Dopo la pioggia

di

In questo strano periodo così inatteso e così faticoso, a volte, come pratica di cura andiamo a riprendere i libri amati, li soppesiamo tra le mani e poi torniamo a sfogliarli.

 

Dopo la pioggia viene il sereno

brilla in cielo l’arcobaleno.

È come un ponte imbandierato

e il sole ci passa festeggiato.

 

È bello guardare a naso in su

le sue bandiere rosse e blu.

Però lo si vede, questo è male

soltanto dopo il temporale.

 

Non sarebbe più conveniente

il temporale non farlo per niente?

Un arcobaleno senza tempesta,

questa si che sarebbe una festa.

 

Sarebbe una festa per tutta la terra

fare la pace prima della guerra.

 

Gianni Rodari

Da “Filastrocche in cielo e in terra” ed. Einaudi Torino

 

 

Nel leggere questa poesia pensiamo che sia fatta per i nostri giorni, in cui a volte viene difficile guardare a naso in su liberamente, forse anche perché lo abbiamo coperto da una mascherina… Desideriamo tutti il tempo sereno e siamo sicuri che arriverà.

 

“La creatività è insita nella natura umana ed è quindi alla portata di tutti. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo”.

Così scriveva sempre Gianni Rodari, in un altro libro bellissimo intitolato “Grammatica della fantasia” (Ed. Einaudi Ragazzi).

 

Lo scrittore piemontese potrebbe essere a pieno titolo uno dei numi ispiratori del progetto “P.arch. Playground per architetti di comunità”, che a partire dalla correlazione tra povertà materiale ed educativa supporta le comunità educanti nel processo di crescita dei minori.

 

Made for skills si occupa all’interno del progetto di due attività particolarmente delicate e significative: la valutazione pedagogica (per comprendere se le metodologie creative utilizzate all’interno della sperimentazione del processo educativo innovativo introdotto dal progetto genera apprendimento nei bambini che partecipano alle attività) e la formazione dei formatori ma più in generale della comunità educante riguardo al complesso tema dell’apprendimento creativo e dell’apprendimento per competenze a scuola.

 

L’anno passato ci ha visti coinvolti in attività che prevedevano il confronto con docenti e genitori: focus group, incontri di formazione, somministrazione di questionari. Ci siamo ritrovati immersi nelle comunità educanti di progetto. Le abbiamo attraversate cercando di conoscerle, ascoltarle, riconoscendo bisogni, criticità, desideri, speranze in un processo di apertura collaborativa e arricchente che ci rende grati verso tutti i partecipanti.

E poi…è arrivato il tempo del Covid.

Il trauma che ha accompagnato il tempo della pandemia sta generando in noi reazioni e riflessioni ambivalenti. E in qualche caso anche sorprendenti. Su due desideriamo soffermarci: l’importanza dei beni comuni da custodire e rigenerare e la cura delle comunità educanti.

Quando parliamo di “beni comuni” facciamo riferimento allo “spazio scuola” della cui riqualificazione il progetto si occupa. Della sua esistenza “in tempi normali” non se ne sentiva la mancanza, perché, pur essendo indispensabile, era uno spazio sicuro. Con il lockdown e, ancor di più con il rientro in classe, tutti abbiamo sentito quanto era essenziale, “ci mancava”, era da custodire.

E insieme al “bene comune scuola” ci mancava “la comunità educante viva”: i maestri, i compagni, la vita, il sostegno reciproco, la capacità di collaborare e di mettere a frutto le proprie competenze tutti insieme.

Scopriamo che la comunità educante è uno spazio di opportunità, di confronto ed espressione, di scoperta di soluzioni a problemi complessi. Di tutto ciò come accade in qualsiasi comunità, a partire da quella familiare, è importante “averne cura”.

La partecipazione al progetto P.arch e alle sue attività offre alle comunità educanti del quartiere Primavalle di Roma, del quartiere San Giovanni Apostolo (ex C.E.P.) di Palermo e della cittadina di Favara, strumenti di cura personale e collettiva. Consapevoli di questa opportunità affrontiamo i tempi futuri, consapevoli che prima o poi “brilla in cielo l’arcobaleno […] come un ponte imbandierato e il sole ci passa festeggiato”.

 

Salvatore Francesco Anselmo

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