Essere e diventare genitori, il punto di vista di un’esperta educatrice e doula

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Sono stati tre incontri formativi molto interessanti quelli promossi dal CISMAI nell’ambito del progetto Legami Nutrienti, di cui è partner, e condotti dalla dottoressa Romina Papini, pedagogista, educatrice e doula, sul tema dell’accompagnamento delle mamme nel loro percorso genitoriale e della gestione del rapporto interpersonale tra l’operatrice di home visiting, con il suo bagaglio culturale-esperienziale, e la famiglia con cui viene a contatto, con le sue convinzioni e le sue fantasie. Non a caso si è parlato di incontro tra mondi tra diverse culture riguardo la cura di un bambino.

La partecipazione agli incontri, conclusi nella metà dello scorso mese, è stata di circa 40 operatori di diversa estrazione professionale, proprio a testimonianza del fatto che il sostegno alla genitorialità coinvolge diverse figure professionali, tutte di fondamentale importanza.

Con la dottoressa Romina Papini, di esperienza ultraventennale come educatore nell’accompagnamento delle giovani mamme (italiane e straniere) all’esperienza del parto, abbiamo riflettuto sul tema dell’essere e diventare genitore.

 

Cosa significa per una donna diventare madre?

Con la nascita di un figlio la vita di una mamma e di un papà subisce una modifica totale e dirompente, non solo dal punto di vista pratico-logistico, ma sopratutto dal punto di vista emotivo perché vengono rivoluzionate le priorità, il modo di amare e il sapore delle cose.

(Foto di Sarah Chai by Pexels)

 

Quali sono i principali bisogni che le mamme, soprattutto nell’ultimo decennio, esprimono?

Intanto le mamme di oggi sono spesso sole per gran parte della loro gravidanza e ‘impegnante’ a corrispondere a tutto ciò che socialmente, seppur in modo spesso implicito, viene loro ‘richiesto’: avere un aspetto curato, essere performanti, sorridenti e possibilmente calme.

È come se non ci dovesse essere più spazio per la paura, lo sconforto, il sentimento di fragilità e inadeguatezza che normalmente accompagna ogni madre e ogni genitore; sentimenti di cui quasi ci si vergogna e che se si esprimo fanno temere il giudizio negativo. Molto spesso percepisco nei genitori il bisogno di una presenza costante che può essere fonte di benessere, incoraggiamento, rassicurazione e conforto.

 

Quali bisogni ed emozioni, invece, nei mesi successivi al parto?

Questo periodo per tutte le mamme ed i loro bimbi è speciale, importante e allo stesso tempo  molto delicato. Diventare genitore è difficile, a volte doloroso, spesso gioioso, sempre faticoso e per alcuni non è immediato. C’è bisogno di sentirsi accolti e supportati per la mamma e il papà che si  può e si sceglie di essere; c’è bisogno di presenza, che a volte si manifesta in sorrisi e carezze, un pranzo cucinato o la cucina sistemata, tal altre in parole, ascolto o anche silenzio.

(Foto di Polina Tankilevitch by Pexels)

 

Secondo la tua esperienza, quali azioni di accompagnamento verso la triade madre-bambino-padre sono necessarie nei primi mille giorni di vita?

Per fortuna è ormai noto che “i primi 1000 giorni sono un periodo irripetibile e fondamentale nel quale si pongono le basi affinché l’individuo cresca e sviluppi in modo congruo e sano”.

A mio parere dovremmo avere il coraggio, seppur con accuratezza e ponderazione, di aprire porte e prospettive che ci permettano di osare ed andare oltre al consolidato per rispondere meglio all’evolversi del contesto, dei bisogni che lo interessano e della cultura portata dalle persone e dalle loro famiglie. Credo sia necessario che i diversi servizi territoriali interessati alla cura della famiglia (sociali, sanitari, educativi) si conoscano ma soprattutto riconoscano nella propria importanza e specificità così da co-costruire e progettare sul territorio un’alleanza forte promuovendo, ove necessario, la sperimentazione di profili di intervento innovativi e lo sviluppo di nuove modalità d’approccio in risposta ai nuovi bisogni.

Bisogna “passare dal curare al prendersi cura” e sostenere le famiglie senza sostituirle rivalorizzando la rete parentale e di quartiere.

 

Come accompagnare una coppia genitoriale cercando di non imporre un proprio modello, ma rispettando le sue convinzioni educative e culturali?

È fondamentale esserci, saper stare a fianco e accompagnare con rispetto e fiducia, sopratutto  credere fino in fondo e con convinzione che nessuno può cambiare la vita degli altri se non con loro stessi. Ciò che affronta la coppia genitoriale nel momento della nascita di un figlio è un lungo e profondo percorso di trasformazione che implica una riassetto fisico e mentale. È utile essere presente come operatore della cura non nel modo in cui si pensa di doverlo essere, ma nel mondo in cui serve ai genitori.

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