Alimentarsi di attenzioni

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Ieri pomeriggio si è svolto on line in sesto incontro del ciclo S.O.S. ADOLESCENZA riguardante il rapporto con il cibo in età adolescenziale. 

Il percorso formativo, organizzato dalla cooperativa sociale Il Faro, nell’ambito delle azioni promosse dal progetto G.O.A.L.S. (Impresa Sociale CON I BAMBINI di Roma), di concerto con il Liceo “G. Leopardi” di Macerata, è principalmente rivolto a genitori e docenti e propone riflessioni e confronti in vari ambiti riguardanti il rapporto genitori – figli.

Da gennaio ad oggi si sono articolati, con cadenza quindicinale, web-talk riguardanti il ruolo genitoriale, alcune peculiarità del “mondo adolescenti”, quali stereotipi sociali, pregiudizi, conflittualità, disturbi ansiogeni e alimentari. Il ciclo di incontri si concluderà a maggio, con un’ultima considerazione sulle dipendenze tecnologiche, tema oggi più che mai attuale. 

Ieri pomeriggio si è trattato il tema dei disturbi alimentari….ragazzi che vivono un momento di dispercezione della propria immagine corporea, che faticano a riconoscerla ed accettarla, che si misurano costantemente con sé stessi e con gli altri, che cercano attenzioni e certamente, spesso latentemente, aiuto.

La riflessione che si vuol proporre, quindi, riguarda il ruolo e la valenza educativa che familiari, docenti ed educatori hanno e che con impegno e lungimiranza possono agire a favore del “benessere psicofisico” degli adolescenti stessi e più in generale della comunità.

I giovani spesso agiscono in risposta a richieste provenienti “da altri”, solitamente genitori o caregiver, tendono, a volte inconsapevolmente, a richiamare l’attenzione su di sé, hanno un costante bisogno di approvazione e di conferme, sono di fatto sensibili al giudizio. 

Sui piatti di una ipotetica bilancia oscillano tra sentirsi vincenti o perdenti, quasi mai realmente indifferenti, rispetto alle dinamiche della vita quotidiana, degli obiettivi da raggiungere, dei successi da presentare alla comunità.

In bilico sulle proprie gambe, oscillando sulle punte, si fronteggiano anche con modelli virtuali, social o artistici, che diventano icone da venerare o esempi da seguire o forse da temere o evitare.

La pandemia che stiamo vivendo non aiuta di certo….chiusi in casa, davanti ad un PC o un tablet, sfogliamo tutti immagini che diventano sempre più nostre o che ci invadono, incombendo su di noi. Nel mentre tutti, adolescenti ed adulti, non usciamo, ci muoviamo poco, ci annoiamo, non ci abbracciamo più, ma ci osserviamo, spesso ci giudichiamo e ….mangiamo, cuciniamo, digiuniamo…in un tempo irreale e sospeso, in un ormai costante “stato di attesa”. Un abbraccio mancato, però, inibisce il contatto, l’accoglienza e l’incontro, la percezione del Sé corporeo e della fisicità altrui.


Mangiare tanto, mangiare poco, smettere di farlo, abbuffarsi e poi pentirsene, aprire il frigo ad ogni ora, sono manifestazioni di un disagio emotivo, che diventa di fatto disturbo e infine patologia, o meglio che può aprire la strada all’insorgere di una o più patologie interconnesse. 

La ragazza o il ragazzo che comincia ad assumere condotte alimentari inusuali, che manifesta comportamenti “sentinella” sta dicendo a noi adulti qualche cosa di importante, di certo ci sta chiedendo attenzione. Ecco qui dovremmo noi adulti, genitori, fratelli e sorelle, docenti, educatori, fermarci….fermarci e tendere le orecchie, sgranare gli occhi e aprire le braccia… realmente ed idealmente (forse) sia a casa che a scuola. 

Importante è sempre lavorare in prevenzione, prima ci accorgiamo che qualcosa non va, prima lo affrontiamo e magari contribuiamo alla sua risoluzione. Incontri come quello che si è svolto hanno proprio l’intento di condividere riflessioni, esperienze e buone prassi. Comprendere che il disturbo alimentare riguarda gli stili di vita, valori e credenze e soprattutto il sistema delle relazioni, è un passo importante nell’accompagnamento alla crescita dei giovani. 

Con il progetto G.O.A.L.S. proviamo ogni giorno a sostenere famiglia e scuola in questi importanti momenti di vita e siamo davvero contenti che tanti genitori ed insegnanti scelgano di percorrere tratti di strada fianco a fianco, testimoni così di buone pratiche educative e sociali.

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