Via Padova d’In Campo
di giovaniconnessi
Luci, colori, forme e impressioni di Via Padova attraverso gli occhi dei fotografi, ragazzi e ragazze, del laboratorio In Campo della Cooperativa Minotauro
Una delle ragazze che partecipa ai nostri laboratori di fotografia una volta mi ha detto “il laboratorio mi permette di uscire dalla mia comfort zone stando però sul confine, di mettere il piede fuori di casa stando in un ambiente che non sento come giudicante: li non mi sento gli occhi puntati contro. Non tutti però si sentono di voler fare quel passo e anche io certi giorni faccio proprio fatica”.
In Campo è il laboratorio di fotografia dell’istituto Minotauro rivolto a ragazzi tra i 14 e i 17 anni che si trovano in un momento di blocco evolutivo nel quale faticano nell’andare a scuola e nel socializzare con i coetanei. Sono inoltre ragazzi che non riescono a utilizzare la psicoterapia e per questo vengono coinvolti attivamente in percorsi laboratoriali che mettono al centro dell’azione il fare qualcosa insieme ai coetanei. Momenti pensati a partire dalle aree di interesse nelle quali i ragazzi non hanno vissuto un’esperienza svalutante e mortificante.
I ragazzi che partecipano a In Campo non hanno un’inclinazione particolare per la fotografia, da grandi non vogliono diventare fotografi e non sono assolutamente lì per partecipare a un corso di fotografia come se fossero a scuola. L’obiettivo è dunque quello di sperimentare concretamente le proprie competenze relazionali e riflessive. Il laboratorio è un’occasione per sperimentare e sostenere i processi creativi, la capacità riflessiva e la dimensione progettuale: tutte dimensioni spesso bloccate e inizialmente inaccessibili a questi ragazzi.
È inoltre nel laboratorio di gruppo che i ragazzi vedono rispecchiato il loro modo di pensare, arricchendo cosí la rappresentazione che hanno di sé stessi, mobilitando risorse e competenze che saranno importanti per la loro crescita.
Come si svolge In Campo?
Al laboratorio di fotografia partecipano non più di 10 ragazzi che si incontrano con una cadenza settimanale. Gli incontri sono condotti da una psicologa e da una fotografa che svolgono ruoli complementari: la psicologa sostiene i ragazzi nel partecipare al progetto e nell’entrare in relazione con gli altri partecipanti, mentre la fotografa decide il tema e supporta i ragazzi nella possibilità di esprimersi dal punto di vista artistico.
Il tema scelto
Già al termine del primo incontro il gruppo, formato dai ragazzi, dalla psicologa e dalla fotografa, aveva chiaro cosa avesse voglia di documentare: Via Padova,
una strada di Milano molto ricca di differenze etniche e culturali. È nato così InCampo via Padova il progetto fotografico diretto dalla fotografa Melina Mulas.
Dopo un primo momento di brainstorming, il gruppo, curioso di scoprire come si erano sviluppati i progetti fotografici sulle città, ha visitato una libreria specializzata in architettura urbanistica. Sono state poi organizzate delle uscite nelle quali i ragazzi, la fotografa e la psicologa fotografavano insieme Via Padova, pezzettino per pezzettino.
Scendiamo in campo!
Come raccontava la ragazza citata all’inizio di questo articolo, per molti partecipanti le prime uscite sono un passo importante ma anche molto difficile, preceduto da momenti di grande ansia. Per riuscire a superarli è fondamentale che sia stata costruita antecedentemente una relazione tra ragazzo e psicologa.
Durante le uscite ogni ragazzo è libero di fotografare con lo strumento che preferisce: c’è chi scatta con il cellulare, chi direttamente dall’applicazione Instagram e chi si porta dietro la macchina fotografica. I ragazzi più inibiti si appoggiano alla psicologa ed è lei che scatta la fotografia, prendendosi quindi la responsabilità dello scatto, ma seguendo le indicazioni del ragazzo.
Ad esempio, Maria ha partecipato a diverse uscite, ma non ha mai fotografato dal suo cellulare: preferiva invece che lo facessi io, psicologa del laboratorio, che seguivo le sue attente indicazioni, “avvicinati leggermente… forse proverei a farla verticale…fai ancora un po’ di zoom”. Solo in questo modo si autorizzava a partecipare al laboratorio.
È il momento di comporre
Dopo aver camminato e scattato per la strada, il gruppo si è ritrovato a selezionare le fotografie: è in questo momento che emerge come ogni componente del gruppo abbia un proprio modo di fotografare, un proprio stile, così unico da essere riconosciuto dal gruppo.
Greta fotografa sempre i piccoli dettagli sui muri, Matteo le finestre dei palazzi, mentre Carlotta fotografa le scritte e i manifesti. È attraverso l’essere andato in giro a fotografare insieme ai coetanei che si permette al ragazzo di stare in relazione e di scoprirsi capace di relazionarsi, senza l’ansia e la preoccupazione di non sapere cosa dire o come comportarsi.
Durante la fase di selezione, la fotografa aiuta i ragazzi nello scegliere le foto in funzione del tema e del risultato finale che si intende esporre e si inizia così a immaginare il prodotto definitivo in cui le fotografie che sono state scattate vengono inserite.
Inizialmente le fotografie di Via Padova dovevano essere stampate in sequenza al fine di creare una lunga striscia che documentasse la via, ma è bastato un interessante incontro con una professionista per far cambiare idea.
L’incontro con A14
Nel progetto InCampo una fase fondamentale è l’incontro con altri artisti. Per Via Padova abbiamo deciso di collaborare con la stampatrice d’arte Daniela Lorenzi, alias A14. Durante questo incontro le abbiamo raccontato il progetto ed è emerso come ai ragazzi piaceva soprattutto l’idea che ognuno potesse creare la propria striscia della via con una certa libertà e con la possibilità di cambiare la sequenza: bisognava quindi trovare un modo per rendere spostabili le foto. È da questa nuova idea che, grazie all’aiuto fondamentale della stampatrice, si è deciso di stampare le fotografie su dei magneti e di creare delle scatoline per poterle contenere. La mostra finale è stata realizzata da Spazio Libreria/Galleria, la stessa libreria che ci aveva ospitati durante la prima uscita.
Una mostra interattiva
Abbiamo disposto due lastre di ferro: sulla prima erano esposte tutte le fotografie dei ragazzi stampate sui magneti, sulla seconda lastra invece ogni visitatore poteva ricreare la propria striscia, e quindi la propria narrazione, prendendo e ridisponendo i magneti in mostra.
Una mostra diario
È durante questo evento finale che i ragazzi stessi si raccontano alle persone che vengono a visitare la mostra attraverso le fotografie . Ripercorrendo le varie fasi raccontano il progetto: dal primo incontro a come hanno deciso la forma da dare all’esposizione.
Si ritrovano negli sguardi e nelle rappresentazioni che gli rimandano i visitatori, scoprendosi capaci in un fare che non avevano immaginato, ma “solo” desiderato.
Matilde Scotti, Psicologa presso Minotauro
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