Prendersi cura di sè per aver cura degli altri

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Attraverso un percorso di supervisione educativa il personale dei nidi comunali di Macerata cura le relazioni  con il team e i genitori per stimolare la crescita personale e una cultura di comunità che mira al benessere individuale e collettivo.

La figura dell’educatore e insegnante, ancor più se a contatto con bambini piccoli come quelli del nido, ha un ruolo e una responsabilità superiore rispetto ad altre categorie professionali, pur non essendo immune dal dover affrontare problematiche di carattere organizzativo, gestionale e stress emotivo.

Ma per prendersi cura degli altri è necessario essere in grado di prendersi cura di sé ed è a questo scopo che il Comune di Macerata ha attivato per il secondo anno consecutivo un percorso di supervisione educativa  destinato a figure professionali che operano nei nidi (dalle insegnanti al personale ausiliario) per stimolare la crescita personale e attivare esperienze costruttive.

Una buona pratica che rappresenta un modello di qualità per il territorio e per la rete educativa 0/3 anni che coinvolge decine di persone. Un’iniziativa realizzata in collaborazione con l’Istituto Europeo di Consulenza Sistemica e Terapia Relazionale “IEFCOSTRE”, attraverso un percorso teorico e pratico supervisionato dalle psicologhe Sabrina Tosi e Stefania Borghini.

La peculiarità di questo approccio è che consente di ribaltare le prospettive fino ad oggi imperanti. Nel passaggio da una cultura “adultocentrica” a una, agli antipodi, “bimbocentrica”, l’approdo finale dovrebbe essere la cultura di comunità dove sia che si abbia 0 anni che 99, a fare la differenza non è l’età della persona che abbiamo di fronte, ma la qualità della relazione che intessiamo con essa. 

Il percorso attivato dal Comune di Macerata si è concretizzato in dodici incontri di due ore ciascuno per ogni asilo nido e due incontri collettivi fra i cinque nidi comunali per l’anno 2018/2019 e di sei strutture per il 2019/2020, con l’inserimento nel  progetto anche del nuovo nido comunale Grande Albero.

Momenti di confronto che hanno rappresentato per il personale un’opportunità di crescita grazie alla possibilità di riflettere sui propri comportamenti, pensieri ed emozioni. E’ stata esplorata la possibilità di risolvere problemi più complessi e rafforzare l’identità del gruppo, ritrovando motivazione e prospettiva rispetto al ruolo educativo. E’ infatti proprio il gruppo il luogo in cui si attivano processi di potenziali conflittualità. I consulenti hanno concentrato le energie del personale sul rafforzamento delle relazioni sul luogo di lavoro e con i genitori.

L’esplorazione delle proprie motivazioni e l’apertura al dialogo hanno consentito di contrapporre come anticorpi allo stress empatia, resilienza e reti sociali. Il lavoro con le psicologhe ha permesso di riportare al centro il benessere psicofisico recuperando il senso dell’adulto e della propria professionalità in un contesto in cui la centralità del bambino può averlo indebolito, considerando  l’educatore come una persona e non come elemento di un ingranaggio. Affascinante il metodo utilizzato che attraverso il racconto di esperienze personali e del passato, con fare maieutico ha consentito di attingere alla memoria implicita di ciascun educatore,  a un livello più profondo della consapevolezza. Nel percorso di supervisione sono state utilizzate tecniche narrative (racconto di eventi del presente e del passato) e tecniche analogiche, definite oggetti fluttuanti, che rinunciano al linguaggio verbale e sono strumenti  in grado di attingere a un livello più profondo della consapevolezza, un livello altrimenti inaccessibile. 

La misurazione della “salute lavorativa” del personale dei nidi, prima e dopo gli incontri di supervisione, è stata effettuata con uno strumento standardizzato, il O.H.O. – Organizational Health Questionnaire, un questionario che permette di tradurre in parametri misurabili operatività, ascolto, confort, stress, equità, sicurezza e propensione. La rielaborazione dei dati raccolti con i questionari sono stati affidati a un gruppo di ricercatori dell’università di Cagliari, per verificare l’efficacia del lavoro svolto, che hanno tradotto i risultati in indicatori positivi  e negativi per dare modo ai supervisori di lavorare sulle aree di fragilità e trasformare in occasioni di crescita gli elementi di criticità e imparare a governare e proseguire in maniera autonoma il lavoro di crescita personale col proprio gruppo di riferimento.

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