Era il 26 settembre 2018 e iniziava il meraviglioso viaggio di Panthakù che oggi termina: GRAZIE

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Diceva Madre Teresa di Calcutta che non è tanto quello che facciamo, ma quanto amore mettiamo nel farlo. Non è tanto quello che diamo, ma quanto amore mettiamo nel dare.

Mi riconosco molto in questa frase ideata da una donna straordinaria che dovrebbe essere, oggi, più che mai, esempio per tutti. Mi riconosco in quanto parte di uno dei tanti tasselli che in questi anni hanno fatto sì che “Panthakù. Educare dappertutto”, il progetto con capofila Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, fosse una realtà concreta. Tangibile. Viva.

Un vero e proprio amico fidato, con tanto di occhi per guardare in altri occhi e capire senza parlare, orecchie per ascoltare, una bocca per rassicurare e confortare, due braccia per accogliere e sostenere, due gambe per correre insieme, ora più piano, ora più velocemente. Due piedi pronti a sagomarsi per riflettere e poi a infilarsi, uno dietro l’altro per raggiungere l’obiettivo. Una testa per pensare e risolvere problemi, individuare soluzioni, creare speranze e felicità.

C’è voluto tanto amore e tanto ne abbiamo messo, tutti. C’è voluta tanta passione e ancora di più è stata profusa da studenti, famiglie, insegnanti e da tutti i partner di una rete che mi fa battere il cuore di gioia ogni volta che nella mia mente scorre il nastro dei ricordi.

I volti, i progetti, le proposte sempre vere, leali, anche nei momenti più difficili che abbiamo attraversato sempre insieme, come durante l’emergenza sanitaria. Perché sapevamo di essere uno e uno molto speciale, dove confluivano le specificità e le professionalità dei singoli, pronti a lavorare per un obiettivo comune, parlando la stessa lingua.

I ragazzi, il loro futuro, la loro accoglienza, il sostegno, il senso forte, anzi fortissimo di comunità.

Tutto questo è stato Panthakù e tutto questo continuerà ad essere, seppure in forma diversa, grazie alla comunità educante che vedrà in prima linea mamme e papà a cui vorremmo aver lasciato qualcosa di più forte di un bel ricordo.

Non è semplice ripercorrere un percorso così denso di emozioni, non è facile riuscire ad esprimere fino in fondo quello che provo. Il rischio della retorica è alto, ma quando le cose sono vere, credo che ci siano ottime possibilità di scansarlo.

Ci sto provando, semplicemente per dire a tutti grazie. Grazie di esserci stati. Grazie di aver saputo condividere. Grazie di aver sopportato e supportato. E come canta Vinicio Capossela: “E ancora mi innamora e mi fa sospirare così, adesso e per quando tornerà l’incanto”. L’incanto di Panthakù. Un filo che non si spezza, nonostante siamo arrivati alla fine di questo avvincente progetto che è stato famiglia, gioco, unione, condivisione, speranza, futuro. Un futuro che oggi affido a tutti coloro che, con la nostra stessa sensibilità, sapranno coltivare questi valori e farli crescere.

 

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