Non solo materie scientifiche negli STEM*Lab. Il tema del lavoro affrontato attraverso il pensiero creativo.

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La fine dell’anno scolastico è un momento importante per tirare le somme dei risultati di apprendimento raggiunti e modulare il metodo a seconda di ciò che abbiamo scoperto con l’aiuto degli studenti e delle studentesse. Proseguono le interviste ad alcuni docenti delle scuole coinvolte nel progetto STEM*Lab. Questa volta vogliamo affrontare un tema molto importante:  la creazione di UDA Unità Didattiche di Apprendiemnto trasversali, che coinvolgono non solo le materie scientifiche, ma anche quelle umanistiche.
Abbiamo chiesto una testimonianza a Simone Colombero, docente dell’IC Settimo 3 di Settimo Torinese, per ascoltare il racconto del lavoro svolto con la 2C della scuola Matteotti.


” Nel corso di quest’anno scolastico, la 2C della Matteotti ha svolto, come tutte le seconde della scuola, alcune attività in orizzontale ovvero lavorando su un tema grazie al contributo di tutte le discipline. Ogni docente ha dedicato una parte delle proprie ore a questo tipo di progettualità, declinando le sue attività rispetto all’argomento definito insieme. In questo modo abbiamo costruito un’UDA (Unità Didattica di Apprendimento) che coinvolga tutte le materie.

L’argomento scelto per tutte le seconde era il LAVORO e la 2C aveva come sottotema il LAVORO NERO. L’obiettivo finale era la realizzazione di un Padlet, una bacheca virtuale che permette di inserire qualunque tipo di contenuto digitale (video, immagini, presentazioni tipo ppt, pdf, testi, audio). Con la professoressa di italiano, Cristina Zanini, abbiamo lavorato in compresenza per circa due mesi. Questo, in una classe con tante esigenze di apprendimento diverse, da una parte ha richiesto uno sforzo molto impegnativo per venire incontro alle necessità di ciascuno/a, d’altro canto è risultato molto arricchente perché ogni ragazzo o ragazza ha potuto aggiungere il proprio pizzico di genialità/individualità, contribuendo a costruire un ambiente di apprendimento solido.
Sono stati formati diversi gruppi da quattro, ognuno intento a lavorare su una piccola sottotraccia individuata insieme, a seguito di una serie di lezioni molto partecipate, per tracciare il perimetro dell’argomento “lavoro nero”. Un gruppo, per esempio, si è occupato degli infortuni in caso di lavoro nero, un altro dello sfruttamento del caporalato, un altro della questione relativa alle tutele e alle garanzie che offre il contratto, un altro della Costituzione riguardo al lavoro nero e così via.  Siamo rimasti positivamente colpiti da quanto tutta la classe abbia dimostrato che la questione era molto sentita.
Poi ci siamo trasferiti nello STEM*Lab per “riempire” una parte della bacheca virtuale con i loro elaborati, permettendo a tutte e tutti di muoversi in libertà e avvalersi di qualunque tecnologia a loro disposizione. A questo punto alcuni gruppi hanno deciso di sfruttare gli strumenti che avevamo provato e imparato ad usare in aula STEM, questa volta in modo autonomo e con il loro personale punto di vista. Un gruppo per esempio ha deciso di raccontare lo sfruttamento del caporalato usando gli OZOBOT e il coding della robotica, per filmare un video che raccontasse una breve storia di sfruttamento. Hanno ripreso un metodo che avevamo mostrato l’anno prima, raccontando il mito di Teseo e Arianna. Un altro gruppo ha deciso di raccontare con un fumetto la storia di sfruttamento di un lavoratore di un grande magazzino che si occupa di logistica di merci, utilizzando un programma presente sui tablet che avevano imparato ad usare durante un precedente laboratorio. Altri hanno scelto lo stesso programma, ma per realizzare un documento pdf che raccontasse la costituzione italiana rispetto a queste tematiche. Un gruppo ha utilizzato Wordclouds per costruire figure che “parlassero” dei temi affrontati” e infine un altro ha costruito un videogioco molto semplice con Scratch 3.0, per descrivere che cosa succede in caso di infortunio, se non si ha un contratto che tuteli il lavoratore.


In generale, noi dicenti siamo stati piacevolmente sorpresi da come questa classe fosse completamente a suo agio nell’utilizzare strumenti così innovativi per la costruzione di un prodotto didattico, dimostrando anche una forte capacità di auto-organizzazione. Il nostro ruolo di facilitatori è stato importante per farli ragionare sui bug, sugli errori e su come potessero correggerli in autonomia, cosa che puntualmente hanno fatto. Ci siamo convinti dell’efficacia del metodo STEM*Lab e abbiamo raggiunto la consapevolezza che il nostro lavoro è impegnativo ma importante, ricevendo una gratificazione e una spinta a procedere in questa direzione, mescolando tutte le modalità possibili per permettere a ciascun alunno/a di scoprire il proprio stile di apprendimento e il proprio campo di esperienza preferito.
Credo che il compito della scuola sia quello di far emergere questi aspetti per non perdere nessuno/a e ritrovare il piacere della scoperta e dell’apprendimento. Le tecnologie, mescolate con l’aspetto creativo che possono apportare materie come l’arte o la musica, a volte riescono a evitare l’atteggiamento di resa nei confronti dell’apprendimento che spesso osserviamo in classe. Fuori dalla classe questo nuovo atteggiamento può anche trasformarsi in spinta a diventare cittadini attivi nella comunità.

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