltare diverse istanze e diversi territori e capire quale lezione trarre per il futuro. Altrimenti a cosa servirebbe fare un bilancio? Lo scorso 24 giugno, presso l’occupazione abitativa di via Casal Boccone a Roma, abbiamo provato a tirare le fila e a condividere quanto costruito in questi anni, e abbiamo capito che Totem è stato un metodo prezioso del quale fare tesoro. Una risorsa che, siamo sicuri, resterà agli spazi e ai luoghi che abbiamo attraversato.
La lunga giornata del 24 giugno è diventata per noi un riassunto di tre anni intensi e complicati, squassati dalla Pandemia e arricchiti di soluzioni. Totem non è concluso, proseguirà fino a dicembre, ma intanto abbiamo voluto metterci in cerchio per raccontarci la nostra storia.
La prima parte della giornata è stata dedicata ai tre territori su cui il progetto ha insistito, fuori e dentro i centri di aggregazione giovanile, le ludoteche e gli istituti scolastici coinvolti, nei Municipi romani III, V e XI. A prendere la parola a nome di tutte le equipe coinvolte sono state Angela Castucci della Cooperativa Brutto Anatroccolo, Barbara Beltrami di Idea Prisma 82, Barbara Razzano della cooperativa Nuove Risposte e Valentina Anzellotti di Arci Solidarietà Onlus.
Le operatrici hanno raccontato le esperienze che hanno caratterizzato le diverse azioni progettuali nei territori e hanno evidenziato i punti di forza e le difficoltà incontrate nel corso di questi tre anni di progetto: un lungo percorso fatto di laboratori, attività didattiche, formazione, mappature territoriali, spazi d’ascolto.
Sono inoltre intervenuti per le azioni trasversali a tutti e tre i territori previste dal progetto: Dario Di Nepi di Speha Fresia, che ha posto l’accento sull’orientamento al lavoro per gli adulti, Marzia Campanelli di Fusolab che ha coordinato il lavoro di coding e robotica educativa, e Leonina Benigni di Csen che si è occupata della proposta sportiva.
L’evento è terminato con una tavola rotonda di confronto, coordinata da Mariangela De Blasi di Arci Solidarietà, tra i soggetti coinvolti a vario titolo nel progetto e le istituzioni locali. Sono intervenuti Roberto Latella – educatore, sociologo e formatore, coordinatore del progetto- la responsabile delle relazioni istituzionali dell’impresa Sociale Con i Bambini Simona Rotondi, la referente per il progetto Totem dell’I.C. A. Gramsci Luciana Capozza, Patrizia Sposetti Professoressa associata corsi di laurea pedagogici dipartimento di psicologia dei processi di sviluppo e socializzazione Università La Sapienza, che hanno dialogato con la consigliera della Regione Lazio Marta Bonafoni e l’assessora a Scuola, Formazione e Lavoro di Roma Capitale Claudia Pratelli.
Ogni tavola rotonda è stata significativa per la ricchezza e il percorso restituito. Alla fine quello che ne è emerso sono tre aspetti che fanno dell’esperienza di Totem un possibile metodo e una domanda per il futuro:
Un primo aspetto è la flessibilità applicata alla programmazione delle azioni, a seguito della pandemia da Covid-19, facendo i conti con la didattica a distanza, la chiusura dei plessi scolastici, le regole di distanziamento e contingentamento. Tale flessibilità non è stata solo necessaria per rendere realizzabili le azioni descritte nero su bianco nel progetto: il partenariato, in costante comunicazione con l’Impresa Sociale Con i Bambini, ha introdotto elementi di adattabilità al progetto che hanno reso gli interventi personalizzabili, costruendo modelli educativi in grado di mutare in risposta ai cambiamenti di contesto, senza snaturarne il valore. Una flessibilità proattiva che ha risposto all’emergere di nuovi bisogni e necessità di fronte alla pandemia, un’esperienza che ha avuto un impatto notevole su giovani e giovanissimi in anni cruciali della loro crescita e che ha ostacolato il percorso formativo di studenti e studentesse già a rischio di dispersione scolastica. Mettere al centro i bisogni educativi e creare risposte adeguate all’emergere di nuove condizioni è stato fondamentale per l’effettiva buona riuscita del progetto, nonché uno stimolo a rendere adattabili e personalizzabili gli interventi educativi, una necessità che è andata oltre la risposta alla pandemia, diventando buona pratica educativa;
Un secondo aspetto è la vocazione innovativa del progetto, che ha coinvolto i territori, geografici e sociali, le competenze e gli strumenti a disposizione di istituzioni formative, di educatori ed insegnanti. Portare le discipline STEM e il gioco degli scacchi a scuola, costruire una didattica alternativa, che propone la musica e l’arte come strumenti di apprendimento, sono azioni che vengono ancora oggi percepite come non propriamente curriculari, qualcosa da “aggiungere” alla didattica tradizionale. E invece l’accesso a questo tipo di esperienze e conoscenze rappresenta una ricchezza per una scuola contemporanea, adatta e sensibile alla promozione di quelle soft skill importanti anche per la coesione sociale;
Terza e ultima considerazione è che il rapporto con il territorio, con gli stakeholder e le istituzioni, ma soprattutto con le realtà informali e di prossimità, rappresenta una ricchezza che può condurre a incontri inaspettati e produttivi, in grado di cambiare le premesse con cui si approccia un territorio o l’utenza individuata. Il luogo dove si è svolto l’incontro ne è testimonianza: l’occupazione di Casal Boccone è stata allo stesso tempo oggetto delle azioni del progetto, con il coinvolgimento di molti minori in età scolare che vi risiedono e dei loro genitori, e partner ospite dell’intero evento.
Flessibilità e adattamento ai bisogni emergenti, innovazione didattica e formativa, capacità di lasciarsi mutare dal territorio. Questi tre aspetti fanno di Totem un possibile metodo virtuoso da replicare. La domanda che rimane aperta, e che è stata oggetto in particolare dell’ultima tavola rotonda della giornata, è: come farlo? In che modo le istituzioni pubbliche, le fondazioni e gli enti erogatori, il privato sociale possono dare continuità a esperienze che arrivano dove la scuola spesso non arriva per mancanza di risorse? Una possibile risposta proviene dalla connessione tra ciò che accade dentro la scuola e ciò che vi accade intorno, fuori, in modo da creare un nuovo spazio intermedio per innovare e sperimentare nuove didattiche e nuove reti.
Intanto i Totem costruiti nei diversi quartieri hanno delle storie da raccontare, e altri Totem saranno realizzati a partire da settembre: un racconto diffuso in tre Municipi e quattro quartieri che farà eco per molto tempo ancora.

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