Che succede nelle famiglie in quarantena?
di networkeuganeo
Mara Pavesi è una psicologa psicoterapeuta in forza alla Cooperativa “Progetto Now”, uno dei partner del Network Euganeo, e cura lo sportello di sostegno familiare aperto da prima dell’estate 2019 alle famiglie di Abano e Teolo. In questi giorni lo sportello è accessibile a distanza via whatsapp o via skype sia per le famiglie che già lo frequentavano che per le nuove.
A Mara Pavesi abbiamo chiesto come vivono le famiglie, e i bimbi in particolare, questa situazione.
La premessa doverosa è che ogni famiglia, ogni persona, di fronte a questa situazione vive una storia unica e particolare. Ci sono però aspetti che ritornano nei racconti e nei vissuti. Uno degli aspetti più ricorrenti ad esempio è la fatica. I bambini che frequentano le scuole, da quella dell’infanzia a quelle primaria e secondaria, hanno una scansione del tempo strutturata che conoscono bene. La scuola organizza per gli studenti tutta una serie di attività, i tempi sono prevedibili e i bambini li conoscono. A casa, invece – ci raccontano i genitori – questo tempo si è dilatato, i bambini fanno più fatica, soprattutto i più piccoli, a comprendere che non sono in vacanza e a seguire le attività che prima facevano a scuola, come ad esempio i compiti. Oltre alla scuola si sono interrotte anche tutte le attività sportive e ricreative che davano respiro alle famiglie.
I bambini sperimentano maggiori vissuti di noia e per questo può capitare che aumentino la richiesta di attenzioni, o tra fratelli creino dispute, il che affatica maggiormente loro e i genitori.
In questa fase sto sentendo quanto i genitori abbiano ancora più bisogno di uno sportello di sostegno anche solo per depositare vissuti, condividere fatiche, raccontare la propria “quarantena” e sentire che stanno facendo qualcosa di significativo e importante.
Le difficoltà emergono sia dal punto di vista delle relazioni, sia dal punto di vista della gestione familiare. Le famiglie sono state costrette a reinventarsi regole e ritmi, a rimettere in discussione la propria organizzazione, ad inventarsi delle attività e farle rispettare, oltre che tutelare il proprio lavoro ove possibile da casa. Emergono mille problemi anche molto concreti, ad esempio l’uso dei dispositivi tecnologici (pc,tablet,etc). In una famiglia con più figli in età scolare e un solo computer è difficile organizzare i compiti e le varie faccende per tutti.
Inoltre dove prima c’erano già relazioni difficili diventa più complicato rinegoziare alcune posizioni, se c’era un conflitto, in questa situazione, è possibile che aumenti la tensione del conflitto.
E voi come riuscite ad intervenire in questo groviglio che si crea anche grazie alla “quarantena”?
Sostanzialmente cerchiamo di raccogliere attraverso il colloquio il vissuto delle persone, di capire le difficoltà che stanno vivendo e di far emergere le risorse che possiedono e di cui magari non si accorgono. Raccontandosi mettono in luce le difficoltà, noi cerchiamo di equilibrare questo punto di vista sottolineando anche le risorse che stanno mettendo in campo. Ove necessario sosteniamo alcune posizioni che per fatica stentano ad imporsi sottolineando: ‘penso che ciò che stai facendo possa essere utile e importante’. Magari diamo qualche soluzione strategica.
Quali sono gli aspetti emotivi che tu rintracci in queste famiglie e che emergono con più nettezza?
Mi viene da dire che dal punto di vista emotivo ci sia una grande variabilità. Una preoccupazione ricorrente è quella di tipo economico. La cornice è una cornice di incertezza, ciascuno di noi ha dovuto ridefinire le aspettative di un futuro prossimo e concentrarsi nel qui ed ora, per altro un qui ed ora altrettanto incerto. Abbiamo cambiato i programmi, e siamo costretti a focalizzarci in questo presente che è pieno di fatica. Ma c’è anche il desiderio di fare le cose fatte bene. Nella maggior parte delle situazioni vedo anche un piacere dello stare insieme.
Mi sembra di osservare che stiamo attraversando tutta la sfera delle emozioni di base, con maggior intensità.
Immagino che con dei figli sia ancora più determinante sapere come gestire i conflitti
Si, la gestione del conflitto è parte della negoziazione di alcuni aspetti della quotidianità. La negoziazione tra punti di vista differenti viene fatta normalmente all’interno delle relazioni. Quando si sta insieme dalle 18 alle 21 (perché prima c’è scuola, poi danza e dopo la nanna) con una routine consolidata, in qualche modo c’è già un’organizzazione che aiuta a negoziare e ognuno sa già qual è il proprio compito. In questa fase c’è tutto da ridefinire. Il tempo in cui negoziare è tutto il giorno. Le negoziazioni soprattutto con i figli adolescenti sono più complesse. In alcune situazioni è difficile ottenere che il proprio figlio comprenda la necessità di stare a casa. E anche l’emotività accentua le difficoltà, quando una persona è più attivata emotivamente o stanca fa più fatica ad essere lucida e fa fatica a trovare un contatto con l’altro.
Poi ci sono i confitti coniugali che possono avere esiti diversi. Alcuni possono ridurre di intensità perché di fronte ad una difficoltà comune, altri purtroppo possono davvero degenerare. Un dato doloroso e tragico, per esempio, è la riduzione delle richieste di aiuto per violenza domestica subìta.
E i bambini come stanno?
I bambini più piccoli appaiono un po’ estranei alla situazione, apparentemente meno consapevoli, quelli un po’ più grandi sono annoiati dalla mancanza di contatti con i pari, quelli ancora più grandi, adolescenti, sono più consapevoli, chiedono di parlarne e si vogliono confrontare, alcuni di loro stanno facendo davvero fatica a stare a casa, tanti altri si sono organizzati in modo ammirevole con la “scuola a distanza”. Per tutti i nostri bambini e ragazzi è importantissimo essere raggiunti dalla scuola. Al di là dei compiti sapere che il tuo insegnante ti viene a “trovare a casa” costituisce un nutrimento affettivo importante in questo periodo. Tante scuole si stanno organizzando, ci vorrà del tempo, spero che venga compresa l’importanza relazionale di questo sforzo più che quella dell’apprendimento dei contenuti e dello svolgimento dei compiti.
Rilevi una sofferenza nei bimbi nel vedere gli adulti disorientati?
Siamo di fronte ad una situazione che nessuno può padroneggiare. Una situazione come questa è nuova per tutti. E’ bene che un genitore filtri quello che sta vivendo dal punto di vista emotivo e si impegni a rendere comprensibile per il bambino ciò che sta accadendo, a seconda delle età. Anche qui ci saranno differenze a seconda dal grado di contenimento emotivo. Credo che essere protettivi ma sinceri con i nostri figli sia la scelta più utile. Questo è il mondo in cui anche loro cresceranno e la realtà che dovranno affrontare. Mostrarci preoccupati ma non in panico, resilienti senza negare le difficoltà, responsabili e solidali credo che siano insegnamenti preziosi.
Comunque non hai rilevato situazioni fuori controllo?
No, in questa fase c’è stata una buona comprensione della situazione e un buon adattamento generale a quello che viene richiesto alle famiglie adesso. Ho percepito un grande senso di responsabilità, la consapevolezza che stiamo facendo questo sforzo per un bene collettivo. Non ho percepito, finora, la perdita del senso di quello che stiamo facendo anche se questo comporta un grandissimo stress per tutti.
Purtroppo temo che le situazioni con maggior difficoltà non raggiungano il nostro sportello e purtroppo forse ne sentiremo parlare tra qualche tempo. In questo senso mi sento di rinnovare l’invito a chiedere aiuto, ad isolarsi solo fisicamente come ci viene richiesto ma restare in contatto con “l’altro”. In fondo quello che conta davvero è l’esserci per l’altro. Esserci nelle difficoltà, nello stress, nella fatica; nella difficoltà, nello stress, nella fatica io esisto per te e tu esisti per me.
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