Co-progettare beni comuni scolastici con i bambini
di Centro Servizi Formazione
Co-progettare beni comuni scolastici con i bambini: approccio, metodi, strumenti
di Marco Cau e Viola Petrella
Continua l’esperienza del progetto Scuole al Centro, promosso dal Centro Servizi Formazione e finanziato dall’impresa sociale Con i Bambini.
Il progetto ha le sue radici nella consapevolezza che la scuola sta cambiando e assumendo un ruolo di crescente rilievo sia per i singoli giovani cittadini che per il tessuto sociale ed economico del territorio. Di questo dobbiamo ringraziare il lavoro di cura della comunità educante, ovvero l’eterogeneo gruppo di insegnanti, alunni, personale scolastico, famiglie e istituzioni che, proprio grazie alla scuola, si trovano legati da un rapporto di interdipendenza e corresponsabilità. Dalla comunità educante possono emergere nuove idee, opportunità e modelli per fare bene comune a partire dai banchi di scuola, trasformando quest’ultima in un luogo di inclusione, di aggregazione sociale, di sperimentazione per la soluzione di problemi collettivi, di esplorazione di opportunità.
Il progetto Scuole al Centro chiama all’azione la comunità educante per innescare nuove collaborazioni o rafforzare quelle già in corso coltivando un progetto comune, tangibile e concreto. A ottobre 2018, la comunità educante che fa riferimento a 11 istituti comprensivi della provincia di Pavia ha preso in carico un bene comune scolastico e, nell’arco di 3 anni, svilupperà una strategia per la sua rigenerazione, gestione e uso condivisi. Questo filone progettuale, intitolato La scuola ci appartiene, è sviluppato assieme a docenti e studenti di 22 classi. A coordinare queste attività – e a scrivere questo articolo – siamo in due facilitatori, Marco Cau e Viola Petrella.
Abbiamo iniziato con tre laboratori formativi dedicati ai docenti, durante i quali è stato costruito un primo catalogo di idee per la scuola bene comune della comunità locale. A questo è seguito un primo laboratorio con gli allievi delle classi coinvolte, svoltosi tra febbraio e marzo del 2019.
Nella maggior parte dei casi, il laboratorio ha visto il coinvolgimento di due classi prime della scuola secondaria appartenenti allo stesso istituto comprensivo, guidate dai due facilitatori. In alcuni casi, le classi selezionate per partecipare al progetto si trovavano in due plessi distinti; in questo caso ciascuna classe ha lavorato separatamente, guidata da un solo facilitatore. La necessità, in questa fase, era di avviare un lavoro di gruppo, identificando e chiarendo il tema su cui riflettere e raccogliendo le idee e le proposte degli studenti coinvolti, anche in merito a spazi scolastici specifici su cui concentrare l’azione progettuale (per esempio la palestra, il giardino, l’aula di musica).
Per raggiungere questi obiettivi è stata utilizzata la stessa tecnica di facilitazione, chiamata OPERA, impiegata per l’incontro con i docenti, opportunamente adattata per il lavoro con un gruppo di 25-45 ragazzi di 11 anni di età. OPERA è una tecnica di partecipazione guidata sviluppata da Innotiimi, una società di consulenza che accompagna processi organizzativi in imprese private, sociali e in istituzioni pubbliche; è uno strumento versatile che si può proporre in diverse varianti, ma ci risulta che questo sia il primo tentativo di adattarla alla co-progettazione insieme a degli studenti delle scuole superiori di primo grado. Abbiamo affinato il nostro approccio nel corso degli incontri con le classi, aggiungendo progressivamente dettagli importanti per la comprensione del progetto da parte dei ragazzi. In questo articolo vogliamo riassumere il processo che ci ha portato a utilizzare OPERA nel lavoro nelle scuole secondarie di primo grado.
Chiarire la domanda di partenza
OPERA è un acronimo in cui ciascuna lettera rappresenta una fase del percorso progettuale. Le cinque fasi del lavoro vero e proprio sono precedute da una fase “zero” in cui viene concordata la domanda a cui dare risposta attraverso la riflessione individuale, il confronto in piccoli gruppi, e il lavoro in plenaria, secondo le fasi indicate nel diagramma.
La domanda iniziale deve risultare chiara per tutti; nel caso del lavoro con i ragazzi, l’obiettivo era quello di riflettere sulla scuola come bene comune, analogamente a quanto fatto durante il laboratorio con gli insegnanti. La domanda posta ai docenti, che riportiamo sotto, risultava però troppo complessa per essere trattata con degli undicenni:
A partire da un’analisi critica della vostra esperienza (punti di forza e punti di debolezza, successi, insuccessi e opportunità) quali idee, aspirazioni, spazi, iniziative, progetti (concreti) per rendere la scuola bene comune del territorio (area, città, quartiere) e della comunità di riferimento?
– La domanda posta ai docenti durante il laboratorio formativo
Pertanto, abbiamo proposto una domanda semplificata, preceduta da un’introduzione sul perché i ragazzi ci stessero incontrando e sul progetto che insieme affronteremo nei prossimi tre anni.
Come vorresti usare la scuola per fare cose che normalmente non si fanno a scuola?
– La domanda posta agli studenti durante il laboratorio di co-progettazione
Per chiarire la domanda e l’intero processo di OPERA, abbiamo presentato ai ragazzi un foglio A3 con dei diagrammi esplicativi. Abbiamo chiesto loro di immaginare una linea e di collocare a un’estremità le idee più “da scuola”, come fare lezione o fare l’intervallo. All’altra estremità della linea si trovano invece le cose meno “da scuola”, come costruire un’astronave. Il nostro progetto, abbiamo spiegato, si colloca nel mezzo: non vogliamo progettare qualcosa di scontato, ma neppure impegnarci in un progetto irrealizzabile. Per pensare a delle idee possibili, è utile concentrarsi su tre elementi: un problema da risolvere o un elemento da migliorare, uno spazio della scuola che incuriosisce, che piace particolarmente o che non piace affatto, e un’attività interessante e non scontata da svolgere a scuola. Dall’unione di questi tre elementi e dal confronto in piccoli gruppi hanno progressivamente preso forma delle proposte progettuali.
Lavorare su progetti concreti
Abbiamo notato fin da subito la necessità di fare chiarezza sul fatto che le attività del laboratorio non erano un semplice esercizio, ma l’inizio di un percorso che avrebbe portato un progetto “vero”, realizzato. A questo scopo, è stato utile specificare il budget del progetto, anche se la dimensione della cifra (circa 4000€ per istituto) non è stata di immediata comprensione per alcuni dei partecipanti. Chiarire il budget ci ha anche permesso di escludere alcune idee perché troppo costose.
Chiarire il significato di progetto
Fondamentale alla buona riuscita del laboratorio e, verosimilmente, dell’intero percorso, è stato chiarire il significato di progetto. Per fare ciò, abbiamo proposto una definizione semplice di progetto e una sua suddivisione in varie fasi, specificando che esse non sono necessariamente consecutive e che il progetto prevede che si “salti” da una fase all’altra secondo necessità.
Dalla fase di analisi, che porta all’individuazione di desideri e aspirazioni, passando per il confronto con la realizzabilità delle idee, siamo arrivati a introdurre un tema importante della co-progettazione, ovvero come le decisioni vengono prese in un gruppo: è importante cercare un compromesso e assicurarsi che ognuno abbia potuto esprimere la propria opinione e si senta rappresentato dalle idee proposte. Infine, durante e dopo la realizzazione, una continua valutazione consente di “aggiustare il tiro” in corso d’opera e di trarre conclusioni su cosa potrebbe essere migliorato in futuro.
È stato anche molto importante distinguere il progetto dalla semplice richiesta. Le lamentele e le rivendicazioni (talvolta anche giuste e puntuali, va detto) non sono oggetto dell’attenzione specifica del progetto La scuola ci appartiene. Con progetto, abbiamo spiegato, intendiamo qualcosa a cui possiamo lavorare tutti assieme (facilitatori, professori, studenti delle classi coinvolte ed eventualmente i genitori o i tutori), le cui attività principali siano svolte all’interno della scuola e che vada a beneficio dell’intera scuola e della sua popolazione. La richiesta, invece, è la domanda che venga realizzato qualcosa che non prevede il coinvolgimento dei ragazzi, come mostra l’esempio in foto [inserire foto delle richieste].
Chiarita la distinzione tra progetti e richieste, il numero di queste ultime è diminuito, e in alcuni casi i ragazzi stessi hanno scartato delle idee nel corso del laboratorio. Durante il lavoro di gruppo, alcuni hanno avanzato richieste che, se non scartate fin da subito, sono state classificate come richieste nel lavoro in plenaria.
Mantenere alta l’attenzione
Una sessione di progettazione con il metodo OPERA con 30-40 ragazzi richiede circa 2 ore e mezzo. Un tempo lungo, durante il quale non è facile restare concentrati; nella nostra esperienza, il setting del laboratorio – la disposizione delle sedie, la grandezza dell’aula – ha influito sulla buona riuscita delle varie fasi di lavoro. Per esempio, il confronto in piccoli gruppi avviene attraverso il dialogo e quindi può generare parecchio rumore. Negli spazi contenuti, come quelli di un’aula scolastica, il suono di 30 voci non ha la possibilità di disperdersi; anche gli studenti più tranquilli si sono trovati a dover alzare la voce per farsi sentire dai compagni. Laddove possibile, abbiamo utilizzato spazi più ampi (l’aula magna, la mensa, la palestra) dove il suono si disperde facilmente e i gruppi erano più distanti uno dall’altro. Un’altra soluzione è stata dividere i gruppi in più aule. Nei laboratori svolti in questo modo, i ragazzi hanno mostrato una maggiore attenzione anche nelle fasi successive a quelle di lavoro in gruppo.
Dalle idee ai progetti
Il laboratorio, replicato 12 volte, ha coinvolto 363 ragazzi e ragazze e ha consentito di realizzare un Catalogo delle idee degli alunni. Sfogliando il catalogo si possono notare alcune proposte ricorrenti che, forse, raccontano come la scuola stia già cambiando, dal punto di vista dei ragazzi.
L’onnipresente desiderio di utilizzare maggiormente la tecnologia digitale in classe, evidente nelle numerose richieste di sostituire i libri di scuola con il tablet, prefigura anche una didattica in cui alla spiegazione del docente si alternano la visione di video esplicativi e lo svolgimento di attività laboratoriali. Ai libri della biblioteca si accede dalla comodità di casa propria grazie al formato digitale, ma questo non vuol dire che le biblioteche si svuotino, anzi: si evolvono per ospitare gruppi di studio e club ludici in spazi rilassanti e accoglienti. Siamo, insomma, ben lontani da un modello di didattica tradizionale composto da un susseguirsi di lezioni frontali a cui si assiste seduti al banco di scuola.
Ma le proposte non si limitano all’orario della didattica: c’è chi desidera tornare a scuola al pomeriggio per coltivare un interesse o semplicemente per incontrare gli amici, perché in molti dei luoghi toccati dal progetto Scuole al Centro la scuola è davvero un punto di riferimento per la comunità locale, o lo sta rapidamente diventando. Per questo, alcuni ragazzi hanno espresso il desiderio di prendersi cura degli spazi scolastici – soprattutto dello spesso dimenticato giardino – oppure di organizzare raccolte fondi per finanziare le attività proposte.
Durante il prossimo incontro con i ragazzi, ad aprile e a maggio 2019, le idee progettuali saranno trasformate in veri e propri progetti, da sviluppare e realizzare nel corso dei successivi anni scolastici.
Bibliografia e link
Come usare OPERA per partecipare (Mainograz, 8 dicembre 2016)
POIS Podcast di Innovazione Sociale
www.integratedconsulting.eu
www.progettareinpartnership.it
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