Intervista doppia. Il Cantiere (Val Seriana) e Ecos Med (Messina) raccontano il progetto Ip Ip Urrà.
di chiromechino2
Questa volta tocca a Il Cantiere (Valle Seriana) e ad Ecos Med fare l’intervista doppia (a cura di Rossella Grasso).
A turno, due realtà della rete nazionale per l’infanzia Ip Ip Urrà fanno un breve bilancio della fase iniziale progetto.
Massimo Perrone, cooperativa sociale Il Cantiere della Val Seriana e responsabile Area Progetti, e Salvatore Rizzo, coop sociale Ecosmed che fa parte di del distretto sociale di Fondazione Comunità di Messina, coordinamento e formazione per i progetti sociali ed educativi, raccontano i primi sei mesi di progetto.
Ip Ip Urrà metodologie e strategie informali per mettere l’Infanzia, Prima è un progetto nazionale selezionato da Con i bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
Un progetto che prevede diverse azioni in rete in 10 città d’Italia.
In sintesi, tra le azioni:
FUORI GIOCO
Giocare negli spazi informali, dentro e fuori le mura di casa.
I TALENTI DEI PICCOLI E DEI GRANDI
Nascita degli hub dove valorizzare, promuovere e rinforzare i talenti dei componenti delle nostre famiglie.
LA CULTURA DEL SOSPESO
Potenziare gli spazi di incontro e scambio, alimentando la riflessione sul concetto del dono.
Il Cantiere (Val Seriana) e Ecos Med (Messina). Chi sono e di cosa si occupano.
IL CANTIERE
La Cooperativa è nata nel 1984 anni fa nella Valle Sriana, da un gruppo di persone che si dedicavano al volontariato e all’impegno politico-sociale. Il cantiere si occupa di pedagogia, infanzia, solidarietà con una particolare attenzione all’educazione. L’educazione è pensata e attuata come un’ azione pubblica e sociale. Educare bambini, adolescenti, giovani, genitori, organizzazioni, servizi significa stare in relazione con una domanda che connette i bisogni, i significati, i pensieri degli uni e degli altri: chi va educato e rispetto a cosa? La risposta a questa domanda va di volta in volta costruita nei luoghi in cui le persone interagiscono.
Scopri di più sulla cooperativa Il Cantiere.
ECOS MED
Ecos-Med nasce nel 1998 a Messina dal bisogno di creare spazi di relazione fra persone, associazioni, pezzi etici dell’economia meridionale, intere comunità ed i luoghi istituzionali dell’auto-organizzazione delle città.Facilitare collegamenti, valorizzando competenze e progettualità, rende possibile la promozione della giustizia sociale e di nuovi modelli di sviluppo locale sostenibile.
In questa prospettiva, Ecos-Med vuole essere un luogo dove il disagio personale e di comunità esce dalla solitudine emarginante ed entra in relazione feconda con altre realtà, con competenze differenti e con saperi multidisciplinari per divenire possibilità concreta di partecipazione, di co-progettazione, di inclusione senza omologazione.
Ecco l’intervista doppia a Massimo Perrone, cooperativa sociale Il Cantiere della Val Seriana e Salvatore Rizzo, coop sociale Ecosmed (Messina).
Qual è un primo bilancio delle attività di progetto iniziato durante l’emergenza Covid?
P: Il primo bilancio è positivo anche oltre l’aspettativa. Per come eravamo partiti perché in fase progettuale c’era il lockdown non c’erano grandi previsioni. Stiamo trovando, invece, grande disponibilità dei servizi, delle scuole, delle famiglie e di negozi. E c’è voglia di rinnovarsi. Abbiamo trasformato con attività da remoto e ci auguriamo di tornare presto in presenza.
R: La pandemia ci sta mettendo alla prova, sul piano personale e organizzativo. Quello che avevamo pensato non è possibile realizzarlo ma sta liberando creatività e nuove energie per raggiungere bambini e bambine di questo progetto. In queste mattine i bambini sono stati raggiunti a casa con un libro e poi abbiamo avviato laboratori di lettura da remoto. Sono bambini poveri non abituati a ricevere regali né libri e soprattutto a ricevere momenti di cura.
Quali sono i punti di forza del progetto?
P: Sono diversi. Il primo è la partnership con la rete di soggetti che hanno conoscenza e condivisione di intenti. Questo caratterizza la forza insieme è quello di pensarci dentro il territorio, in vicinanza delle famiglie e fuori la logica che i servizi sono al centro. In questo momento è compromesso dalla situazione ma localmente significa consolidare una pratica e processi già attivi in piena continuità: con le famiglie e con nuove idee grazie al partenariato come il tema del sospeso. Poi possiamo avere una grande visibilità delle azioni che andiamo a fare grazie alla dimensione nazionale del progetto.
R: La rete che ha dato vita al progetto è una comunità di pratica. Sono anni che collaboriamo e condividiamo una visione dell’educazione. Far parte di questa rete arricchisce con pensieri che diventano azione. Sul piano locale questo progetto si innesta in una policy che portiamo da anni sul territorio attraverso la prossimità e la cura per i più vulnerabili. Ci permette di lavorare in continuità che ci arricchisce non solo con le risorse del progetto ma anche con quelle della Fondazione Comunità di Messina. Stiamo sviluppando dei poli educativi che stanno diventando dei parchi dedicati alla bellezza e alla scienza con la fruibilità e l’accessibilità attraverso laboratori e sale immersive.
Quali sono gli obiettivi principali dopo questa fase iniziale?
P: Il primo è poter tornare sul territorio in presenza e attivare le iniziative previste. Abbiamo bisogno di ritrovare il contatto diretto con le famiglie e con i bambini che nella nostra zona sono penalizzati da un anno. L’obiettivo è quello di ricostruire azioni sul territorio. Poi vogliamo lavorare per ricucire una rete tra soggetti del territorio con gli enti che sono in contatto con la cooperativa. Dobbiamo uscire da questa fase di sospensione.
R: Tornare ad abitare i territori, svolgere attività in presenza con i bambini. Abbiamo scelto di lavorare con piccoli gruppi per la sicurezza ma il nostro impegno è con forme di animazione più larghi. Poi ci sono i gruppi autoaiuto e consulenza per genitori e insegnanti. E poi aspettiamo la bella stagione.
Che cosa rappresenta il progetto per il proprio territorio?
P: Bisognerebbe chiederlo al territorio. Credo che il progetto rappresenti un elemento di continuità offrendo strumenti e azioni per portare avanti ciò che facciamo. Bisogna consolidare determinate azioni e convincere i nostri amministrazioni di farle proprie nei piani di zona. Crediamo sia la cosa lasciata al territorio è questa metodologia.
R:Penso ai quartieri di periferia dove abbiamo scelto di lavorare. Stare nei luoghi brutti ed emarginati per farli diventare belli e a misura di bambini. Perché sia un processo di riscatto e rinnovamento del tessuto urbano, lavorando con i bambini ci permette di tessere relazioni con le famiglie e le istituzioni.
Cosa significa il progetto per la propria organizzazione?
P: Per noi è un trampolino di lancio. Una possibilità di esportare i saperi, contaminare e farsi contaminare con un salto di qualità progettuale. L’indicazione ai miei colleghi è quella che sia un modo per uscire solo dalla dimensione operativa e che sappiamo dire qualcosa sulle politiche per l’infanzia.
R: Per noi questo progetto come altri in tempi complicati è una sfida e opportunità allo stesso momento. Sfida è restare prossimi nelle attività educative che non sono in presenza. È un’opportunità perché consolida processi e ci mette in rete, si cresce anche per questo lasciandoci comunicare dal buono che avviene altrove. Per noi è importante che diventi una comunità di pratiche capace di contaminare le politiche per l’infanzia: l’educazione è un affare pubblico, non privato e a un territorio consente di crescere anche economicamente.
Ip Ip Urrà in una sola?
P: Gulliver, un gigante tra tanti nani
R: Giocare è una cosa seria.
Ip Ip Urrà ha dato vita alla pratica solidale della cultura del sospeso. Scopri come aderire.
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