Ebbene sì, le vite sospese dei giovani resistono, forse, con l’online

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10/11/2020 12:11 CET | Aggiornato 10/11/2020 12:11 CET
Articolo pubblicato sul blog del Huffington Post il 10 novembre 2020

FIZKES VIA GETTY IMAGES

(A cura di Elisabetta Castellini, giornalista e referente comunicazione del progetto Re-Start)

La crisi sanitaria chiude le nostre vite, provocando un senso di angoscia nel presente e preoccupazioni per il futuro. Solitudine e disorientamento mettono a rischio gli adolescenti: anche questa fascia d’età sta pagando con un alto prezzo alto la situazione generata dalla pandemia, con la possibilità concreta di conseguenze sociali che nascono in seno all’isolamento e dalla assenza di strumenti di sostegno.

E, a un educatore che mette al centro della propria attività professionale la prevenzione del disagio, si pone il problema di come mantenere la connessione con i ragazzi e le ragazze fragili in un momento in cui le attività di contatto non si possono svolgere. Il presidio educativo, bastione contro le diversità sociali, va mantenuto, certo, ma come?

Una risposta arriva dal territorio stesso, da Varese, zona rossa nell’ultimo Dpcm di inizio novembre: “Abbiamo passato gli ultimi due giorni in cui abbiamo potuto fare attività in presenza a tessere le fila dei contatti con quanti più ragazzi possibile e ci stiamo organizzando per continuare in online – spiega Andrea Maldera della cooperativa sociale Naturart, capofila di Re-Start, progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile – anche se chiusi in casa, il bisogno di stare insieme permane, anzi cresce”.

Adattamento e flessibilità, ma anche creatività, energia e preparazione: queste sono le parole chiave richieste per affrontare al meglio la situazione non facile. Re-Start ambisce, nel giro di tre anni, a coinvolgere oltre 5mila giovani dai 13 ai 20 anni e 500 famiglie tra Varese città e provincia, come Malnate, Cazzago Brabbia, Inarzo e Galliate Lombardo. Se non è possibile incontrare i giovani nei loro luoghi di ritrovo, nelle strade, nei cortili, nei parchi e sugli autobus, allora, come già sperimentato nel lockdown della scorsa primavera, si cerca di creare relazioni significative tra gli operatori e i giovani coinvolti, le loro famiglie e la comunità con modalità alternative.

Ci si attiva sul fronte del tutoring a distanza, con piccoli gruppi in cui svolgere attività di laboratorio via web: “Oltre ai giovani con i quali ci sono delle relazioni in essere, puntiamo sul lavoro sinergico con le scuole” – continua Alan Perini della cooperativa sociale La Miniera di Giove, partner dell’ampia rete del progetto che coinvolge anche istituti scolastici e istituzioni, come i comuni coinvolti, l’Università degli Studi dell’Insubria e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Cambia il “come”, ma il “chi” di Re-Start resta sempre lo stesso, ovvero i giovani in situazione di vulnerabilità educativa, sociale, scolastica e culturale. Verrà data, inoltre, una specifica attenzione ai minori con Bes. Tra le 500 le famiglie coinvolte, un occhio particolare ai nuclei con un unico genitore o con genitori disoccupati, con bambini segnalati o presi in carico dai servizi sociali, con una delle due figure genitoriali in carcere e con dipendenze.

Quelli che, se non sostenuti, sono a repentaglio più degli altri nella dispersione scolastica e nell’abbandono degli studi, pericoli da cui una provincia come Varese è non esente: infatti, le percentuali si attestano sul 13,6% per il capoluogo e sul 14,4% per Malnate (fonte Openpolis, ultimo censimento utile) e con una media provinciale è del 13,4%, già più alta di quella regionale (12%). “Con il nostro lavoro professionale, che entra nelle vite dei ragazzi in maniera informale e discreta, sosteniamo il bisogno educativo, attraverso percorsi fatti di fiducia, pensati su misura per ognuno sulla base delle singole situazioni”.

Il limite di quella che potremmo già ribattezzare Ead, educativa a distanza? Oltre al fatto che non tutti dispongono delle connessioni e dei devices adatti, viene totalmente meno la parte fisica dell’incontro e, con essa, tutte le percezioni e le vibrazioni date dall’altro. Una rinuncia che nessun pc potrà mai colmare, eppure, questo è ciò che di meglio possiamo esprimere in questo tempo di Covid-19, in attesa di potersi incontrare nuovamente di persona.

 

https://www.huffingtonpost.it/entry/ebbene-si-le-vite-sospese-dei-giovani-resistono-forse-con-lonline_it_5fa933f5c5b67c3259b1276d

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