Adolescenti e internet: il buono del web

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Mio figlio di 15 anni passa mediamente 5 ore al giorno su YouTube, lo sappiamo tramite un app. è tantissimo tempo. Inoltre, anche quando è con noi ha sempre il telefono in mano. Cosa possiamo fare? Ci sembra di non riconoscerlo più.

Sono tante le richieste che arrivano al Minotauro di genitori e parenti preoccupati per l’utilizzo prolungato di internet e dei device.

Certo cinque ore sono tante, ma in che modo vengono impiegate?

Ricordiamoci che il mondo di Internet non è solo Social Network, ma anzi è ricco di potenzialità: in termini di opportunità di lavoro futuro, nuovi servizi, ma soprattutto può rappresentare un sostegno nei compiti evolutivi dell’adolescente.

Ormai è un dato di fatto che nella società in cui viviamo distinguere online e offline non ha più senso: viviamo onlife, dove la dimensione vitale, relazionale, lavorativa, sociale e comunicativa si intrecciano, creando una continua interazione tra la realtà materiale e analogica e la realtà virtuale e interattiva.

Il messaggio con cui abbiamo iniziato l’articolo, intercetta una reale angoscia nei genitori che vedono e percepiscono un cambiamento nel figlio. È sicuramente doverosa e spontanea una lettura dei genitori, ma attenzione al rischio di limitare la valutazione dell’utilizzo di internet solo attraverso un’applicazione di controllo e gestione del tempo.

Indaghiamo, capiamo come il ragazzo investe il suo tempo su YouTube o davanti a uno schermo. Non fermiamoci a contare le ore.

Iniziamo a legittimare i ragazzi delle proprie sperimentazioni. Troppo spesso internet viene ancora visto come un non spazio, un luogo attraverso cui evadere dalla realtà. Per i ragazzi il web offre la possibilità di essere attivi e (più o meno) protagonisti. Condividere pezzi di sé online significa per i ragazzi esistere e avere un valore tra tanti. Ecco perché spesso gli adolescenti seguono influencer, punti di riferimento che permettono di farli sentire parte di qualcosa, di un gruppo più ampio, ma anche perché tra gli argomenti affrontati ci sono tematiche tabù che ancora gli adulti faticano a trattare (sofferenza, sesso, futuro possibile etc)

Oltre ai social, anche i videogiochi con una logica collaborativa e competitiva si inseriscono in questa dinamica di messa in rete, condivisione e collaborazione. Due modalità per non interrompere mai il contatto con l’altro e tenere sempre una finestra aperta sul mondo.

Siamo tutti d’accordo che il gioco è parte integrante e fondamentale nella crescita, tanto che anche nella formazione aziendale si usa la gamification per supportare i processi aziendali e migliorare le performance.

Attraverso il gioco la mente si allena, attiva circuiti neurofisiologici e acquisisce nuove competenze.

Perché quindi stigmatizzare l’uso dei videogiochi?

 

Ascolta il podcast Adolescenza in (video)gioco con Tommaso Zanella, psicologo e psicoterapeuta della Cooperativa Sociale Minotauro

Ascolta “Adolescenza in (video)gioco” su Spreaker.

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