Riscoprire le radici per aprirsi al mondo. Un’esperienza a Subiaco
di cemeadelmezzogiorno
di Giuseppina Marruzzo
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«Siamo entrati nel vivo del primo incontro del laboratorio “Identità e appartenenza” organizzato dall’associazione Spiga, partner del progetto Radici di Comunità.
Dopo un prezioso lavoro di raccordo e di organizzazione con la coordinatrice e le insegnanti, abbiamo iniziato il percorso con i ragazzi e le ragazze dell’Istituto Comprensivo di Subiaco. Tanta la partecipazione, la curiosità, la voglia di essere protagonisti. I ragazzi e le ragazze ci hanno restituito uno spaccato di come vedono, vivono e conoscono il posto in cui abitano. Su un foglio bianco hanno posato il proprio sguardo e lo hanno arricchito di parole ed immagini. Hanno dato traccia di ciò che sentono come casa, scuola, comunità, arricchendolo di stimoli creativi e comunicativi. Una tempesta d’idee, proprio come la tecnica del brainstorming auspica, ad animare questo primo incontro. Idee che andranno a definirsi durante i prossimi incontri, attraverso le interviste e i lavori di immagine che i ragazzi e le ragazze creeranno. Siamo molto fiduciosi della loro passione e creatività, della loro intraprendenza e della loro partecipazione».
Ci eravamo lasciati così, dopo il primo incontro: in una tempesta di idee, in un mare di sensazioni ed entusiasmo… che pian piano ha preso forma e concretezza. Perché quando si dà fiducia e si offre spazio ai giovani tutto può succedere. Può succedere che divengano provetti giornalisti e con la loro schiettezza coinvolgano gli adulti a ripercorrere la storia e i luoghi a “misura di bambino”; può succedere che divengano registi e attori di un mondo, che viene visto dalla loro prospettiva e arricchito dei loro talenti e capacità. Quando i ragazzi e le ragazze hanno unito le loro mani e le loro creatività, sono nati i loro piccoli grandi lavori.
LE ATTIVITÀ . Queste giornate hanno sfatato tanti luoghi comuni, come ad esempio, che l’uso della tecnologia nei giovani può essere dannosa. Invece proprio grazie ad un uso mirato e consapevole, ma non per questo meno divertente, la tecnologia (soprattutto l’uso dei loro immancabili smartphone o l’uso dei PC dell’aula di informatica) è stato uno strumento prezioso, che ha permesso di creare dal vivo un video e un piccolo libretto di accompagnamento e sintesi di tutto il lavoro.
Anche le mani hanno lavorato molto, in giro per foto, a casa in cucina, a scuola con i colori, dimostrando che le barriere culturali e sociali si erigono solo nelle menti chiuse e che la convivenza è possibile pur nella diversità di ognuno. Non è un caso, che tra i temi di questi lavori sono apparse le Rajche, che significa radici, una festa popolare di cucina e di tradizioni sublacensi che i ragazzi e la ragazze hanno declinato in versione moderna, più vicina alla realtà multietnica che vivono in classe e nella scuola, per cui sono stati inseriti i piatti tipici di Paesi come l’Egitto, il Perù, la Romania, paesi di provenienza di alcuni di loro.
LA COMUNITÀ EDUCANTE. La comunità ha fatto da sfondo in tutto il percorso dei laboratori di “Identità e appartenenza”, sostenendoli, partecipando attivamente, aiutandoli a rendere fertile il terreno su cui si sono mosse le loro idee, promuovendo il loro entusiasmo, come quando l’ex giocatore della nazionale Ciccio Graziani, originario di Subiaco, si è prestato ad un’intervista telefonica o come quando lo storico locale Paolo Capitani ha dedicato loro due giornate di racconti sulle vicende ambientate durante seconda guerra mondiale, aprendo spaccati di vita sui suoi giochi da bambino e su altri piccoli aneddoti della storia del Paese. Come promotori del laboratorio, abbiamo sempre avuto la sicurezza di affermare che una comunità educante può dirsi tale, se sa preparare il terreno ed infondere soprattutto fiducia, perché, citando la psicoanalista Karen Horney (1950): «Non occorre – e di fatto non si può – insegnare ad una ghianda a svilupparsi in quercia, poiché non appena si presentino condizioni favorevoli, le sue intrinseche potenzialità si esplicheranno».
I laboratori “Identità e appartenenza” sono stati condotti da psicologi-psicoterapeuti esperti nella conduzione di gruppo, appartenenti all’Associazione Spiga (Società di Psicoanalisi Interpersonale e Gruppo Analisi) di Roma.
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