Conoscere e apprendere 0-6. La valorizzazione delle esperienze attraverso il gioco

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Come sono organizzati gli spazi dei servizi educativi 0/6? Come vengono scelti e collocati i materiali? Come si custodiscono le cose personali dei bambini?  Cosa fa l’adulto in situazione di  gioco libero?  Come si raccontano e si valorizzano le esperienze dei bambini? Questi e altri interrogativi sono stati al centro dell’incontro formativo tra Lauredana Biccheri di Zerosei Up e le insegnanti e le educatrici delle scuole e nidi di Macerata aderenti al progetto QUIsSICRESCE!

Si è messa a fuoco la quotidianità del nido e della scuola dell’infanzia per una riflessione sui modi di proporre e gestire le situazioni di gioco, sull’idea che i bambini non hanno bisogno di adulti sempre pronti a rispondere ma al contrario di adulti silenziosi e pensanti,  attenti e appassionati, capaci di ascoltare  e in alcuni casi, disposti a giocare.

Il nido, la scuola dell’infanzia, le classi primavera sono mondi vicini ma nella maggior parte dei casi sono ancora molto distanti fra loro; osservare e ripensare i contesti  di gioco può essere un modo per accorciare questa distanza, ricercare “quella  terra di mezzo”  e riposizionarsi rispetto ai pregiudizi, perché è di questo che  i bambini  hanno bisogno.  Gli studi e la ricerca ci dicono che è all’età di sei- sette anni, e non prima, che i  bambini possono dedicarsi all’apprendimento formale. Dobbiamo quindi chiederci: quando e come nascono la curiosità, il piacere di apprendere, di ascoltare, di  essere ascoltati, di  raccontarsi? Quando nascono l’interesse e la disponibilità per gli apprendimenti formali? Senza dubbio nascono e si sviluppano prima dei sei anni, dalla relazione corporea, dalla centralità della cura quella che, da piccolissimi, è fatta di coccole, consolazioni, abbracci.

Successivamente sarà il linguaggio che caratterizzerà la relazione tra adulto e bambino:  il bambino parla, racconta di sé, esprime la sua idea delle cose e del mondo attraverso varie forme di gioco.  Per questo è necessario che gli adulti sappiano immaginare e progettare gli spazi educativi come luoghi di ascolto,  di osservazione e  di riconoscimento del gioco come modalità per esprimere  desideri  e bisogni; quindi, cura del corpo, degli spazi, degli oggetti, cura delle relazioni.

 

 

 

 

 

 

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