Isolamento sociale dei giovani: la sindrome di hikikomori
di Arciragazzi Roma
Sulla base di diverse ricerche e interviste è emerso che le restrizioni messe in atto per contrastare la pandemia hanno messo in luce ampie differenze e disagi nel mondo di ragazzi e ragazze tra cui l’isolamento sociale. Proprio per questo oggi il progetto Libera il Futuro vuole affrontare questo fenomeno: l’isolamento sociale dei giovani legato alla sindrome di hikikomori.
L’isolamento sociale coincide spesso con la condizione di ritrovarsi senza amici, senza legami significativi, senza una rete sociale di supporto, ma può anche essere una sensazione di non aver nessuno accanto a sé nonostante ci si trovi in compagnia. A volte è una condizione temporanea, di passaggio, altre volte è un bisogno di allontanarci dagli altri perché ci sentiamo inadeguati e insoddisfatti di noi stessi.
Il rischio più significativo è rappresentato da una crescente difficoltà e demotivazione del soggetto nel confrontarsi con la vita sociale che lo porta fino ad un vero e proprio rifiuto della stessa. In questo caso, quando l’isolamento sociale diventa pervasivo e duraturo si parla di“Hikikomori“: la sindrome di hikikomori. Di cosa si tratta? Scopriamolo insieme!
Hikikomori: Quando la quarantena diventa un “piacere”
Con il termine hikikomori si tende a descrivere una sindrome che colpisce giovani e giovanissimi. Il significato della parola hikikomori, termine giapponese che deriva dal verbo hiku (tirare indietro) e komoru (ritirarsi), è “stare in disparte, isolarsi”. Questo termine nasce per definire un fenomeno caratterizzato principalmente da ritiro sociale, una volontaria reclusione dal mondo esterno, isolamento.
Hikikomori: quali sono i sintomi?
Nonostante non esista ancora un’ufficiale definizione dell’hikikomori a livello internazionale, il Ministero della salute Giapponese (MHLW) ne ha indicato alcune caratteristiche e sintomi specifici:
- Stile di vita centrato all’interno delle mura domestiche senza alcun accesso a contesti esterni.
- Nessun interesse verso attività esterne (come frequentare la scuola o avere un lavoro).
- Persistenza del ritiro sociale non inferiore a sei mesi.
- Nessuna relazione esterna mantenuta con compagni o colleghi di lavoro.
- Si esclude la diagnosi di hikikomori qualora sia presente un disturbo psichiatrico di maggiore gravità che possa sovrapporsi ai sintomi di ritiro sociale (schizofrenia, ritardo mentale, depressione maggiore) o altre cause che possano meglio spiegare il ritiro sociale.
Come affrontare e curare la sindrome di hikikomori
La cura dell’hikikomori è ancora lontana dall’essere definita e varie strategie terapeutiche sono state provate. Spesso questi trattamenti includono un lavoro sul contesto, sulla famiglia e sulle relazioni in generale oltre ad un percorso di psicoterapia individuale.
Simile a molte altre condizioni psichiatriche, la cura dell’hikikomori spesso implica una combinazione di psicoterapia e psicofarmacologia. La terapia familiare deve comprendere sia il paziente che i suoi genitori, il trattamento cognitivo-comportamentale dovrebbe trattare l’ansia sociale, il senso di inadeguatezza e la bassa autostima.
Il percorso di cura prevede anche esercizi di esposizione alle situazioni temute, esposizione che dovrebbe essere finalizzata ad aumentare gradualmente il contatto sociale. Per coloro che sono ad un livello di auto-reclusione, il primo passo di solito dovrebbe comportare visite domiciliari ripetute. Altra strategia potrebbe essere il ricorso alle terapie on-line.
E’ ancora difficile definire interventi chiari. Molto spesso la scelta del percorso terapeutico migliore viene definito caso per caso, analizzando nello specifico le diverse caratteristiche del paziente.
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