Darsi un mano come buoni vicini di casa. Le famiglie in rete anche a Teolo
di networkeuganeo
Paola ha bel sorriso luminoso e la voce pacata. Abita a Teolo con la famiglia e con lei parliamo del progetto “Famiglie al Centro: la forza delle reti” promosso dal Centro per l’Affido e la Solidarietà Familiare di Padova Ovest assieme ai comuni di Abano Terme, Albignasego, Cadoneghe, Cervarese Santa Croce, Limena, Mestrino, Montegrotto Terme, Noventa Padovana, Ponte San Nicolò, Rovolon, Rubano, Saccolongo, Selvazzano Dentro, Teolo, Torreglia e Veggiano.
Il progetto di cui parliamo non riguarda l’affido, si occupa di un sostegno più informale, lieve, ma comunque importante.
“Ho due figli una ragazza di 18 anni e uno di 16 – ci racconta Paola – e da diversi anni abbiamo aderito al progetto, abbiamo alternato periodi in cui siamo stati famiglia accogliente e periodi in cui siamo stati famiglia ‘silente’ e comunque rimasti in rete e condiviso il percorso”.
Ma di che tipo di accoglienza si tratta?
Possono essere le più varie, accompagnare un bambino ad un allenamento perché sua mamma non ha la macchina o aiutarlo qualche pomeriggio nei compiti. Noi ad esempio abbiamo accolto una ragazza che veniva il sabato pomeriggio a casa nostra e facevamo insieme le cose normali che si fanno in una famiglia: dai compiti, ai giochi, cucinare qualche torta….
Quindi il progetto che obiettivi si pone?
Mettere in collegamento le famiglie che sono sensibili al tema dell’accoglienza e della solidarietà con famiglie che per una serie di motivi hanno meno relazioni sociali e per questo un piccolo aiuto per cose anche semplici, ma a cui non riescono a far fronte, può essere prezioso. Ci chiamiamo “famiglie in rete” ma è aperto anche ai singoli che hanno voglia di mettersi in gioco.
Ma come avviene l’incontro tra famiglie che richiedono un aiuto e voi?
Nella maggior parte dei casi è l’assistente sociale che partecipa alle riunioni presenta i casi di cui viene a conoscenza e insieme si pensa come gestire e supportare la situazione. Magari è una maestra che capisce che una famiglia ha una difficoltà e propone l’intervento all’assistente sociale.
E quindi avete delle riunione tra famiglie che aderite al progetto
Ci troviamo una volta al mese, sempre che non ci sia una necessità particolare. Durante questa riunione portiamo l’esperienza dell’accoglienza in corso e chi non ce l’ha contribuisce ascoltando e magari consigliando, la riunione serve a confrontarsi e a capire, se ciò che si sta facendo è giusto..
In qualche modo l’accoglienza non viene fatta dalla singola persona che si rende disponibile, ma da tutta la rete, da qui nasce il sostegno reciproco.
E con i genitori della bambina che avete accolto vi siete conosciuti?
Questo è un aspetto molto bello del progetto, vieni a conoscenza di altre situazioni, per cui alle volte sei portata a giudicare e non conoscere, ma così invece entri in relazione condividi i problemi, si crea un’alleanza, ed è bello vedere che la relazione persiste anche dopo il periodo di accoglienza.
In qualche modo è come quella che poteva essere in passato una relazione di vicinato, solo che oggi è facilitata dai servizi altrimenti l’aggancio non avviene, ci sono troppi muri…mi ha colpito quello che mi ha raccontato un’insegnante durante uno dei corsi che facciamo: la famiglia che ha aiutato erano dei vicini di casa che, in tanti anni che vivevano vicini, non sapeva che avessero bisogno di aiuto.
Ma c’è qualche regolamento?
Si firma una sorta di contratto di corresponsabilità in cui si stabiliscono le modalità, gli orari e gli obiettivi e nulla vieta che una volta conclusa la fase dell’accoglienza i rapporti continuino…
Ma, alla fine, come è andata con questa bimba che veniva da voi?
Veniva il sabato, l’unico giorno disponibile, e così andavo a prenderla e la portavo da me. Un po’ di compiti, la merenda e poi il gioco. E poi abbiamo visto che l’esigenza era di prolungare l’orario e abbiamo iniziato a cenare insieme e così abbiamo anche iniziato a scambiarci ricette tra le due famiglie ed è iniziato, soprattutto grazie alla cucina, un bel rapporto. E poi c’era più tempo per giocare anche per Andrea, mio figlio che voleva giocare con lei. Poi abbiamo fatto anche delle gite insieme, siamo andati a vedere qualche mostra
E la tua famiglia come ha vissuto questa esperienza?
Quello più titubante era il mio compagno, poi si è ritrovato a giocare a pallavolo con una semplicità immensa (ride), la bambina l’ha visto lavorare il legno e ha voluto che le insegnasse… i bambini ti coinvolgono… anch’io ho visto i miei figli in una altra luce quando sono in relazione ad una altra persona ed è stato importante anche per correggere il tiro su alcune cose, mi ha dato una visione nuova dei miei ragazzi. E per loro spero di consegnarli un’eredità morale e che sappiano che tutti abbiamo bisogno degli altri, la cose potrebbe invertirsi in ogni momento. E’ importante secondo me che possano vedere che la famiglie che si aprono e che glielo fai vivere…
E quante sono le famiglie qui a Teolo che partecipano alla rete?
Attualmente tre, ci saranno dei nuovi ingressi, stiamo promuovendo online i nostri obiettivi e cercando di fare entrare nuove persone. Negli anni molti sono entrati e sono usciti altre famiglie che comunque sono rimaste collegate e informate
Quali possono essere le difficoltà nel fare questo tipo di sostegno?
Di solito quando incontro qualcuno e parliamo di questa esperienza mi domanda: ‘come fai che hai così poco tempo?’ Beh, lavoro 8 ore e ho due figli, lo so bene, ma tutto è legato alla volontà e il tempo si trova e ciascuno può impegnare il tempo che ha a disposizione.
E si possono verificare delle difficoltà di relazione?
Ogni caso è a sé, alle volte può accadere che ci siano delle difficoltà nell’aprirsi e ci vuole tempo a creare una relazione, a fidarsi. Ma in generale non sono situazioni complesse, si tratta di un progetto preventivo in cui i casi si possono gestire in rapporto di automutuo aiuto. C’è anche una piccola formazione, poi si valuta insieme se è il caso è compatibile con le capacità e le competenze delle famiglie. Alla fine si tratta di essere semplicemente famiglie e accogliere per un po’ tempo un bambino o una bambina. Se vedo la nostra esperienza non abbiamo fatto niente di diverso di quello che potremo fare ospitando un compagno di scuola o l’amico di un figlio….è una cosa abbastanza naturale. Naturalmente all’inizio mio figlio era tutto agitato: “dobbiamo riordinare la casa” (racconta ridendo) e ogni componente della famiglia reagisce a suo modo…la ricetta è:spontaneità e voglia di conoscere persone, è molto più facile di quanto immagini.
E quando termina il periodo di sostegno non c’è un problema di distacco?
In realtà non dev’esserci separazione, sta a te mantenere il rapporto. Con il tempo abbiamo conosciuto i familiari della bambina, fanno parte della tua vita.
Mi capita tutt’ora di incontrare i genitori della bambina e recentemente abbiamo condiviso le ansie di questo periodo, ne abbiamo parlato, è stato molto bello…posso dire che mi porto dentro un pezzetto di vita di questa persona…
Si incontrano problemi particolari qui a Teolo?
Quello che emerge è l’isolamento, ci sono persone poco inserite anche perché è un territorio molto disperso è problematico muoversi, in altri luoghi, come a bastia dove vivevamo c’era anche più facilità nel chiedere, qui fanno più fatica. Ci sono meno legami anche tra le comunità immigrate
Dicevi prima che la cose potrebbe invertirsi in ogni momento…
Si, è importante è che si entri in una relazione alla pari con la famiglia a cui dai una mano, non con un atteggiamento di superiorità . La cosa bella di questo progetto è che ad esempio succede che qualche volta siano le famiglie accolte che diventano a loro volta accoglienti. Nella vita non si sa mai, è questione di momenti, bisogna esserne coscienti
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