Come funziona la comunità locale che fa crescere bene?

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Una ricerca per capire come funzionano le reti di collaborazione fra scuola, famiglia e territorio. Apprendere dalle esperienze di Napoli, Marghera e Sassari per diffondere metodi di lavoro territoriale efficaci e soddisfacenti

Superare gli approcci individualisti e scommettere sulla cooperazione

L’approccio individualista alle questioni sociali, anche nella sua versione più vitale fatta di entusiasmo e abnegazione, si mostra sempre più inadeguato ad affrontare i problemi contemporanei. Difficilmente l’azione isolata di un singolo operatore (insegnante, educatore, volontario, allenatore, etc.) o di un singolo soggetto sociale (scuola, famiglia, oratorio, associazione, società sportiva, etc.) riescono a fare la differenza nel contrasto a fenomeni complessi come la dispersione scolastica e la povertà educativa. D’altro canto viviamo un’epoca in cui l’eccesso di auto-referenzialità e individualismo ci consegna un paesaggio culturale dove s’intravvedono a fatica valori condivisi e dove l’enfasi dell’interesse privato e particolare rischia di creare profondi squilibri.

Il progetto Futuro Prossimo ha scelto di fare una scommessa positiva (ma non ingenua) sulla collaborazione, come scelta etica, prima ancora che metodologica.

Tradurre intenzioni lodevoli in pratiche funzionali

Diversi studi in campo sociale ed educativo hanno evidenziato i vantaggi che derivano dall’adozione di approcci di tipo collaborativo: aumento della fiducia e del capitale sociale, migliori risultati con minori costi, maggiore conformità, equità di accesso ai servizi e alle opportunità, un più rilevante tasso d’innovazione.  Appare sempre più chiaro che le società attuali hanno bisogno di un valido settore pubblico, un terzo settore intraprendente e una società civile dinamica, il tutto interconnesso attraverso forme di governance condivisa. Ma tenere insieme tutto ciò non è certo facile né scontato, tantomeno quando ci riferiamo a contesti territoriali difficili, come i quartieri in cui è attivo il progetto Futuro Prossimo. Chi è impegnato sul campo tocca con mano le difficoltà che si determinano nell’interazione fra soggetti (persone, gruppi, organizzazioni, istituzioni) dotati di mission e culture altamente differenziate, se non divergenti.

Per quanto tutti dichiarino di lavorare per il bene dei ragazzi non è sempre facile trovare un modo condiviso per tradurre intenzioni lodevoli in pratiche funzionali.

Capire come catalizzare e finalizzare le migliori energie educative dei territori

L’esperienza ci insegna quanto sia difficile (se non impossibile) collaborare quando non si scorge all’orizzonte una meta che dia senso all’impegno. Di questa esperienza interattiva conosciamo la fatica che implica e l’energia che mobilita in vista di un risultato esaltante, qualcosa che può ricompensare gli attori dell’impresa: siano essi servizi pubblici o cooperative, associazioni di volontariato o gruppi spontanei. Nel caso di Futuro Prossimo l’obiettivo del successo formativo è tanto esaltante quanto impegnativo. Per questo abbiano bisogno di capire come catalizzare e finalizzare le migliori energie educative esistenti nei tre territori di azione.

La ricerca cercherà proprio di entrare nel cuore delle esperienze interpellando quello che accade “sul campo”. In particolare ci si concentrerà su quattro dimensioni:

  1. Qualità del confronto: la capacità delle reti locali di confrontarsi e incontrarsi reciprocamente in modo ripetuto a partire dall’obiettivo comune (chi fa rete? Con chi? Per quale motivo? Con quali aspettative? Con quanto impegno e determinazione?)
  2. Qualità del riconoscimento reciproco: la capacità dei diversi soggetti aderenti alla rete di accogliere, comprendere e legittimare il punto di vista altrui, anche senza necessariamente condividerlo appieno (che ipotesi fa ognuno rispetto al problema? Quali sugli interventi? Quanto sono omogenei o eterogenei le culture e gli approcci educativi esistenti nella rete? Si riesce a lavorare insieme rispettando le diversità?)
  3. Qualità della comunicazione e dello scambio: la capacità dei diversi soggetti della rete di mettere in atto comportamenti di confronto e scambio educativo vicendevolmente funzionali (Quanto è funzionale il flusso comunicativo fra i diversi soggetti della rete? Cosa funziona di più e cosa meno? Avvengono scambi di buone pratiche? Fra chi? Come?)
  4. Qualità della progettazione e dell’azione congiunta: la capacità dei diversi soggetti, e dell’intera rete, di elaborare e praticare strategie condivise in grado di influenzare in maniera positiva il problema della dispersione scolastica e della povertà educativa (Si è riusciti a coordinare azioni distinte senza sovrapporsi? Si sono realizzate azioni congiunte? Quali e in che modo? Che cosa ha reso più efficace l’azione della rete?)

Come si vede la ricerca ha l’ambizione di comprendere a fondo il funzionamento di queste reti e di come si è riusciti, in territori diversi, a fare comunità intorno alla crescita dei ragazzi e delle ragazze. Le reti sociali rappresentano la scommessa di ospitare sotto lo stesso tetto «intelligenze riflessive» (perché serve capire prima di agire) e «intelligenze operative» (perché è indispensabile un’azione capace di influenzare la realtà). La ricerca potrà offrire molti spunti utili e concreti per diffondere e moltiplicare una cultura educativa di tipo inclusiva e collaborativa.

Articolo a cura di Ennio Ripamonti, Psicosociologo e formatore

 

 

 

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