L’isolamento raccontato da bambini e adolescenti ai tempi del Coronavirus

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Dalla Gran Bretagna giunge una ricerca dalle conclusioni piuttosto allarmanti sugli effetti dell’isolamento per il coronavirus per bambini e adolescenti.

C’è una forte associazione tra solitudine e depressione nei giovani, sia nell’immediato sia sul lungo termine. Questo effetto può rimanere latente. Motivo per cui potrebbero occorrere anche dieci anni per capire a fondo l’impatto che il Covid-19 può avere creato sulla salute mentale. Quindi occorre rafforzare i servizi di salute mentale, tra qualche anno potrebbe esserci un’ondata di casi di depressione.

Prima il gioco poi lo studio

Più lungo è un periodo vissuto in solitudine, maggiore è l’impatto sul rischio di ammalarsi di depressione tra i bambini e i ragazzi un maggiore impatto sui livelli di depressione.
Per questo, col ritorno a scuola è importante privilegiare il gioco rispetto ai progressi negli studi, così che riescano a ristabilire in pieno i rapporti con i compagni e a recuperare parte dei disagi patiti nel periodo di clausura.


La solitudine “condivisa”

Nello studio sono stati presi in esame bambini, adolescenti e giovani adulti: con un’età compresa tra 4 e 21 anni.
Dall’indagine è emerso che i giovani e i giovanissimi che sono da soli, hanno tre volte la probabilità di ammalarsi, in futuro, di depressione.

Isolamento e depressione sono spesso collegate, in entrambe le direzioni: la solitudine può generare una depressione, così come questa ha tra i suoi sintomi il ritiro sociale.

Tuttavia bisogna affermare che la clausura dovuta al lockdown ha avuto un aspetto particolare: è stata condivisa da tutti.
Questo potrebbe fare la differenza ed è pur vero che non si poteva andar fuori e vedere gli amici, ma in compenso per i bambini vi era una maggiore vicinanza con i genitori: un’eccezione, considerando che padri e madri sono spesso lontani per lavoro.

Questo aspetto, in alcuni casi, è servito a rinsaldare i legami.

Adolescenti sempre connessi

Gli eventi sono percepiti dai bambini sempre attraverso la mediazione dei genitori. Se il papà e la mamma sono sereni, lo sono di conseguenza anche loro. Nel loro caso, dunque, le ripercussioni della quarantena dipendono in larga parte da questo aspetto.

Quanto agli adolescenti, invece, la realtà fatta di una socialità quasi esclusivamente virtuale, ha attenuato la solitudine durante la quarantena. Negli anni recenti, e nell’ultimo in particolare, c’è stato un incremento dei contatti tra coetanei sul pc, sui social, sui cellulari prosegue l’esperto. Perciò gli adolescenti non hanno subìto un vero isolamento. Loro sono più abituati di noi a essere connessi in modo virtuale con gli amici.

Riabituare i bambini alla normalità

Sappiamo bene che i bambini e gli adolescenti sono coloro che hanno pagato il prezzo più alto durante il lockdown.

Non poter andare a scuola, non poter vedere le proprie maestre e i propri compagni di classe, non poter correre e giocare in un parco con i propri amici li ha certamente penalizzati.

Per questo dobbiamo, oggi, fare in modo di accompagnarli al ritorno a una normalità che vorremmo fosse più bella e sicura. E questa è tra le mission e gli obiettivi che caratterizzano il progetto Libera Il Futuro e le sue diverse attività.

Continuate a seguirci per scoprire le prossime novità.

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