Media education, l’approccio educativo che sviluppa consapevolezza critica e competenze nell’uso delle tecnologie

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Una approfondita e interessante riflessione sull’uso dei media sin dalla primissima infanzia, per avere gli strumenti idonei a comprendere meglio le dinamiche e i messaggi da loro offerti e a rielaborarli autonomamente, approcciandosi in maniera critica, creativa e consapevole, a partire dal nido e dalla scuola dell’infanzia.

È stato questo il focus del seminario di formazione targato “N.O.I. – Nuove Opportunità per l’Infanzia”, organizzato dal Centro Studi Sociali sull’Infanzia e l’Adolescenza “Don Silvio De Annuntiis” venerdì 18 ottobre 2024 presso il Centro Studi di via Tagliamento a Scerne di Pineto. A incontrarsi educatori, insegnanti, coordinatori, pedagogisti, psicologi, psicoterapeuti, ma anche assistenti sociali, medici e genitori, che hanno ascoltato le parole dei docenti Giovanni Francesco Visci e Farnaz Farahi dedicate al mondo digitale, alla crisi educativa e alle sfide lanciate in merito alla “media education”.

Numerose le criticità che indubbiamente caratterizzano l’uso attuale dei media da parte dei bambini che sono stati evidenziati nel corso dell’appuntamento, come, per citare un esempio, i rischi relativi alla sovraesposizione all’uso degli schermi, il problema, per i bambini più grandi e per gli adolescenti, dei contenuti veicolati dai media che li possono indurre all’accesso indiscriminato a scene violente e pornografiche o quello relativo alle reti sociali che, se da un lato allargano i modi della comunicazione costituendo un sollievo per la solitudine, dall’altro sono anche fonte di rischio di molestie per l’anonimato della rete.

Evidenziati i rischi, l’incontro ha però cercato anche di sottolineare il fatto che, se ben utilizzate, le tecnologie digitali e la possibilità di comunicazione sono strumenti di partecipazione e di conoscenza sul mondo il cui vantaggio è incontestabile. Il mondo digitale è infatti connesso alla costruzione di identità, al bisogno di far parte e di appartenere a un gruppo e di essere riconosciuti nella propriasoggettività. La comprensione da parte di insegnanti, educatori e genitori delle opportunità offerte dall’utilizzo dei media potrebbe dunque portare a massimizzare le quantità comunicative (la comprensione) e generative (la nascita di nuove idee) di questi strumenti come linguaggio della ricerca educativa.

All’adulto spetta la mediazione culturale e professionale senza mai cedere alla tentazione e ritenere che i ragazzi che nascono nel tempo della rete non abbiano più bisogno di imparare e siano dispensati dall’educazione e dall’autoeducarsi. Nella “società in rete”, ha invitato alla riflessione il seminario, gli adulti di riferimento devono sollecitare costantemente bambini e ragazzi ad estrarre il significato delle informazioni ottenute e a confrontarle con le informazioni di cui si dispone. Solo così i ragazzi si aprono al confronto e alla “partecipazione”: procedure che intercettano le pratiche educative, i processi creativi, la vita di comunità e la stessa cittadinanza democratica e gli insegnanti e la scuola sono al centro di questa sfida, a partire dall’acquisizione delle competenze digitali necessarie.

 

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