L’identità di genere in adolescenza

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Riportiamo di seguito le riflessioni che la specialista dello sportello di ascolto dell’Istituto Comprensivo “Giovanni XXIII” di Terrasini (PA) ha effettuato alla luce del suo impegno nella scuola, reso possibile grazie al progetto Progetto nazionale L’Atelier Koinè, promosso e finanziato dall’ Impresa Sociale Con I Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile.

 

Parole come identità di genere e orientamento sessuale non sempre vengono usate correttamente.

Nella maggior parte dei casi, vengono confuse. La formazione dell’identità di genere è infatti uno dei primi fattori di identificazione e di solito inizia da bambini, tra i 3 e i 4 anni, ma il modo in cui ci identifichiamo non è in alcun modo collegato alla sessualità. Quando parliamo di orientamento sessuale invece ci riferiamo all’attrazione sessuale: sentimenti diretti verso persone dello stesso genere, del genere opposto, di entrambi i generi. L’adolescenza è il periodo della vita in cui un individuo comincia a comprendere il suo orientamento sessuale.

Negli ultimi anni stiamo assistendo ad una “Gender Revolution”, per usare un termine che descrive i profondicambiamenti che stanno avvenendo su questo tema. Primo fra tutti è il superamento del concetto di “binarismosessuale” che prevede l’esistenza di solo due generi (maschile e femminile), che è stato sostituito da quello di “spettro di genere” secondo il quale il genere si presenta in un’infinita varietà di forme, dimensioni e tonalità. Il genere è una costruzione tridimensionale, tutti i bambini e gli adolescenti costruiscono la loro identità di genere intessendo tre filiprincipali (natura, educazione, cultura) per arrivare a trovare quel genere che corrisponde alla loro specifica identità. Molti giovani si stanno spingendo oltre i costrutti binari per manifestare la loro identità di genere e, in questo percorso,abbracciano delle modalità più fluide di fare esperienza di sé stessi (Ehrensaft 2016). È emersa, infatti, negli scenari moderni sempre di più la difficoltà di alcuni adolescenti a riconoscersi in una definizione binaria, ritenuta semplicisticae limitante per un approccio più fluido del genere: questi adolescenti non sentono di appartenere esclusivamente né algenere maschile né a quello femminile, per tal motivo si tende a parlare di “non-binary”, “gender fluid” o “transgender”(Twist, de Graaf, 2018).

Il caso di G.

 

Età: 12 aa.

Come giunge allo sportello: G. viene incoraggiata dai professori a rivolgersi a me, lei chiede di essere chiamata L.perché non si identifica con le femmine, non si sente a proprio agio nel genere assegnato alla nascita sulla base del suosesso biologico.

Contesto familiare: non è stato possibile incontrare la famiglia, dalle informazioni raccolte G. ha un fratello che studia ingegneria, la mamma che fa l’istruttrice di fitness, il papà dipendente di un’azienda, ma G. non riesce a descriverecon precisione il lavoro che svolge.

  1. racconta di conflitti familiari tra il padre e la madre riconducibili prevalentemente alla presenza di un’amica della mamma che è dichiaratamente omosessuale e che il padre per questo motivo non gradisce. Racconta anche di una lite molto violenta in cui il padre ha letteralmente lasciato la madre fuori casa perché era rientrata molto tardi da un’uscitacon questa amica e se non fosse stato per G. la mamma sarebbe rimasta a dormire in macchina.

Modello educativo: i genitori sono abbastanza permissivi G. trascorre molto tempo con i suoi amici, per lo più maschi, gioca a skateboard, porta i capelli corti tinti di azzurro e nasconde ogni traccia di femminilità sotto vestiti larghi e tute mascoline. La mamma conosce i motivi per i quali G. si è rivolta allo sportello ma non è preoccupata anzi sorride e lasminuisce, il fratello è l’unico membro della famiglia che ha preso sul serio le sue dichiarazioni e ha detto alla sorella che per lui è molto strano pensare di avere un fratello e non una sorella ma non si opporrà alla sua decisione.

Contesto scolastico:

La scuola dovrà rappresentare in questo caso una “palestra” di società: proprio perché il fine dell’educazione è laproiezione degli individui nel contesto sociale allargato, rappresenta una “simulazione della società” che permetterà aicompagni di G. un esercizio di vivere sociale.

L’eventuale varianza di genere di G. a scuola non dovrà essere per gli insegnanti e per le persone che ci lavorano una novità difficile da gestire, dovrà liberarsi da pregiudizi morali lontani dagli stereotipi o ancora come un’inclinazione alla ribellione da contenere in tutti i modi, finendo di fatto per generare dei conflitti e dei problemi che possono contribuire al malessere di G. e talvolta anche all’abbandono scolastico. In realtà, la varianza di genere dovrebbe rappresentare una grande opportunità per apportare delle riflessioni e per intraprendere delle attività in materia didiversità che beneficino non solo il minore interessato, ma tutti gli alunni e l’istituto scolastico nel suo insieme.Obiettivi da raggiungere:

  • Riconoscere, rispettare, e supportare l’identità e l’espressione di genere di ;
  • Chiedere quali nomi e pronomi la persona preferisce che si usino;
  • Permettere a tutti i giovani di esprimere la propria identità di genere attraverso le loro scelte di vestiti, acconciaturee accessori;
  • Non tentare di cambiare la sua identità di genere o punirla per la sua espressione di genere;
  • Trattare le informazioni sull’identità di genere come confidenziali per garantire il suo rispetto e la sua privacy;
  • Fidarsi del fatto che la decisione di presentarsi in un genere diverso da quello assegnato alla nascita di un adolescentenon è stata presa con leggerezza o senza le dovute

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