Rimaniamo intrecciati anche se distanti. Il Family Hub per Ilaria Boccacci, case manager Abbaino
di familyhub
Oggi proseguiamo il nostro tour per l’Italia del Family Hub incontrando Ilaria Boccacci, case Manager per la cooperativa l’Abbaino, Firenze, che si occupa di intercettare i bisogni di famiglie fragili, sostenerle e indirizzarle ai sevizi presenti sul territorio fiorentino.
In questi due anni di sportello di ascolto Ilaria ha incontrato tante famiglie e diverse sfumature di fragilità:
- mamme sole con figli,
- genitori disoccupati,
- famiglie con basso reddito,
- famiglie in difficoltà a livello gestionale ed emotivo dopo la nascita di un figlio,
- mancanza di sostegno per le famiglie nella gestione quotidiana dei figli,
- la maggior parte delle famiglie è in emergenza ancor più che lavorativa, abitativa: il loro reddito rispetto al costo della vita, non permette di pagare l’affitto di una casa.
Qual è la situazione attuale delle famiglie?
Una situazione straordinaria ed emergenziale come quella che stiamo vivendo oggi, mostra le famiglie fragili ancora più sole perché senza il sostegno di asili nido, scuole, dei nonni che, per chi li ha, sono un sostegno insostituibile a livello sia affettivo che economico. Questi sostegni sono improvvisamente venuti a mancare. Chi già viveva in una situazione di fragilità, oggi vede amplificate tutte le sue difficoltà. Ad esempio penso ad una coppia che lavora facendo le pulizie nei condomini retribuita con la partita iva, lavora giorno e notte, sabati e domeniche, i soldi che rimangono tolte le spese varie e l’affitto, vengono mandati ai figli che vivono in un altro paese. Non hanno avuto la possibilità di rimanere a casa confidando negli ammortizzatori sociali dei quali tra l’altro avrebbero avuto diritto, perché “sapevano” che se così avessero fatto, non avrebbero avuto riconfermato il lavoro. Così sono andati a lavorare e si sono ammalati tutti, tre interi nuclei familiari che si turnavano nelle pulizie di condomini, il marito è stato ricoverato per due settimane; adesso è uscito dall’ospedale, mi ha detto che appena la situazione lo permetterà, tornerà al suo paese.
Ritrovarsi fragili, le preoccupazioni e le rinunce dei genitori
In questi due anni di lavoro a stretto contatto con i bisogni delle famiglie, mi sono resa conto di quanto siamo tutti un po’ fragili, ultimamente sento racconti di amici che, dopo la fase iniziale della pandemia che era stata vissuta come transitoria, oggi sono seriamente preoccupati, iniziano a non dormire la notte, hanno sogni ricorrenti. Le preoccupazioni sono legate sia alla salute, ma anche al margine di recupero economico del paese e a quello della propria famiglia.
Sono più dieci anni, dalla crisi economica del 2008 che la maggior parte delle famiglie che vivono in Italia sono fragili e a volte il limite per cadere nella “fascia grigia della povertà” è veramente labile. Famiglie che apparentemente hanno una vita “normale” ma rinunciano a cene al ristorante con i genitori della classe dei figli inventando scuse: in realtà non possono permettersi di spendere 25 euro a testa per una pizza. Non avere la possibilità di fare un viaggio che alleggerisca le dinamiche quotidiane della famiglia, che permetta ai figli e ai genitori di conoscere nuovi luoghi. Dover rinunciare sistematicamente al cinema, a portare i figli a teatro a vedere uno spettacolo che potrebbe interessargli. A volte povertà sono anche queste “piccole” cose, che quotidianamente appesantiscono le dinamiche di coppia e portano poi in tante a lasciarsi, coppie che si esauriscono nella preoccupazione per il lavoro con contratti occasionali, con stipendi sempre troppo bassi rispetto al costo della vita.
Come il Family Hub è stato vicino alla famiglie in questi mesi?
Ci siamo preoccupati molto di supportare le donne, le madri che improvvisamente si sono ritrovate a gestire un carico di lavoro inaspettato. Abbiamo colmato la distanza sociale con la vicinanza emotiva, continuando a tessere i fili della comunità, consapevoli di quanto gli uni abbiano bisogno degli altri. E per proseguire nella trama sono state riprese le fila dell’urban knitting, un’attività molto apprezzata e seguita in ludoteca, ma rimasta in sospeso. Un momento pensato come un vero e proprio dono per le donne: dieci minuti utili per rallentare i pensieri e per se stesse, ricordando sempre quanto sia importante lavorare sulla cura che ciascuno può dedicare alla propria persona, soprattutto perché se una madre sta bene, starà meglio anche il bambino.
Cosa ricorderai di questi due mesi?
La capacità e l’abilità di tutto il team dell’Abbaino nel ripensarsi e nel riprendere quei fili che per un momento sono sembrati ancora più fragili e delicati. L’emergenza sanitaria ci ha sorpresi in quella che doveva essere la vera primavera del Family Hub, in cui avremmo potuto festeggiare tutti insieme la bellezza della comunità e dei legami che si sono creati in questi due anni. Vedere tutto l’impegno e il lavoro interrompersi bruscamente è stato senza dubbio frustrante, ma abbiamo saputo trovare subito altri percorsi per continuare a tessere la nostra tela.
Allo stesso modo, mi auguro per tutti che in questa situazione straordinaria, ciascuno reagisca tirando fuori il meglio in base alle proprie possibilità e soprattutto che da questo periodo complesso scaturisca l’umanità di un paese, che riemerga l’importanza e la necessità di fare ed essere comunità accogliente, di condividere diritti e doveri, di pensare al noi e non all’io; che poi è il fulcro e il cuore del nostro lavoro, del terzo settore.
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