MUSEO COLLETTIVO DI PRIMAVALLE: UN OGGETTO-PROCESSO CONDIVISO

di

Il Museo Collettivo del quartiere di Primavalle è uno dei tre Musei Collettivi di Quartiere, un’azione del progetto P.ARCH che ha l’obiettivo di realizzare nelle tre città coinvolte (Favara, Roma e Palermo) un dispositivo museale in grado di narrare gli spazi pubblici e i simboli del quartiere attraverso le storie dei luoghi e dei suoi abitanti. L’azione si iscrive nelle attività di Community Engagement coordinate dall’Associaizone CLAC e nasce dal ripensamento delle modalità di coinvolgimento delle comunità locali in un periodo, come quello pandemico, che ha messo a dura prova le interazioni, gli scambi e le occasioni di dialogo.
La sfida del Museo Collettivo di Quartiere, è generare un ambito policentrico che da un lato consolida la comunità educante da cui origina e dall’altro potenzia gli strumenti narrativi del territorio, coinvolgendo nel processo una rete più estesa di associazioni e cittadini. Da queste premesse appare evidente che il Museo Collettivo punta a restare nel tempo, ad innestare una visione di lungo respiro che si alimenta grazie alla partecipazione delle tante realtà locali che agiscono nei quartieri coinvolti. Con ricadute dirette e indirette proprio sul piano educativo, generando occasioni diffuse di crescita culturale, formazione e didattica informale.
L’esperienza di Primavalle, curata dall’Ecomuseo Casilino e da Melting Pro, prova a stressare ulteriormente l’approccio partecipativo del Museo, lavorando molto sul coinvolgimento della rete locale (scuole, associazioni e cittadini) e utilizzando strumenti in grado di tracciare risultati ed esiti in modo trasparente. Ogni fase del processo di costruzione del Museo viene fatto prevedendo il diretto coinvolgimento del territorio, con un paziente lavoro di ascolto, mediazione, sintesi e proposta.
Inoltre, facendo tesoro dell’esperienza dell’Ecomuseo Casilino, il Museo Collettivo di Primavalle prova a superare il modello fondato sui “luoghi/attori deputati” alla cultura, anche alla luce delle criticità strutturali di questa impostazione che il periodo pandemico ha messo a nudo. In tal senso elegge il territorio (inclusi i suoi luoghi “chiusi”) a spazio espositivo e affida alla rete costruita in questi mesi un ruolo attivo nella curatela.
Seguendo questi principi, da un lato si è proceduto alla scelta collettiva del simbolo che dovesse rappresentare il quartiere nel logo del Museo Collettivo, dall’altro si procederà a scegliere, sempre collettivamente, il dispositivo espositivo da mettere in campo.
La prima azione (scelta del simbolo) è stato concluso da poco con un’attività in due step: dapprima si è interrogata la cittadinanza per conoscere i luoghi e le narrazioni cui si riconosceva; poi, selezionati da questa prima raccolta dati i due elementi di maggior frequenza, si è proposta una votazione online che ha visto la partecipazione di oltre 100 persone.
In tal modo la rete sociale che ha partecipato a questa fase ha scelto in autonomia le modalità di rappresentazione del dispositivo museale. La fase successiva sarà la scelta collettiva della forma espositiva pubblica, che si installerà nel territorio, sia sfruttando i Community LAB che P.ARCH vuole realizzare rigenerando creativamente spazi in disuso delle scuole, sia sfruttando lo spazio pubblico attraverso installazioni a tecnologia ibrida (analogica e digitale). Cosa saranno questi dispositivi espositivi, sarà deciso insieme, sempre tramite ascolto, mediazione e proposta.
Parallelamente a queste processo, si porterà avanti l’attività di censimento, mappatura, collegamento delle diverse articolazioni del patrimonio materiale e immateriale del quartiere. Partiremo dalla mappa realizzata dai bambini e dalle bambine dell’I.C. Via Maffi (partner della declinazione romana di P.ARCH) nei laboratori di storytelling curati da Melting Pro, integrando altri punti di vista, narrazioni e memorie, “estratte” attraverso laboratori e campagne di ascolto, aiutandoci e integrando progettualità già esistenti come quella sviluppata dal collettivo Invisibile – Ex Muracci Nostri, che da anni sta lavorando a una mappatura/narrazione dal basso del patrimonio del quartiere.
Il Museo Collettivo di Primavalle, insomma, è al contempo un oggetto e un processo, che vuole proporsi come interfaccia che abilita le narrazioni degli attori locali, che crea luoghi di produzione culturale e creativa, che costruisce percorsi di lettura del territorio potenzialmente implementabili all’infinito.

di Claudio Gnessi, Presidente dell’Ecomuseo Casilino

Regioni

Ti potrebbe interessare

Povertà educativa e Codiv19

di

“Chi viene a trovarci oggi?” “Nessuno” “Andiamo all’asilo?” “No” “Andiamo al parco?” “No” “Andiamo da nonna?” “No”. Al termine di questa sequela...

Ti presento un amico

di

L’attività che oggi vogliamo presentare si chiama “Ti presento un amico”. In queste settimane in cui il ritmo di tutti noi è...

Città e fumetti con “Super Heroes di quartiere”

di

GULP! Dei fumetti interamente creati da bambine e bambini di 10 e 11 anni! Si, è “Super Heros di quartiere” l’Almanacco illustrato...