Gianni Rodari e i compiti a casa

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Puntualmente, ogni anno, scoppia la polemica dei compiti a casa.

I genitori si dividono, le insegnanti pure. Sono utili? Sono troppi? Generano ansia e conflitti domestici? I pareri sono contrastanti.

Tra i sostenitori c’è chi dice che i compiti sono anche l’occasione per allenarsi all’autonomia, alla responsabilità e alla concentrazione.

I detrattori sostengono che i bambini e i ragazzi devono poter avere momenti a disposizione per sognare, immaginare, annoiarsi. La noia, infatti, è la condizione che permette di maturare un progetto, un’iniziativa.

 Ecco cosa ne pensava Gianni Rodari.

Caro signor ministro…

della pubblica istruzione
le scrivo di domenica
e non senza emozione.
Che oggi sia domenica
lo dice il calendario:
oggi lavora solo
chi fa lo straordinario.
Il fornaio non fa il pane,
il droghiere va alla partita,
l’impiegato non fa nemmeno
la punta alla matita.
Il ragioniere va a caccia,
il dottore va al cine,
riposano sull’aia
contadini e contadine.
I ferrovieri a turno
viaggiano su e giù:
uno fa andare il treno
l’altro guarda la Tivù.
Per me c’è solamente
il turno delle lezioni:
una domenica i verbi
e l’altra le frazioni…
L’idraulico ed il notaio
possono riposare,
ma il povero Carletto
ha i compiti da fare.
Insomma, del suo tempo
più non abuserò:
la legge è uguale per tutti
ma la domenica no.

Gianni Rodari

 

(da Il secondo libro delle filastrocche, Einaudi, Torino, 1985, pp. 116-117)

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