Il bullismo e i suoi molti volti: ecco come lo abbiamo affrontato
di Inclusi
«Cosa vi portate dietro dopo questo lungo e difficile anno scolastico?»
Andrea guarda i ragazzi e sa bene che è stato davvero un anno faticoso per tutti. Poi, mentre cammina tra i banchi e sbircia i loro disegni, scorge due occhi che lo guardano da un foglio, i suoi stessi occhi. Si avvicina ancora ed ecco che tutto il suo viso appare e sotto anche il suo nome, Andrea. È proprio lui, l’educatore, che l’alunno ha disegnato, è lui che ha scelto di portare con sé alla fine dell’anno.
Il bullismo può mostrarsi in molti modi e ogni classe, gruppo, alunno è un mondo a sé, con le sue storie ed atti che possono nascondere azioni di sopraffazione.
Per questo ogni percorso è unico, singolare, un pezzettino creato appositamente per quel contesto e pensato proprio per quei ragazzi, con gli educatori pronti ad ascoltarli e guidarli in questo difficile percorso.
Ci sono classi in cui le dinamiche non sono evidenti o immediatamente riconosciute dal gruppo, altre invece in cui gli atteggiamenti sono molto espliciti e possono riguardare l’abuso e l’utilizzo delle nuove tecnologie.
«Che cos’è il bullismo?», in ogni caso è da qui che partiamo.
Dalla conoscenza, dalla consapevolezza, dal riconoscere qualcosa che fa parte del nostro vivere quotidiano, ma a cui forse sino a ora non siamo riusciti neanche a dare un nome.
Osservare, riconoscere, raccontarsi. Grazie a dei bigliettini anonimi gli alunni hanno potuto esprimere liberamente quello che vedono, provano, temono. Sui loro volti abbiamo letto il desiderio di approfondire e mettersi in gioco. La confusione iniziale lasciava man mano spazio alla consapevolezza.
«Chi sono i protagonisti?»
La drammatizzazione è uno strumento potente per entrare a fondo in argomento e coinvolgere i ragazzi emotivamente. Sono stati loro a individuare i personaggi che popolano questo dramma: il Bullo, la Vittima, il Complice, l’Aiutante e l’Indifferente.
Affiora una riflessione: “bullo” non è solo una parola, un’etichetta, ma è l’agente di una dinamica che coinvolge un gruppo intero e questo tipo di dinamiche spesso sono difficili da riconoscere e soprattutto da gestire. Per questo è importante offrire strumenti e strategie, dare ai ragazzi l’opportunità di appropriarsene e sperimentarle.
«Perché il Bullo si comporta così? Come lo affrontiamo?»
Ancora una volta il potere del dramma ha coinvolto i ragazzi, aiutandoli a immedesimarsi e a individuare le strategie più adatte in determinate circostanze.
Dopo il “dramma” tutti, attori e spettatori, raccontano il loro sentire, le emozioni e i sentimenti che hanno provato. La rivelazione è che, per quanto ci si possa sentire diversi da chi ci sta accanto, in realtà possiamo provare le stesse cose.
Emerge un ricordo: una partita di pallone.
Un ragazzo si fa avanti.
Ragazzo «Durante la partita mi sono comportato da bullo»
Educatore «Perché pensi di aver agito così?»
R. «Perché è così che funziona il gruppo»
E. «E come ti senti quando fai il bullo?»
R. «Mi sento male»
Entra in gioco l’empatia, una parola che, a differenza di “bullo”, i ragazzi conoscono poco. Ma per spiegarla le parole forse non bastano. Allora si fa un collage: tanti piccoli pezzettini provenienti da autoritratti fatti dai ragazzi che restituisce l’immagine di un gruppo. È così che mi rivedo nell’altro, vedo me, vedo il gruppo classe.
Un piccolo semino è stato gettato, i ragazzi scoprono che co-operare, “fare insieme”, fa sentire molto meglio rispetto al “competere”, al gareggiare, al voler vincere a ogni costo.
È stato aggiunto un altro pezzo a questo puzzle complesso e avvincente; ci siamo avvicinati a svelare quel che spesso viene tenuto nascosto e abbiamo capito che possiamo farlo insieme! Una tessera è stata aggiunta dal progetto Inclusi!
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