Il coordinatore pedagogico: un nuovo modo di intendere il proprio lavoro
di thub06
Tra gli snodi attivi nel progetto Thub06 rientra anche il Polo Educativo del Dialogo e il Nido aziendale del CSI – Piemonte. Nell’ottica delle sfide di questi mesi a livello educativo in un quadro in cui i servizi sono chiusi e non erogano attività classiche per la prima infanzia, Claudia Petruzzelli, coordinatrice pedagogica, condivide le sue riflessioni sulla necessità di ripensare il ruolo del coordinatore pedagogico in questa nuova dimensione lavorativa in cui i servizi educativi non accolgono fisicamente nei propri spazi bambine, bambini e famiglie.
“L’esperienza di questi mesi di isolamento mi ha messo di fronte alla necessità di dover ripensare il mio ruolo di coordinatore, interrogandomi su come svolgere a distanza la mansione e dare risposte efficaci e pronte alle domande portate dalle famiglie, dal personale e dai committenti senza dimenticare che uno dei compiti cui la scuola è chiamata è la Socializzazione Secondaria.
“La socializzazione secondaria inizia con i primi anni di vita e prosegue per tutto l’arco della vita. Secondaria non per importanza ma per ordine di tempo. Essa coinvolge i fratelli, i coetanei presenti in famiglia e i coetanei estranei. Per Talcott Parsons, la socializzazione secondaria avviene per il tramite di agenzie istituzionalizzate e di gruppi formali come la scuola, il posto di lavoro, il gruppo religioso; o all’interno di gruppi primari”
(Paccagnella L., Sociologia della comunicazione, Ed. il Mulino, (2004)
Se è impossibile pensare all’uomo come essere umano isolato, in tempi di isolamento sociale, la prima domanda da porsi è come instaurare e mantenere costantemente un rapporto con altri dato il bisogno indispensabile rilevato. Parte fondamentale del processo di socializzazione e della creazione del gruppo è sicuramente la comunicazione; pertanto su questo aspetto mi sono maggiormente concentrata.
Per rivolgersi alle famiglie è stato fondamentale quindi ripensare a come riorganizzare in primis una comunicazione che risultasse efficace tra colleghi per poi guardare alle famiglie. Lo strumento adottato è stato la rete, unico mezzo possibile in questa situazione di distanza forzata, da cui sono partita per riorganizzare il lavoro dello staff. Il primo grande passaggio è stato la gestione del personale educativo ascoltando la preoccupazione e l’ansia generata da questa situazione inaspettata, nuova e incerta e sostenendo il gruppo di lavoro nel passaggio verso una nuova modalità di interazione tra colleghi e con i beneficiari.
Ho attivato una piattaforma on line per poter tenere il contatto con il team, garantire la supervisione e progettare con loro come lavorare con i bambini e le famiglie a distanza. Abbiamo programmato una serie di letture animate videoregistrate, laboratori manuali, giochi e momenti di rinforzo delle routine, che ho provveduto ad inviare giornalmente alle famiglie attraverso i rappresentanti di classe, con rimandi parimenti giornalieri dalle famiglie, che ogni giorno ci hanno inviato video e messaggi dei bambini.
Abbiamo ipotizzato un calendario di videocall tra le educatrici di sezione e ogni singola famiglia a ridosso del rientro, in modo da avere una fotografia di come e quanto è cambiato e cresciuto il bambino in questa lunga assenza, in modo da darci obiettivi comuni e condivisi con i genitori sul rientro, quando sarà possibile, e le sue modalità. Settimanalmente manteniamo una videocall di team e giornalmente le educatrici inviano il loro video, ognuna secondo quello che ha programmato di fare valorizzando le proprie competenze. C’è chi canta le strofe più amate e conosciute dai bambini, chi legge, chi propone laboratori; ognuna secondo la propria inclinazione, ma in rete con le altre, mantenendo le linee della programmazione. Lo psicomotricista ha inviato un video con giochi ed esercizi da fare a casa per i bambini. L’insegnante di teatro una attività sulle emozioni e così via. “
Quella che si è delineata è una nuova struttura comunicativa in continua evoluzione che sta permettendo ad educatrici, genitori e bambini di continuare a vivere una relazione a distanza.
Un cambiamento forte che richiede coraggio e voglia di sperimentarsi senza paura di sbagliare avanzando in strade nuove che tutto il settore educativo sta percorrendo.
L’augurio finale di Claudia Petruzzelli è quello di “avere il coraggio di ripensare il proprio ruolo senza paura, senza scoraggiarsi, senza sentirsi persi e soli”.
Buone nuove riflessioni a tutte e tutti!
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