Lunetta Park a Bologna per contrastare la povertà educativa minorile
di ComBo!
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Nell’ultimo decennio è più che raddoppiata la percentuale di residenti in Italia in condizioni di povertà assoluta. Su oltre 5 milioni di persone che non possono affrontare le spese minime per garantirsi una vita accettabile, la fascia più a rischio è proprio quella dei minori: non più gli anziani, come accadeva fino a dieci anni fa, ma bambini e adolescenti sono i più colpiti dalla povertà.
Povertà non soltanto economica, evidentemente, ma anche culturale e socio-educativa. Di fatto, due facce della stessa medaglia: una famiglia a basso reddito ha meno possibilità di garantire opportunità educative di qualità ai propri figli, che a loro volta avranno più difficoltà ad acquisire un livello di conoscenze e competenze adeguato per affermarsi in un mercato del lavoro sempre più variegato e competitivo, quindi occuperanno posizioni subalterne a livello sociale e lavorativo. Insomma, un circolo vizioso che tramanda la povertà di generazione in generazione.
Come riportato dal rapporto dell’OCSE Education at Glance del 2016, l’Italia si caratterizza come uno dei paesi a più bassa mobilità educativa in Europa. Soltanto l’8% dei giovani italiani tra i 25 e 34 anni con genitori che non hanno completato la scuola secondaria superiore ottiene un diploma universitario (la media OCSE è del 22%).
D’altra parte, non è certo scontato che un adolescente che non ha mai avuto un libro in casa abbia l’ambizione di studiare per poter fare un lavoro appagante e ben remunerato e sembrerà banale, ma è pur vero che in Italia la metà dei minori non legge e 1 famiglia su 10 non possiede nemmeno un libro in casa.
Forse non a caso, nel 2017 l’Italia risulta al quarto posto in Europa per il tasso di abbandoni scolastici e nonostante il miglioramento registrato negli ultimi decenni la strada da percorrere è ancora lunga, soprattutto per il Mezzogiorno.
Il basso livello di competenze fondamentali in literacy e numeracy, quelle irrinunciabili per poter esercitare la cittadinanza attiva e l’apprendimento permanente nell’arco della vita, risulta fortemente correlato all’origine familiare e territoriale, quindi legato alle condizioni di esclusione sociale e culturale in cui crescono bambini e ragazzi.
Lo diceva Don Milani cinquant’anni fa e lo ribadisce il MIUR nel 2018: la scuola italiana è tuttora “di classe” e da essa “cadono fuori” (dropping out), sempre e molto di più, i figli di famiglie povere e povere di istruzione.
Allora ripartiamo da qui, ripensiamo un nuovo modello di scuola e, soprattutto, non lasciamola sola, schiacciata sotto il peso di sempre maggiori responsabilità: costruiamo comunità educanti attive e coese, capaci di garantire presìdi educativi territoriali stabili e duraturi.
Apriamo le scuole e le biblioteche scolastiche oltre i tempi ordinari e rendiamole centri di formazione e aggregazione al servizio delle comunità locali. Ripensiamo gli approcci didattici delle discipline curricolari e andiamo oltre, non dividiamo il sapere in compartimenti stagni e integriamo l’offerta formativa con l’educazione alla cittadinanza e le materie STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics), stimoliamo il pensiero critico e la creatività.
Contrastiamo il bullismo e il cyberbullismo perché dal clima scolastico e dal benessere psicologico degli studenti dipende anche la loro capacità di apprendere, ma soprattutto investiamo sull’educazione emotiva per crescere cittadini e cittadine consapevoli e responsabili, online e offline.
Coinvolgiamo le famiglie e sosteniamo le competenze genitoriali, le sfide educative spaventano meno se si affrontano insieme a chi condivide le stesse preoccupazioni ed è più facile se l’intervento di esperti è a portata di mano.
Potenziamo il carattere inclusivo della nostra scuola, prima al mondo ad integrare i bambini e le bambine con disabilità nelle classi ordinarie, collaboriamo con i docenti per diffondere metodologie didattiche innovative ed inclusive, attente ai Bisogni Educativi Speciali e capaci di valorizzare le diversità cognitive, fisiche, linguistiche e culturali. Riportiamo l’attenzione sull’importanza del processo di apprendimento, non soltanto sui risultati.
Da queste premesse e con queste ambizioni è nato “Lunetta Park – Educazione, Cultura, Territorio”, un progetto sostenuto da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, grazie nato dalla collaborazione tra la Cooperativa Sociale Archilabò, l’Istituto Comprensivo n. 21, il Quartiere S. Stefano del Comune di Bologna e altri dieci partner che da anni operano nel territorio per offrire servizi educativi e culturali.
Lunetta Park è un progetto pilota che si sviluppa nello scenario della Lunetta Gamberini, uno dei parchi più grandi e belli della città, all’interno del quale sorgono scuole, centri sociali, strutture sportive e aree gioco per bambini.
Qui la scuola torna protagonista con un intervento integrato che coinvolge alunni, famiglie, docenti, educatori e cittadinanza per abilitare il capitale sociale e relazionale del territorio e creare un modello di integrazione socio-educativa innovativo e replicabile.
Una grande opportunità di crescita ed uno sforzo collettivo di immaginazione civica e partecipazione attiva che, oggi più che mai, risulta necessario e doveroso per lasciare alle nuove generazioni l’eredità di un mondo all’altezza dei loro sogni.
Post scritto da Daniela Marreu, project manager di “Lunetta Park”
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