“Siamo tutti collegati”: cosa ci portiamo a casa dal convegno di Trento

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(a cura di Andrea Maldera, Elena Spello e Alan Perini, ProgettoRe-Start)

Dal convegno Ericksom di Trento, “Progettare Comunità – strumenti di community work per un ritorno alle relazioni”, ci portiamo a casa tanti spunti interessanti. Abbiamo dato un contributo attivo all’iniziativa con un documento selezionato dalla casa editrice, che lo ha inserito nella sezione Buone Prassi del loro portale.

 

La cooperativa Naturart, capofila del progetto RE-START, insieme al partner principale, la cooperativa La Miniera di Giove, gestisce le azioni di sviluppo di comunità. Abbiamo perciò scelto di partecipare al convegno organizzato da Erickson nei giorni 1 e 2 ottobre scorsi, anche su spunto del professor Stefano Bonometti dell’Università degli Studi dell’Insubria di Varese, con il quale condividiamo riflessioni scientifico-pedagogiche sul tema.

 

Da questa due giorni ci “riportiamo a casa” molti contenuti interessanti:

  • Il lavoro di comunità: la parcellizzazione degli interventi sul territorio non tiene più rispetto ai bisogni sociali. È, infatti, figlia di una visione legata prevalentemente alla risposta emergenziale alle situazioni di disagio e appare sempre più necessario portare uno sguardo pedagogico autorevole e ampio per rispondere a bisogni nascenti in un contesto più complesso, fluido e stratificato, e per sviluppare risposte articolate, dialoganti e coerenti tra loro.
  • Come con il lavoro a favore dei ragazzi e dei giovani, anche nell’ambito della progettazione di comunità, la partecipazione non è scontata e non è un fine a cui tendere: l’obiettivo è la possibilità concreta del poter impattare realmente sul destino dei luoghi in cui si vive, tenendo ben conto dell’intreccio fra percezione delle problematiche e delle fragilità dei territori e la possibilità concreta del “poter fare”. La partecipazione si attiva se si toccano temi che accendono desiderio e riscatto, se si dà prospettiva di azione concreta, magari piccola, ma visibile e fruibile.
  • Le città (con la loro conformazione urbanistica) condizionano fortemente le relazioni: è giunto il tempo che le relazioni e lo sguardo inclusivo delle professioni sociali a loro volta impattino sulle trasformazioni delle città. Nel fare questo, le professioni sociali, per il loro ruolo “di mezzo” e per la loro profonda conoscenza del tessuto vitale della comunità, saranno anello cruciale dell’intero processo.
  • La comunità va pensata, ma anche realizzata, “con” le persone, non “sulle” persone: anche le meno immaginabili hanno qualcosa da portare a riguard Le esperienze e le sperimentazioni progettuali che in questi anni ci parlano di inclusione sociale, realizzata anche a partire dall’ascolto attivo delle persone fragili, ci dicono che quei vantaggi, quelle conquiste, ricadono positivamente su tutte le altre fasce della popolazione. Inoltre, è importante costruire reti e pensieri comuni tra persone che si possono assumere responsabilità a valenza collettiva (dunque ritorna il tema della partecipazione): conviene scommetterci, anche se è un’operazione complessa e immaginabile su un arco di tempo piuttosto lungo.
  • Dove c’è conflitto (e negli ultimi mesi, se non anni, il conflitto – anche sociale – esiste sotto diverse forme), c’è una possibilità: diviene necessario so-stare nel conflitto, ascoltare le posizioni anche più divergenti e agire il cambiamento.
  • Non è più il tempo di “masterplan” preconfezionati: è necessario disegnare traiettorie di co-progettazione condivise, senza più utilizzare schemi e rigidità di azioni preconfezionate. Il moto del cambiamento si deve agire necessariamente in maniera circolare, accettando la complessità e partendo dall’ascolto.
  • C’è un tema attuale e preponderante, l’empowerment femminile. Le donne sono al centro del riavvio dei legami sociali: sono il vero cuore e motore della comunità, ci sono miriadi di esempi virtuosi, a riguardo. Qualche esempio: La casa del sole al Parco Trotter a Milano, La casa del Quartiere a Torino, l’esperienza del processo rigenerativo tutto al femminile del Quartiere “satellite” di Pioltello di Milano.

 

Come immaginiamo di concretizzare queste idee:

Sicuramente implementeremo il lavoro di rete e i dialoghi territoriali con tutti gli attori del territorio intercettato da RE-START, attraverso l’incontro sul campo, individuale o collettivo, in momenti specifici e informali o all’interno di occasioni “comunitarie”, collettive e strutturate. Questo ci permetterà di mettere “a fuoco” le necessità, le problematiche, ma anche i desiderata delle diverse comunità (in senso allargato) del progetto: i quartieri di Varese, la città di Malnate, la zona del lago.

Saremo presenti nelle occasioni di ripensamento della città, contribuendo a portare una visione sociale, umanistica e pedagogica per i cambiamenti strutturali in atto.  Sia con l’azione di Educativa di Strada che con quella di Sviluppo di Comunità continueremo nella fondamentale pratica dell’ascolto, attivo e partecipato, delle persone che incontriamo, al fine di arricchire lo sguardo e il pensiero sulla realtà.

Contribuiremo all’empowerment della comunità, in particolare ci prefissiamo di fungere da sostegno e spinta per le donne e le ragazze presenti nei territori del progetto, attivando punti di ascolto, di orientamento o di sostegno anche familiare.

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