Creatività e autostima negli adolescenti durante la pandemia: parliamone
di totem
Sabato 10 aprile, nell’ambito delle attività rivolte alla comunità educante da Totem, si terrà online il seminario “Creatività e autostima negli adolescenti durante la pandemia“. Un momento di confronto rivolto in primo luogo a operatori ed educatori, ma anche a insegnanti e genitori. Nell’ambito dell’incontro – che andrà in streaming sulla pagina Facebook di Arci Solidarietà e di Progetto Totem – interverranno Silvia Renzitti e Valentina Anzelotti, entrambe educatrici, e di due protagonisti del lavoro sociale in Italia, il sociologo Roberto Latella e Andrea Marchesi, che è redattore di Animazione Sociale. Abbiamo raccolto le voci di alcuni dei relatori, così da presentare l’attività seminariale, che prevede anche un laboratorio per i partecipanti che dovranno mandare una mail a comunicazione@arcisolidarietaonlus.it
Valentina Anzellotti in questo anno di pandemia è stata impegnata nel lavoro con ragazze e ragazzi nei centri di aggregazione giovanile. “L’immagine che viene spesso restituita dell’adolescenza è quella di un’età solo piena di problemi e criticità – spiega – Al contrario è anche il momento in cui definiamo la nostra identità e il nostro posto del mondo. È un momento di grande creatività e ricerca, per questo è stato importante in questi mesi permettere per quanto possibile ai ragazzi e alle ragazze di esprimersi, di non interrompere questa loro ricerca e di farlo quanto più possibile assieme agli altri“.
Oltre che un’educatrice Valentina è anche un’illustratrice talentuosa e scrive e disegna storie per bambini. In questi mesi tramite la sua pagina social Babù Illustrazioni ha lavorato anche “per rimanere in contatto con i ragazzi e le loro famiglie“, riuscendo così “a mantenere un contatto anche quando le interazioni dal vivo erano impossibili”.
E se Valentina ha lavorato con quello che le è più congeniale, disegnare, la capacità di adattamento e la creatività sono stati fondamentali per educatori ed operatori, quanto per i ragazzi per proseguire i propri percorsi di apprendimento, crescita e insegnamento. È quanto emerge dalla ricerca condotta nell’area urbana di Milano da Andrea Marchesi. “Le riflessioni che condividerò con i partecipanti sono frutto del dialogo con operatori sociali e ragazzi che frequentano gli spazi di aggregazione sociale del Milanese – racconta Marchesi – Ho deciso di utilizzare la metafora della ‘buffer zone’, per indicare un periodo di sospensione, distanziamento, attesa che però non è stato un momento di vuoto, in cui non è successo niente“.
“Al contrario sono successe molte cose, e in particolare gli adolescenti hanno messo all’opera la creatività e le loro risorse non solo per rimanere in contatto, ma anche per continuare a fare esperienza del mondo e degli altri“, aggiunge. Sì, perché mentre servizi e centri di aggregazione venivano chiusi o aperti a singhiozzo, i ragazzi e ragazze hanno continuato ovviamente ad abitare il territorio fuori le loro mura domestiche. “Il lavoro sociale spesso è ricominciato dalle panchine, dai luoghi di aggregazione informale e all’aperto dove si incontrano i giovani, per poi essere portato anche in una dimensione online”.
Una dimensione di creatività e adattamento che ha avuto come contraltare una sostanziale indifferenza istituzionale, che si è limitata “a vittimizzare il mondo giovanile in questa situazione, senza elaborare strategie adeguate“.
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