NEST, un progetto contro la povertà educativa

Attivare una rete di protezione integrata ed efficace a sostegno delle famiglie più bisognose significa anche mettere in campo interventi che prevedano la partecipazione di altri soggetti presenti nei territori. Un esempio concreto di questa progettualità di rete è NEST (Nido Educazione Servizi Territorio), un progetto nazionale di progettazione partecipata, nato all’interno degli Spazi Mamme di Save the Children. Della durata di tre anni, è stato selezionato dall’Impresa Sociale “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

LA RETE. Ha avuto inizio ad aprile 2018 e coinvolge 4 città: Roma, Milano, Napoli, Bari. Prevede una serie di azioni a supporto dei bambini nella fascia d’età tra 0 e 6 anni, con attività di vario genere. Tutti i servizi che il progetto prevede per i bambini e le loro famiglie si svolgono all’interno di luoghi specifici, hub educativi creati appositamente per NEST. «Nei casi di Milano, Napoli e Bari sono locali di proprietà del Comune, sono stati restaurati e messi a disposizione del progetto, mentre a Roma l’amministrazione non è voluta entrare nel merito della compartecipazione ad un’iniziativa territoriale di questo tipo», dice Debora Sanguinato, responsabile della comunicazione per il progetto NEST.

Il progetto, che vede l’associazione Pianoterra Onlus nel ruolo di ente capofila, coinvolge una rete di 21 partner tra cui enti del Terzo settore, amministrazioni, scuole ed enti del privato sociale. Save the Children è partner di progetto. «Molte associazioni fanno rete con il territorio, le attività ludico educative sono possibili anche grazie a realtà con cui siamo entrate in dialogo per altri progetti, e poi proviamo a dialogare con le istituzioni». I quattro partner implementatori di progetto si occupano della gestione diretta delle attività e delle iniziative territoriali negli hub: l’APS Mama Happy – Centro Servizi famiglie accoglienti, che gestisce l’hub di Bari, l’associazione Pianoterra Onlus a Napoli, la Cooperativa Sociale Antropos a Roma, l’APS Mitades a Milano.

I SERVIZI E LE ATTIVITÀ. Per quanto riguarda i bambini da 0 a 3 anni si fornisce un servizio educativo di custodia. «Ad oggi i criteri di accesso al nido sono principalmente su base economica. Questo progetto offre un servizio a quelle famiglie in stato di vulnerabilità socio-economica, con tutta una serie di attività, che si svolgono 4 ore per 5 giorni alla settimana. Si punta molto su un approccio pedagogico di qualità, favorendo l’apprendimento precoce. I bambini dai 3 ai 6 anni svolgono attività ludiche da soli o con i genitori. Il progetto prevede un ponte educativo tra le famiglie e l’associazione che gestisce le attività all’interno dell’hub: per cercare di sradicare tutti i presupposti, che danno vita ad un contesto di povertà educativa importante, i bambini giocano un ruolo determinante», continua Sanguinato. «Ci preoccupiamo di sviluppare in maniera precoce una serie di capacità nei più piccoli, ma se questo lavoro non viene supportato all’interno dell’ambiente familiare, tutto si perde: sappiamo quanto sia significativo il potere moltiplicatore sulle famiglie quando si tratta di bambini, per questo i genitori sono molto coinvolti».

 

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