Non solo giocattoli. Il gioco e l’ambiente di apprendimento familiare

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Il giocattolo non è sovrapponibile al concetto di gioco. Il primo è uno strumento, un medium, il secondo un processo fondamentale nell’apprendimento del bambino per costruire relazioni e trasformare il pensiero in azione e conoscere la realtà. E in questo contesto “creativo” diventa di rilevante importanza l’ambiente di apprendimento familiare, ovvero i tempi, le relazioni, le consuetudini e l’uso dello spazio che si vive nel contesto domestico.

Privati dei rapporti sociali a causa della pandemia abbiamo inondato i bambini di “giocattoli”, strumenti, accessori, oggetti per compensare la mancanza di alterità, di rapporto con compagni e insegnanti. Un fenomeno che viene dimostrato dai dati relativi alle vendite online di articoli di gaming.

Le vendite di puzzle, giochi di costruzione, modellismo, bambole, e poi ancora tappeti elastici, altalene e playset hanno registrato un picco soprattutto all’inizio dell’economia del distanziamento sociale. Per compensare tutto il tempo passato davanti allo schermo, molte famiglie alla ricerca di svago e divertimento lontano dagli schermi passano a giochi, attività artistiche e manuali di genere “classico” e “da cortile”, e a molti giocattoli a loro più familiari che stimolassero l’immaginazione e mitigassero la solitudine. Il Wall Street Journal riporta che la “bambola per amica” negli ultimi mesi ha avuto un picco di vendite agendo da surrogato alla assenza d’interazione sociale imposta dalla quarantena. Sappiamo bene però che i bambini crescono incontrando persone, oggetti, azioni e concetti nei loro ambienti. L’ambiente fisico, sia della casa che del suo immediato circondario (il cortile, il caseggiato), è infatti ricco di significato e potenziale educativo: spazi, tempi, suoni e rumori, odori e sapori, e aria che si respira, non solo con i polmoni ma con la mente.

Se giocare è un’attività in cui il processo è più importante del risultato, è semplice comprendere quali possano essere gli enormi benefici del gioco più che del giocattolo in sé sullo sviluppo neurologico del bambino, sulla qualità delle relazioni che egli stabilisce con il mondo circostante e sulla sua capacità di reagire e gestire situazioni di vita reale in maniera adattiva soprattutto nei momenti difficili.

LO SPAZIO e L’AMBIENTE – Anche lo spazio può essere utilizzato come un “materiale” creativo e di apprendimento. Questo deve essere sufficiente e agibile, consentire il libero movimento pur nei limiti e nelle regole da rispettare. E tanto più sarà “riempito” da oggetti semplici, di uso quotidiano, magari decontestualizzati, tanto più sarà creativo. Lo spazio non è finalizzato solo a favorire sviluppo e autonomia motoria ma ha influenze su aspetti cognitivi, emotivi e sociali. Esistono forti evidenze che lo sviluppo dipende, oltre che dal
patrimonio genetico e da quello biologico, anche dall’ambiente delle relazioni prossimali. Diventa allora utile ampliare la definizione di *HLE (Home Learning Environment, HLE) proposta dal prof. Melhuish, che in italiano è tradotta con “Ambiente d’Apprendimento Familiare”(AAF) e definirlo come l’insieme delle relazioni, degli ambienti fisici e degli eventi a cui il bambino viene esposto nell’ambito della famiglia e che costituiscono la sua fonte principale di apprendimento soprattutto durante i primi due-tre anni di vita.

GIOCARE E’ RELAZIONE E CREATIVITA’ – L’apprendimento nei bambini più piccoli passa dall’osservazione dei comportamenti degli altri, delle interazioni con gli altri membri della famiglia. E’ offrendo modelli di relazioni positive che i genitori possono aiutare i propri figli a sviluppare competenze sociali. Le modalità sono molteplici: esperienze emotivamente ricche (storie, letture, giochi, musica), opportunità di collaborare ad attività di routine come quali prendersi cura di faccende domestiche o dei propri fratelli. I genitori possono inoltre sostenere lo sviluppo delle funzioni esecutive come attenzione, memoria, pianificazione, e di regolazione degli impulsi in risposta a situazioni di stress anche favorendo occasioni di socializzazione con altri bimbi. Il gioco infatti, è molto più che uno strumento di divertimento, soprattutto quando parliamo di giochi di natura simbolica, di finzione, che attivano la componente immaginativa del nostro cervello. Immaginare ci aiuta a mantenere un atteggiamento positivo verso il futuro, ci aiuta a costruire una realtà in cui possiamo sentirci protetti, anche quando il mondo esterno ci mette di fronte situazioni pericolose e difficili, e infine ci aiuta a sperimentare soluzioni ai nostri problemi in un contesto sicuro, in cui si può sbagliare e sbagliare ancora, fino a trovare la soluzione più adatta per noi. Attraverso il gioco si favorisce la riduzione del livello di stress in quanto si consente al bambino di agire le proprie paure e le proprie ansie sul contesto, può infatti osservarle dall’esterno e lavorare per trovare modalità uniche e individuali di gestione e contenimento. Ne è un esempio il bambino che dice alla sua bambola o al peluche di non avere paura del buio. Giocando i bambini hanno la possibilità di collegare nozioni apprese in ambiti differenti, generando così quei grandi cluster di categorizzazione degli eventi che ci aiutano a trovare la risposta migliore in funzione della situazione, e aiutano a sviluppare quella capacità di autoregolazione e di auto-controllo che sono competenze trasversali critiche in tutte le fasi della crescita e anche della vita adulta.
Il gioco è quindi allo stesso tempo consolazione, palestra di vita, luogo di sperimentazione, ancora di salvataggio, perché favorisce naturalmente lo sviluppo dell’empatia e della creatività, attivando atteggiamenti di resilienza e impegno nel portare a termine un compito.

GIOCATTOLO COME MEDIUM – Gli effetti positivi del processo “gioco” non si fermano all’età infantile, anzi, il senso di benessere che deriva dal gioco ha effetti a lungo termine molto importanti. Quando i bambini vengono privati dalla possibilità di giocare, i danni neurologici ed emotivi sono molto importanti, a tal punto che il loro sviluppo armonico può esserne gravemente compromesso. Gioco e giocattolo rappresentano un anello di una catena di situazioni e problematiche che s’intrecciano e che riguardano i bambini quanto gli adulti. Se il gioco è un elemento fondamentale del rapporto tra il bambino ed il suo ambiente, il giocattolo rappresenta uno degli strumenti significativi che funge da “medium” e non “sostituto” a questo processo di crescita e d’apprendimento.

*Il concetto di ambiente di apprendimento familiare (Home Learning Environment, HLE) è piuttosto recente. È stato coniato dal prof. Edward Melhuish per descrivere le attività che uno studio su bambini scozzesi aveva indicato come rilevanti rispetto allo sviluppo nei primi anni, e aventi in comune l’interazione tra i genitori e i bambini a partire dai primi mesi di vita tramite la lettura e il gioco. Il concetto di HLE è stato utilizzato per definire l’offerta di opportunità con effetti prevalenti su competenze cognitive quali literacy e numeracy piuttosto che su quelle emotive e delle relazioni sociali.
Tratto da “Medico e bambino-2/2020: L’ambiente familiare di apprendimento” Prima parte: componenti, interconnessioni e rilevanza per lo sviluppo precoce del bambino GIORGIO TAMBURLINI (Centro per la Salute del Bambino onlus, Trieste)

 

 

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