Rete senza presidio, utopia o reale possibilità?
di Società Dolce
A cura di Università di Bologna – Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia
Dopo quattro anni di attività è possibile riaffermare che è certamente la complessità a caratterizzare il contesto socio-abitativo in cui Rapporti Corti ha preso vita. Da un lato l’omogeneità della tenuta e della condizione economico-reddituale dei residenti della micro area di attenzione, dall’altro l’eterogeneità dei profili socio-demografici e dei bisogni, sia espressi che latenti, della popolazione locale. Al contempo, ampliando la scala di osservazione, molti degli aspetti caratterizzanti le odierne realtà urbane: l’alternanza tra elementi di modernità, benessere, a tratti lusso, e elementi di degrado, invisibilità e povertà conclamata. E ancora: un numero rilevante di organizzazioni, risorse ed attività ma una serie di barriere, seppur non sempre visibili, e definirne una inevitabile selezione all’accesso per la popolazione locale. Conseguentemente l’esistenza di molti bisogni, spesso inespressi, nonostante il pullulare di potenziali antenne di ascolto.
Assumendo quello della rete come paradigma operativo, ma anche come uno degli obiettivi del progetto e contemporaneamente strumento per raggiungerne altri, Rapporti Corti ha costantemente “fatto rete”, dinamica ritenuta ormai imprescindibile in ogni attività di lavoro sociale e di comunità. Senza sovrapporsi, ma cercando di completare l’offerta di servizi sul territorio, sulla scorta dell’ascolto attivo in loco, dalla fase progettuale a quella realizzativa, attraversando modifiche e ridefinizioni in itinere, l’equipe di progetto ha cioè contribuito ad ampliare la maglia di relazioni, tessendo nuovi contatti e stabilendo nuovi legami con attori del territorio; ha alimentato le opportunità e le possibilità di una quota di popolazione locale lavorando simultaneamente in modo trifocale, in partenariato, in equipe e in rete, su un tessuto dove questa esisteva in termini di somma di risorse ma dove non necessariamente riesce ad operare al massimo delle sue potenzialità in termini di reticolo.
Gli educatori ci ricordano “il nostro compito è lavorare per andarcene, perché le persone non abbiano più bisogno di noi, ma siano piuttosto autonome e competenti”, capaci cioè di autodeterminarsi. Alla vigilia del termine ufficiale del progetto noi però ci domandiamo se un presidio come quello di Rapporti Corti, presente anche con uno spazio fisico, fosse semplicemente un ponte necessario o sia piuttosto una realtà imprescindibile al governo della complessità e alla messa in comunicazione di tutti gli elementi di un’area come quella in cui ha sino ad ora operato.
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