Ognuno ha delle risorse, bisogna riuscire a tirale fuori
di cemeadelmezzogiorno
Lavorare sulle emozioni, per affrontare questo momento di emergenza: anche la comunità educante ne ha bisogno, non solo i bambini.
Nell’Istituto Comprensivo di Subiaco, l’associazione La Fonte 2004 ha uno sportello, in sostegno alle famiglie, che continua a gestire “a distanza” (il numero da chiamare è 0774.825016). A seguito della chiusura dovuta all’emergenza Coronavirus, però, come tante altre associazioni si è chiesta come avrebbe potuto continuare a lavorare con i ragazzi, per sostenere loro e le famiglie. Il progetto Radici di Comunità ha convocato una riunione con il Comitato Locale Integrato del progetto (via Skype, naturalmente), cui hanno partecipato le associazioni partner, i rappresentanti della scuola e l’assistente sociale di Subiaco (il Comune è partner attivo del progetto), per valutare la situazione e individuare nuove proposte.
«Sono emersi tanti problemi», racconta Enza De Roma, psicologa dell’associazione, «tra cui anche la difficoltà di molti nonni che tengono i ragazzi in questo periodo in cui non vanno a scuola, mentre i genitori partono la mattina per Roma e tornano verso sera, perché fanno lavori che non si sono interrotti con l’emergenza. Per i nonni, assistere i ragazzi nell’apprendimento a distanza è difficile, e in più si trovano a contenere la propria ansia e nello stesso tempo quella dei nipoti. Per questo è stata proprio l’assistente sociale a proporre di fare uno sportello rivolto alla cittadinanza, intesa come comunità educante del territorio di Subiaco. Ci è sembrata una buona analisi e una proposta interessante».
Così è nato uno sportello di consulenza psicologica, che La Fonte gestisce ovviamente a distanza, orientato al recupero del benessere. Si può chiamare tutte le mattine dalle 9:00 alle 11:00 al numero 389.3118384, predisposto appositamente. Risponderà il dottor Ignazio Gioia, psicologo. A chi chiamerà la centrale operativa del Comune, inoltre, verrà fornito questo stesso numero.
«Il Comune inoltre ci ha aiutato a far circolare l’informazione pubblicizzando il servizio», racconta De Roma. «Le telefonate con le richieste di un consulto stanno arrivando: a volte le persone si limitano alla prima telefonata, con alcuni invece si instaura un rapporto più duraturo». Bisogna tenere conto anche del fatto che «la comunità è piccola: sono novemila abitanti e fino ad ora ci sono stati solo sei casi positivi, ma il numero è in crescita e l’ansia c’è, anche perché tutti si conoscono. Dalle telefonate emerge un vissuto di solitudine importante, accompagnato dalla fatica di dirlo all’altro con cui si condivide lo spazio. E poi c’è l’incertezza sull’oggi – la durata dell’emergenza – e la paura di quello che ci aspetta in futuro».
Per questo, spiega Enza De Roma, «bisogna lavorare soprattutto sulle emozioni legate all’ansia. Lavoriamo sulla motivazione e cerchiamo di nutrire quegli aspetti di creatività e ludici, che possono sostenere le persone in questo momento e servire come rinforzo anche per il dopo. Insomma, noi non possiamo rispondere alle domande sul futuro, ma lavoriamo su come gestire questo momento, su come ritagliarsi un momento privato, per sé. Ognuno ha delle risorse, bisogna riuscire a tirale fuori».
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