Al Nido di Biccari l’uguaglianza è di casa
di hayetcoop
Nel Nido di comunità di Biccari l’integrazione è prassi e, soprattutto, l’uguaglianza la fa da padrona.
E’ il potere dei bambini che, forti della loro innocenza e della limpidezza del loro animo, non percepiscono alcuna differenza di genere, etnia, cultura, colore della pelle, nazionalità. In due anni, gli educatori della Cooperativa di Comunità Biccari, nell’ambito del progetto di Nidi di Comunità, hanno accolto quattro bimbi nigeriani e tre peruviani tutti (come del resto i piccoli del posto) con età compresa tra gli 8 mesi e i due anni e mezzo.
“Con i piccoli stranieri abbiamo avuto solo un problema iniziale che poi, non so nemmeno come, ha smesso di essere un problema: quello della comunicazione, dal momento che né i genitori né, a maggior ragione, i bimbi, parlavano l’italiano”, spiega Carmela Checchia, educatrice del Nido di Biccari. “Con loro, con i genitori stranieri, abbiamo inizialmente seguito la stessa prassi adoperata con i bambini di Biccari: all’atto dell’ingresso presso il nido, c’è stato un momento conoscitivo tanto della struttura quanto delle attività che proponiamo ai bambini”. Poi, l’idea che ha eliminato ogni possibile rischio di incomunicabilità: tanto gli educatori, quanto i genitori nigeriani e peruviani, si sono ‘accordati’ nell’utilizzare il traduttore linguistico disponibile su Whatsapp.
Di qui, ad attività concluse, nel corso del pomeriggio gli educatori provvedevano ad inviare alle mamme e ai papà resoconti accurati della giornata dei propri figli ma anche consigli utili ai fini della loro crescita sana ed equilibrata.
Raccomandazioni rivolte a tutti i genitori dei piccoli del Nido, italiani e non, solo attraverso canali comunicativi diversi. “Piano piano, intanto – racconta Carmela – i piccoli hanno cominciato a parlare l’italiano. Soprattutto i nigeriani che, ad oggi, parlano con noi in italiano e con i genitori in inglese”.
Non solo. L’integrazione con gli altri bambini è andata bene oltre ogni aspettativa tanto che, come ci racconta Carmela, “proprio un bimbo nigeriano è diventato ormai il ‘leader’ del gruppo”. Con i piccoli africani, sottolinea ancora l’educatrice, si sta cercando di fare anche un altro tipo di lavoro: “I nigeriani, in genere, sono molto legati alle loro usanze e tradizioni, soprattutto a quelle alimentari. Inizialmente li abbiamo lasciati fare. Poi, come facciamo con i genitori di tutti i bambini, abbiamo dato anche ai loro genitori delle linee guida sulla corretta alimentazione da far osservare a bimbi così piccoli.
Il tutto – conclude l’educatrice – senza essere troppo incisivi o irrispettosi della loro cultura”. Accanto alla naturalezza dell’integrazione tra i piccoli, Carmela sottolinea un altro aspetto relativo a quest’ultimo anno di attività al Nido: “La cosa eccezionale fatta quest’anno è stata proprio quella di lavorare con bimbi di diverse età. Perché tra 8 mesi e tre anni c’è un abisso. Abbiamo lavorato molto sulla relazione tra di loro, sulla separazione dalla famiglia oltre che sul rapporto tra genitori e noi educatori”.
Nel descrivere il lavoro svolto al Nido, Carmela traccia una traiettoria ben precisa nel progetto di socializzazione fatto fare ai piccoli in cui si è passati dal distacco dai genitori alla ricerca di attenzioni dell’adulto di riferimento, fino ad arrivare al senso di protezione che i bimbi più grandi hanno sviluppato verso i più piccoli. “Un processo complesso che i nostri bambini hanno vissuto in modo spontaneo e lineare in cui determinante si è rivelata la fisicità, la presenza costante e il contatto diretto, corporeo, con l’educatore”. Tante le attività praticate in questi mesi, tutte forti della partecipazione convinta di tutti i piccoli, attratti soprattutto dai travasi di materiale e dalle attività di manipolazione. “Sono attività – conclude Carmela – che abbiamo proposto soprattutto nei periodi di ambientamento perché attirano molto l’attenzione dei bimbi e, comunque, sono attività che non si fanno solitamente in casa. Molto apprezzati anche i giochi con l’acqua usata, alla fine, anche per lavare il materiale utilizzato durante l’anno dai bimbi (le costruzioni ad esempio). Un’attività, quest’ultima, che li ha molto responsabilizzati”.
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