Occhi per vedere, cuore per sentire. REPORT primo incontro formativo
di Redazione Istituto Toniolo
PROGETTO RESTART _ AZIONE 6.2 CAPACITY BUILDING
REPORT PRIMA GIORNATA FORMATIVA
23 ottobre 2024
Il progetto RESTART sui territori dell’Ambito N.18 (Casoria, Casavatore, Arzano) ha proposto un percorso formativo rivolto ai social workers, sia pubblici che privati, al fine di allargare la rete a tutela dell’infanzia e del sostegno della genitorialità fragile. “Occhi per vedere, cuore per sentire” sono gli strumenti necessari ad ogni operatore a contatto con bambini, adolescenti e genitori in difficoltà, per poter ascoltare, riconoscere ed intercettare i segnali di aiuto, spesso mascherati da silenzi, da comportamenti preoccupanti, da rifiuto e oppositività, da invisibilità.
Durante il primo incontro, dal titolo Ti racconto la mia storia”. Le ESI e il percorso fuori famiglia dalla voce dei Care Leavers, i partecipanti hanno conosciuto e interagito con formatori davvero unici, collegati con noi da remoto: Agnese, Nikita e Kevin, esperti per esperienza, Care Leavers, ragazze e ragazzi che per un periodo sono cresciuti fuori dalla loro famiglia d’origine, in percorsi di affido o in comunità e che, compiuta la maggiore età, hanno intrapreso un percorso di autonomia. L’incontro è stato particolarmente coinvolgente, grazie alle narrazioni aperte e profonde dei tre CL che hanno consegnato ai partecipanti pensieri e vissuti dai loro “ventiquattro anni” di esperienza comune nei percorsi di tutela: la somma dei rispettivi anni che i tre CL hanno vissuto lontani dalla loro famiglia – ventiquattro, appunto – ci da il peso di quanta conoscenza incarnata essi possono trasmettere a noi professionisti, che pur stando dalla parte di chi offre aiuto, non ha mai, tuttavia, vissuto in prima persona questa esperienza.
Abbiamo chiesto ai CL di partire da una domanda stimolo: quali adulti significativi hanno permesso il passaggio da una condizione sfavorevole e non protettiva, ad un contesto sicuro e tutelante? Chi sono stati gli adulti “testimoni soccorrevoli” (A. Miller, 1990) nelle vostre storie?
I tre CL, nonostante le pregresse esperienze di formazione da ciascuno già tenute, hanno affermato che per la prima volta si sono trovati a riflettere su questo tema e a riavvolgere il nastro della loro vita, per intercettare quel momento di rottura che per sempre ha segnato il prima e il dopo, per individuare quella persona che ha visto per primo, che ha segnalato per la prima volta, e che ha permesso di essere protetto, con l’inevitabile strappo, che l’allontanamento comporta, rispetto alla
propria famiglia.
Tre storie diverse , quelle di Agnese, Nikita e Kevin [qui le tre testimonianze], ma che hanno in comune l’esperienza infantile di aver vissuto a lungo invisibilità, abbandono, maltrattamento e violenza, e che per crescere hanno avuto bisogno del sostegno di adulti altri – genitori affidatari, educatori, assistenti sociali – che si prendessero cura di loro e li aiutassero a diventare maggiorenni in percorsi autonomi.
Altro denominatore comune dei tre esperti per esperienza è l’aver beneficiato, al compimento dei diciotto anni, del progetto Care Leavers, sperimentazione nazionale affidata all’Istituto degli Innocenti di Firenze, che ha permesso loro di avere aiuti concreti, accompagnamento e sostegno per un percorso di indipendenza e di realizzazione personale, permettendo loro di non sentirsi soli, smarriti ed in balia delle difficoltà dell’autonomia. Per maggiori informazioni e approfondimenti sulla sperimentazione, si rimanda al seguente link: www.careleavers.it .
La seconda parte della giornata è stata dedicata alla presentazione dei progetti di autonomia, all’interno della Sperimentazione Nazionale Care Leavers, grazie alla presenza di Erica Spampani, tutor nazionale del progetto: Agnese, Nikita e Kevin hanno beneficiato delle attività del Fondo, che per loro ha rappresentato quel ponte di diritto per gettare le basi alla loro autonomia come individui maggiorenni: il diritto di sognare di studiare all’università o di lavorare, grazie a progetti individualizzati e sostegni concreti, al fine di ridurre le disuguaglianze ed il pericolo della marginalità. La paura di ogni Care Leaver è compiere la maggiore età: il traguardo dei diciotto anni, che per ogni adolescente segna il raggiungimento del sogno della libertà e dell’indipendenza, per un ragazzo o una ragazza fuori famiglia corrisponde al vissuto di perdere quella bolla sicura, di non poter avere le spalle coperte, di doversela cavare autonomamente in un mondo troppo grande.
Ma il progetto di indipendenza – se supportato e costruito come nella Sperimentazione Care Leavers, che accompagna la persona dai diciotto fino ai ventuno anni – può rappresentare il sostegno e la possibilità di costruire un nuovo equilibrio, nel quale le figure professionali che si sono occupate di loro devono saper vestire dei nuovi panni: quelli della reciprocità alla pari. Infatti, per allenarsi al mondo adulto, è necessario che anche i professionisti imparino a rapportarsi al Care Leaver come un giovane adulto: imparare a ri-negoziare la relazione e fare leva soprattutto sulle capacità di autodeterminazione, nella costruzione del futuro. I Care Leavers hanno bisogno di avere figure che credano in loro e li supportino nella realizzazione delle singole aspirazioni, facendo sentire che è possibile farcela da soli. L’adesione ai progetti della Sperimentazione è volontaria e necessita della piena motivazione del Care Leavers, in base al diritto di partecipazione e di agency di ognuno, così che il Care Leaver possa essere fautore del proprio destino, facilitato dall’accompagnamento garantito dal Fondo a lui/lei dedicato.
Agnese, Nikita e Kevin parlano a nome di tutti i CL che hanno beneficiato della sperimentazione, come in una narrazione corale dove il tutto comprende e va oltre le voci dei singoli: dalle loro parole, emerge il monito di dare a tutti i ragazzi fuori famiglia il diritto al sostegno all’autonomia,
immaginando di strutturare percorsi di uscita dagli interventi di tutela garantiti, stabili e continuativi, che vadano oltre la fascia 18-21; e che vengano sostenuti tutti i CL, anche quelli più difficili da coinvolgere, senza individuazione per merito o per maggiore resilienza, ma come diritto per tutti e tutte. I nostri Care Leavers chiedono anche maggiore omogeneità nelle diverse Regioni, e più uguaglianza per ciascuno, facendosi portavoce anche delle realtà delle differenze non solo tra Nord e Sud, ma all’interno delle regioni stesse, oltre che dei giovani adulti migranti, che hanno bisogno di maggiori garanzie di diritto.
Nelle conclusioni, Agnese, Nikita e Kevin hanno chiesto un feedback ai partecipanti, che hanno potuto rivolgersi direttamente a loro e scambiare propri vissuti e pensieri. La parola “Grazie” è stata quella più frequente tra i presenti, accanto a quella “Scusa”: infatti, accanto alla gratitudine per la condivisione umana delle proprie storie, i professionisti hanno sentito il bisogno di chiedere scusa per quei bambini che non sono stati visti in tempo, riconosciuti per il loro disagio e messi in salvo appena possibile.
La scelta del progetto RESTART di parlare di trauma infantile, attraverso i volti e le voci di quelle bambine e bambini segnalati troppo tardi o mai visti da piccoli, fa parte di una metodologia formativa che privilegia l’apprendimento esperienziale grazie all’attivazione del canale emotivo, accanto a precisi riferimenti teorici e scientifici, al fine di offrire ai partecipanti momenti di crescita professionale e personale efficaci, oltre che strumenti operativi concreti da mettere in campo nel lavoro quotidiano di cura di bambini e bambine in difficoltà.
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