Legami e relazioni tra realtà familiari e contesti sociali

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A cura di Università di Bologna – Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia

Il termine Neighbourhood nella lingua inglese ci suggerisce di guardare ai quartieri non semplicemente come agglomerati urbani, ma di prendere in considerazione anche quello che in italiano chiameremmo “vicinato”, dunque quel sistema di relazioni che proprio per la prossimità fisica dei singoli viene vissuto come protettivo. Il quartiere, spesso identificato come spazio di servizi, diviene così spazio di relazioni, luogo cioè di coabitazione tra singoli e gruppi sociali diversi, situandosi, soprattutto per le ridotte dimensioni fisiche, in posizione intermedia tra la sfera privata degli abitanti e la vita cittadina più allargata.

In quartieri ad alta complessità, l’home area, ovvero quello spazio prossimo all’abitazione in cui i cittadini si sentono normalmente al sicuro percependo di averne pieno controllo, può diventare una realtà non necessariamente avvertita come luogo di protezione e per questo contribuire alla riproduzione di circoli viziosi, i cosiddetti effetti quartiere, in cui gli abitanti vengono influenzati, se non addirittura in taluni casi intrappolati, da dinamiche locali.

Il progetto Rapporti Corti si inserisce in una realtà sociale fortemente eterogenea con diverse attività e azioni destinate ai cittadini e distribuite su più livelli di intervento. Nel farlo fronteggia una sfida di notevole portata. Su un piano micro tenta di (ri)conferire linfa vitale alla prossimità, in modo tale che la vicinanza fisica possa (ri)rappresentare concime per la vita sociale dei singoli e delle famiglie che vivono sul territorio della Bolognina e in particolare in alcune corti di edilizia pubblica. Su un piano meso o intermedio, prova a incidere sulla cosiddetta locality, quello spazio fisico-sociale che gli abitanti identificano per lo più con le relazioni con i servizi e che a loro volta hanno una forte influenza sulla differenziazione tra un quartiere e un altro delle nostre città.

Entrambi sono elementi che, se potenziati, influenzerebbero positivamente l’efficacia collettiva, indicatore della buona funzionalità di un quartiere e in cui lo stesso riacquista una valenza positiva sulle traiettorie di vita individuali. Il quartiere rimane oggi, infatti, soprattutto in contesti urbani di medie e grandi dimensioni, quello spazio fisico che in modo “naturale” accoglie e custodisce elementi di comunità che possono essere riscoperti e rafforzati in un’ottica di riduzione della povertà complessiva.

(photo @8photo)

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