La Città Immaginata. Laboratorio a cura di Silvia Mastrorillo

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La Città Immaginata rientra in un ampio intervento educativo dedicato alla classe 3B dell’I.C. Bovio Colletta di Napoli. Una classe in cui le singole condizioni di fragilità esistenziale e povertà educativa, unite a una generale disaffezione all’apprendimento, rischiavano di costituire le basi di un precoce fallimento formativo.
La classe è stata al centro di un progetto pilota iniziato nell’anno scolastico 2021/22 che ha previsto la presenza quotidiana di un’educatrice che, per tre ore al giorno, in co-progettazione col corpo docenti, ha sostenuto la costruzione di percorsi interdisciplinari basati su una didattica di tipo laboratoriale con metodologie di apprendimento formale e informale che avevano la finalità di migliorare la motivazione all’apprendimento e il clima di classe.

In questo più ampio percorso di trasformazione della proposta didattica e formativa, il corpo docente ha proposto di sperimentare una nuova modalità di svolgimento dell’esame orale per la licenza media: sostituire la classica tesina con un compito di realtà nel quale i ragazzi e le ragazze si sono sperimentati come progettisti e architetti della loro città.

La Città Immaginata è stato il percorso interdisciplinare che ha supportato le e gli studenti nella costruzione di questo compito di realtà accompagnandoli per tutto l’anno scolastico, fino all’esame.
La progettazione del percorso ha messo a sistema le osservazioni fatte nella sperimentazione dell’anno precedente. Soprattutto in situazioni esistenziali di grave vulnerabilità, affinché la scuola risulti motivante e sostenibile, è necessario che gli apprendimenti disciplinari siano sostenuti da esperienze che permettano a ragazzi e ragazze di esprimere il loro mondo interno e accrescere il senso di auto-efficacia verso quello esterno. Per molti e molte di loro la conquista della parola è un percorso intriso di ostacoli perché bloccato da emozioni di sfiducia e percezioni di inadeguatezza, in questi casi, più che altrove, risulta prezioso “imparare facendo”, “pensare con le mani”, valorizzando la più antica ed elementare delle corrispondenze, quella che lega la mano al cervello, il ragionare al costruire, come direbbe Franco Lorenzoni citando Emma Castel Nuovo.

La Città Immaginata, partendo da queste intuizioni e sostenuta dalla metodologia del Tinkering, parte dal gesto spontaneo della costruzione di strutture, giungendo alla messa in parola, alla narrazione del sé e del circostante, reale o immaginario. L’obiettivo del percorso è stato quello di aprire uno spazio di pensiero, di narrazione e di trasformazione immaginaria della propria città, un percorso partecipato attraverso il quale si lavora alla costruzione fisica e simbolica di una città possibile. Partendo da elementi di appartenenza e di realtà, le studenti e gli studenti sono stati invitati a innestare elementi di fantasia, grazie ai quali immaginare un processo di cambiamento del loro territorio. Per giovani che vivono esperienze di ghettizzazione, che a loro volta producono un’interiorizzazione della marginalità, la conoscenza della città spesso si limita ai confini del quartiere in cui vivono che, spesso, segnano anche un codice di appartenenza alla propria comunità. Rintracciare questi segni significa tener conto della Mappa Emotiva che si ha del proprio territorio, che non coincide necessariamente con la cartografia delle città.

La prima fase del laboratorio è stata dedicata alla costruzione partecipata di questa mappa attraverso cui è possibile raccogliere il punto di vista dei giovani sul territorio ma anche le emozioni ad esso legate, facendo emergere dati che la cartografia tecnica non è in grado riportare. Un’occasione di racconto di sé e dei propri universi di significati.

La seconda fase è stata dedicata al processo di costruzione fisica della città a cui è indissolubilmente legato il processo di narrazione: costruire la città con le proprie mani rappresenta la possibilità simbolica di intervenire sul proprio territorio e la possibilità di inserire elementi di fantasia, amplia gli orizzonti di desiderabilità sul proprio futuro. Mentre si costruisce, si prova a dare un nome e un significato alla materia che prende forma. Si immagina dove si trova questa struttura, quale sia la sua funzione, come è nata, chi ha contribuito alla sua costruzione, da chi è abitata o frequentata. Questi diventano gli elementi narrativi attorno ai quali ciascun ragazzo e ragazza scrive la storia della propria struttura, una storia che, inevitabilmente, contiene riferimenti a quella personale, dando vita a uno spontaneo processo di scrittura dove gli aspetti autobiografici sono talvolta così espliciti da rispecchiare i protagonisti delle storie, altre sono velatamente rintracciabili in metafore che danno vita a interessanti espedienti narrativi.
In questo procedere, il confronto tra pari è avvenuto in modo naturale, contribuendo a costruire intrecci tra le trame delle diverse storie che hanno portato alla realizzazione in gruppo delle strutture e, infine, alla costruzione dell’elaborato collettivo nel quale le singole strutture hanno contribuito alla costruzione della città.

Nella terza e ultima fase, sono state realizzate delle tavole grafiche riassuntive del percorso interdisciplinare che hanno sostituito la tesina e rappresentato il supporto materiale per la presentazione del lavoro in sede di colloquio orale: le strutture sono state oggetto di studio geometrico, trasposte in assonometrie e proiezioni ortogonali; i luoghi della città reale in cui collocare le strutture immaginarie sono diventati occasione per approfondire aspetti della storia antica e contemporanea di Napoli, ma anche miti e leggende ad essa legate. In alcuni casi, nelle strutture sono stati innestati dei piccoli esperimenti scientifici come piccoli circuiti elettrici per l’accensione di led, ologrammi e giochi di luci ed ombre.

La Città Immaginata è pensata come un dispositivo pedagogico che può continuare a modificarsi nel tempo, proprio come è possibile modificare nel tempo i luoghi che si abitano; un’occasione di rigenerazione urbana ma anche di generazione costante di sé, nell’ottica della crescita e dello sviluppo personale.

L’esperienza nel suo complesso è risultata significativa per giovani e anche per le persone adulte che hanno sperimentato un modo nuovo di fare scuola, contribuendo alla trasformazione non solo della didattica tradizionale ma anche del dispositivo d’esame, tracciando strade di percorribilità futura.

 

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