I laboratori in classe per educare all’affettività, la più efficace prevenzione di violenze e femminicidi

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“Se c’è un problema, spesso evito di parlarne per non litigare” “Mi dice che non valgo niente” “Decide con chi posso stare e non posso stare, quando posso uscire e dove andare” “Mi piace quando stiamo insieme ma ho i miei spazi da solo/a”..… sono solo alcune di una lunga lista di oltre 60 frasi simboliche che, lette in classi, vengono discusse e suddivise in tre colonne, relazioni nutrienti, relazioni tossiche e relazioni violente. Una delle molte attività di educazione all’affettività che gli operatori del progetto Respiro svolgono nelle scuole superiori. Un modo potente per aiutare ragazze e ragazzi a riconoscere gli elementi disfunzionali di una relazione quando si presentano e capire come affrontarli. O, meglio ancora, come allontanarsene.

A raccontare il lavoro in classe è Federica Forleo, dottore in psicologia clinica e di comunità, che da anni si dedica all’educazione all’affettività dei più piccoli, non solo per le ragioni della sua professione ma anche per la sua storia personale. Il 9 dicembre del 2004 suo padre ha ucciso sua madre con un colpo di pistola e poi si è tolto la vita. Federica aveva solo 9 anni. “Per moltissimi anni non ho mai parlato della mia storia, non credo alla spettacolarizzazione del dolore, ai media… ho iniziato a farlo adesso perché ho acquisito nuove consapevolezze, anche grazie al progetto Respiro” racconta ” Ho fatto un lungo lavoro su me stessa e ho scelto apposta questa professione. Oggi penso che se io posso sensibilizzare con la mia storia e stimolare il pensiero critico anche di un solo studente, ho già vinto la mia battaglia. Anzi, mi piace dire che non ho vinto solo una battaglia ma proprio la guerra”.

Federica ha messo a disposizione la sua storia anche per i laboratori con i ragazzi più piccoli, quelli delle scuole secondarie di primo grado, che hanno prima lavorato su un glossario di parole chiave, da bullismo e cyberbullismo a violenza psicologica, stupro, revenge porn, ecc…  per arrivare poi a realizzare dei veri e propri podcast sulla violenza di genere, ideati e costruiti interamente dagli studenti. Ad oggi sono ben 22 le puntate pubblicate nel podcast REC Riconoscere, Educare Cambiare ascoltabili su Spreaker e su tutte le piattaforme gratuite.

Ma i laboratori non si sono fermati alle scuole medie e superiori, hanno riguardato anche i più piccoli, con metodologie diverse bambine e bambini delle scuole elementari sono stati aiutati a riconoscere le loro emozioni e il loro spazio personale, che non può essere violato dagli adulti, e scrivere su un medaglione una loro qualità, il loro gioiello prezioso, che è un modo per aumentare la coscienza di sé e la propria autostima.

“Le relazioni nutrienti, tossiche o violente non si limitano alla vita fisica” precisa Federica Forleo “con gli studenti del liceo lavoriamo anche sulle relazioni online-onlife, come ci piace chiamarle, sulla capacità di confronto della vita sui social che spesso rappresenta modelli irraggiungibili e fortemente tossici per i ragazzi stessi”.

Sono oltre 1250 gli studenti raggiunti lo scorso anno grazie ai laboratori di Respiro nelle sei regioni in cui lavora il progetto. Un lavoro capillare, che in realtà dovrebbe essere realizzato in tutte le classi d’Italia, l’unica forma reale di prevenzione di violenze e crimini domestici.

Dice ancora Federica: ” L’educazione alle emozioni, all’affettività e più avanti alla sessualità sono assolutamente necessarie. Lavorare sulle nuove generazioni è la chiave. Ma non basta. Questo lavoro va fatto anche con le famiglie, con i genitori. E ancora di più va fatto con gli uomini violenti. Anche grazie al progetto Respiro io ho capito cosa voglio essere, ho capito quale aiuto voglio dare e ho capito come”.

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