La Grazia, di Marcelo

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Marcelo è nato in Perù, dove ha vissuto fino ai quindici anni. Sua madre lavora in Italia e l’aveva lasciato con la nonna e lo zio. Aveva tredici anni quando è stato messo in una casa famiglia perché era sempre per strada, frequentava brutti giri, fumava e beveva. Ma quando Maria, la mamma, è tornata in vacanza ha deciso di portarlo in Italia con sé.
Sono arrivati a Napoli nel luglio 2019 e si sono rivolti a Dedalus, per avere supporto e orientamento per la sua iscrizione a scuola. Inizia il primo anno di Odontotecnica e di pomeriggio frequenta la sede di Officine Gomitoli partecipando ai vari laboratori offerti.
Il primo periodo con la madre e il suo nuovo compagno, da cui ha avuto un’altra bambina, sembra andare bene. Quando Maria capisce l’orientamento sessuale del figlio, cosa che non riesce ad accettare, iniziano le prime accese discussioni. Trascorrono due anni di relativa armonia prima che la madre scopra, sul cellulare del ragazzo, immagini di nudo che inviava a altri uomini e chat di appuntamenti in cui si parla esplicitamente di sue prestazioni sessuali in cambio di soldi.
La mamma lo caccia di casa e Marcelo sparisce per dieci giorni sostenendo di essere ospitato da amici. Grazie alla mediazione di operatori e operatrici di Officine Gomitoli, ritorna a casa e promette di pensare soltanto alla scuola, ma, a quanto pare, questa non è una sua priorità. Esce presto al mattino ma a scuola non ci arriva e non si sa dove vada. Le discussioni in casa sono sempre più frequenti e, quando diventa maggiorenne, la madre lo sbatte fuori di nuovo. Lui sparisce per giorni, poi sempre con l’aiuto degli operatori che lo seguono per il progetto Grazia sotto pressione, e che riescono a mediare con la mamma, ritorna a casa.
Nel novembre 2021, Marcelo va in ospedale, accusa dolori e ha una macchia cutanea, gli viene diagnosticato il fuoco di Sant’Antonio, ma la cura risulta inefficace e lui sta ancora male. Quando per richiedere il certificato STP, perché il ragazzo vive da irregolare in Italia, si reca dal dottor Gualdieri che gli prescrive una serie di esami che gli diagnosticano l’HIV.
Non ha consapevolezza della gravità della malattia e insiste con la mediatrice che lo accompagna a fare tutte le le visite mediche, di non comunicarlo sua madre. Tramite l’area sanitaria di Dedalus, si prenota un primo appuntamento all’ospedale Cotugno per iniziare il percorso terapeutico, ma lui non si presenta perché la sera prima aveva avuto un violento litigio con la madre e il suo compagno, tanto concitato da richiedere l’intervento della polizia. Si fissa un nuovo appuntamento, ma lui prende il Covid, quindi non ha ancora iniziato la terapia, anche se, nel frattempo segue un percorso psicologico.
Marcelo nega la realtà, vive in mondi paralleli, non ha chiaro ciò che vuole, non ha accettato il suo orientamento sessuale e, soprattutto, la gravità della malattia che ha contratto.
Anche sua madre ha iniziato un percorso psicologico, sempre tramite il progetto Grazia sotto pressione. Per riprenderlo in casa, ha imposto a suo figlio di riprendere la scuola che aveva abbandonato e lui lo fa soltanto per accontentarla. In realtà a chiesto alle persone di Dedalus che lo seguono di aiutarlo ad accedere a una comunità terapeutica, perché non vuole vivere più con la mamma, cosa che molto probabilmente farebbe bene a entrambi. Ma poiché non è una cosa che può avvenire immediatamente, gli è stato chiesto di provare a mantenere una relazione tranquilla con la mamma, che permette di lavorare meglio per lui e il suo futuro.

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