PRIMA I e gli “spazi ripensati”: lavoriamo su un nuovo concetto di relazione

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Di Valentina Montebello* – La pandemia ha rivoluzionato le nostre vite in tanti modi diversi e in tante dimensioni, anche impercettibili che, però seppur nella loro impalpabilità, hanno una risonanza importante sul piano emotivo di ognuno ed in particolare su quello dei bambini. Quando ho iniziato la mia avventura nel contesto del progetto P.R.I.M.A.I. questo novembre mi sono ritrovata a fare i conti con le esigenze legate alla sicurezza e al ripensamento degli spazi da dedicare al movimento per garantire il massimo della tranquillità ai partecipanti, agli insegnanti e ai genitori.

Non è il primo anno che vado in quella scuola e ho ritrovato molti bambini dello scorso anno. Intanto il primo impatto con la mascherina e la visiera ha avuto necessità di essere mediato e questo ha richiesto un lavoro di elaborazione sulle emozioni perché ho sentito la necessità di raccogliere le suggestioni di tutti i bambini ed elaborarle insieme a loro.

Un giorno Francesca mi ha sollecitato chiedendomi spiegazioni sul fatto che non ci si muoveva in gruppo tutti insieme. In realtà la domanda è stata molto più profonda nella sua semplicità perchè Francesca mi ha chiesto: “Maestra Valentina ma perché non facciamo come l’anno scorso le squadre…. mi mancano”.

Gli occhi che corredavano la domanda esprimevano un mondo profondissimo che ha immediatamente agganciato il sentire comune. Il gruppo lo ha ribadito incitandomi a “fare le squadre” con applausi e gridolini.

Io allora ho chiesto cosa mancava loro delle squadre e la risposta è stata semplicissima: “gli altri”.

Da quel giorno lavoro sul concetto di relazione ebbene a distanza perché ho capito quanto difficile sia per i bambini confrontarsi con la mancanza degli scambi di abbracci e di fisicità nel contesto ludico della loro socializzazione.

*Operatrice PRIMA I – Associazione il Faro Onlus Sora

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