Reti di prossimità e protocolli operativi per gli orfani speciali

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La cooperativa sociale Irene 95, ente capofila del progetto Respiro, ha stipulato i primi tre protocolli operativi onerosi per la cura dei minori figli di vittime di violenza domestica. Le associazioni coinvolte sono Dream Team – Donne in Rete per la Ri-Vitalizzazione Urbana APS di Scampia (Napoli), parrocchia Sant’Alfonso Maria de’ Liguori di Cancello Scalo (Caserta) e Cooperativa Sociale Onlus Rosa dei Venti di San Sebastiano al Vesuvio (Napoli).

Ognuna di queste associazioni è stata scelta in base alla presenza e alle esigenze dell’orfano di cui prendersi cura: “Per esempio uno di questi minori di cui ci occupiamo aveva bisogno di fare logopedia ma la nonna, che è la tutrice, non aveva la possibilità di occuparsene – spiega Alessia Dubbioso, tutor di resilienza del progetto Respiro – Così siamo intervenuti noi, abbiamo individuato un’associazione da coinvolgere sul territorio e abbiamo stipulato con loro uno di questi protocolli onerosi per un valore massimo di 2940 euro. Così adesso sarà l’associazione ad occuparsi di risolvere l’esigenza del minore”.

Il “Protocollo operativo oneroso” è un accordo di collaborazione di un’associazione o ente territoriale con il partner del progetto Respiro. Prevede un onere economico per l’ente partner del progetto Respiro in cambio di impegni presi dall’associazione per la cura del minore attraverso prestazioni di carattere sociale, educativo, ricreativo e sportivo e l’orientamento alla fruizione della rete di servizi di welfare ed educativi presenti sul territorio.

La molteplicità e la gravità degli esiti associati all’esperienza traumatica degli orfani speciali è tale da richiedere sia interventi in emergenza tempestivi e altamente specialistici che una presa in carico integrata e multidisciplinare che sostenga, tuteli, curi e accompagni gli orfani e il loro contesto di vita” spiega ancora Alessia Dubbioso. “È importante che l’intervento coinvolga anche i contesti di vita dei minorenni che devono essere formati ed accompagnati a riconoscere la complessità del funzionamento traumatico e il loro ruolo nell’emersione e nell’intervento tempestivo nei casi di violenza. Per questo il tutore di resilienza attiverà una rete di prossimità intorno all’orfano, nella quale possono entrare sia singoli cittadini che associazioni e organizzazioni del territorio”.

I protocolli operativi onerosi rientrano nell’ambito degli interventi cosiddetti psicosociali e potranno essere stipulati soprattutto in alcuni contesti regionali dove le distanze non permettono la presenza assidua del tutor di resilienza e laddove esistano già, o possono essere attivate, piccole reti di prossimità intorno agli orfani e alla famiglia affidataria.

“Abbiamo attuato questi primi tre protocolli operativi onerosi con grande difficoltà – prosegue Dubbioso – perché i territori non riescono sempre ad offrire quello che sarebbe utile per gli orfani, dall’accompagnamento a visite specialistiche, al tutoraggio scolastico e sportivo, alla ricerca di attività di socializzazioni, al sostegno alla famiglia affidataria. Per questo il protocollo operativo oneroso è da considerarsi come il prolungamento operativo sul territorio del progetto Respiro. È la possibilità per i caregiver e per gli orfani di poter avere un punto di riferimento anche sul proprio territorio, di sapere che le proprie richieste e i propri bisogni possano essere, con certezza, ascoltati da qualcuno a loro fisicamente vicino. È sentirsi parte di una comunità che li accoglie e si attiva per loro”.

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