Amato e consumato, il catalogo di mamma Chiara per il piccolo Giovanni
di natiperleggere
Libri letti e riletti all’infinito. Libri trascinati, abbracciati, leccati, morsi. Libri nascosti e ritrovati. Libri riparati, Libri incerottati, tenuti su a scotch e colla a chili.
Il primo approccio alla lettura di Giovanni è stato quando era ancora nella pancia – racconta la mamma Chiara. – Leggere durante la gravidanza le bellissime filastrocche di Enrico Tognolini – Mammalingua (Il Castoro) – è stato spesso il mio momento di maggiore relax. Oggi Giovanni ha quasi sei anni, e non sapremmo dire quale sia il libro di famiglia, perché per ogni fase della sua vita c’è sempre stato un libro o più di uno a fargli compagnia. Il libro in sé fa parte della quotidianità di Giovanni, ed è indispensabile in diversi momenti della giornata. Durante il giorno per volontà, per curiosità o semplicemente per ingannare un’attesa. Dal dottore o al ristorante, durante un viaggio in macchina o in treno, un libro è sempre presente e portato ovunque. Da leggere certo, ma anche da annusare, da recitare, da ridere, sporcare con la cioccolata. O soltanto da sfogliare avanti e indietro più e più volte. E poi la sera prima di addormentarsi. Un rito irrinunciabile, un momento magico, potente, che neppure gli sbadigli più copiosi possono far ripiegare. Libri presi in prestito, comprati, scelti, persi, ricevuti, regalati, e sempre amati. Alcuni ci hanno tenuto compagnia più a lungo, tanto da conoscerne ogni pagina a memoria, come i classici Nel paese dei mostri selvaggi (Maurice Sendak – Babalibri), I tre piccoli gufi (M. Wadden, P. Benson – Mondadori), e La storia di Pik Badaluk (G. Meuche/Mago Cif – Edizioni EL, un classico del 1930) e anche i più recenti Tommaso mille domande (A. Hoogstad – Lemniscaat) e Una volta, un giorno (Quarenghi, Mulazzani – Franco Cosimo Panini).
Altri ci hanno fatto tanto ridere da rileggerne le stesse battute innumerevoli volte – Le mutande di orso bianco (Tupera tupera – Salani) e Chi me l’ha fatta in testa (W. Holzwarth, W. Erlbruch – Salani), Un orso si è seduto sul mio sgabello preferito (R. Collins – Valentina Edizioni) o ancora 10 mostri sul mio letto (K. Cotton. A. Blecha – Abra Cadabra). Altri ancora ci hanno insegnato tantissime cose nuove e milioni di parole e ci hanno spinto a porci sempre nuove domande – Mappe (A. Mizielinska, D. Mizielinski – Electa), Universi (G. Duprat – L’Ippocampo), Le favole di Esopo (Gribaudo Ed. Illustrata) – oppure ci hanno costretto ad inventarle, le parole – Il Barbaro (R. Moriconi – Gallucci), Telefono senza fili (B. Ilan, R. Moriconi – Gallucci). Molti ci hanno fatto sognare – Chissà se avrai i miei occhi (E. Carrano, P. Taccone – Clementoni) e altri cantare – A caccia dell’orso e Musica da cameretta.
Ma tra tutti, due teniamo particolarmente a cuore, Cucù (C. Valentini , V. Soumagnac – Zoolibri) e 10 dita alle mani e 10 dita ai piedini (M. Fox, H. Oxenbury – Il Castoro). Entrambi straconsumati e logorati, tra mille baci e abbracci e coccole infinite. Le sue manine, a quel tempo piccole e morbidissime, sovrapposte alle immagini di quelle disegnate da Helen Oxenbury per comprendere, con stupore e meraviglia, come fossero esattamente le stesse. Le sue e quelle di ogni altro bambino, ovunque sia il suo posto nel mondo.
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