FamilyHub Roma: esempio di buone prassi
di familyhub
Di Cooperativa Sociale SARC (Zagarolo – ROMA)
IL CASO: BREVE PRESENTAZIONE
Il caso di seguito presentato è un esempio di buone prassi riferite a un intervento integrato tra la cooperativa e i servizi specialistici territoriali.
La frequenza di una mamma (in attesa del 3° figlio) e dei suoi due figli a un laboratorio il sabato pomeriggio ha evidenziato sin da subito un “livello di criticità” e di “pericolosità” per tutto il nucleo familiare e, soprattutto, per il futuro nascituro, tale da richiedere un momento di riflessione condivisa tra l’ équipe di professionisti impegnati nel progetto “Sostegno alla genitorialità” di SARC.
I comportamenti valutati come “indicatori” di rischio sono stati diversi:
- Evidente presenza di uno stato depressivo e di confusione nella madre;
- Assenza di affettività e incapacità da parte della madre a sintonizzarsi emotivamente con i due figli;
- Presenza di grande conflittualità tra i due bambini (figli) che manifestavano una forte aggressività tra loro, non gestita e non contenuta dalla madre;
- Richieste di attenzione da parte di entrambi i figli alla madre, accolte in modo assolutamente disfunzionale, in particolare da parte della bambina che esprimeva la richiesta con violenza fisica nei confronti della madre;
- Mancanza di una rete familiare e sociale di sostegno;
- Padre periferico sia perché impegnato in un’attività commerciale sia perché la donna tendenzialmente lo svalutava sulle sue competenze genitoriali e pertanto lo escludeva;
In tale sede, valutati gli elementi presentati e presi in considerazione gli indicatori, si è ritenuto fondamentale mettere in campo tre strategie diverse:
- Agganciare in modo diretto la donna tramite dei colloqui individuali;
- Contattare il servizio territoriale di riferimento (Consultorio) per capire se, essendo al 3° figlio, era già conosciuta allo stesso;
- Definire una strategia d’intervento condivisa che potesse supportare la donna e il nucleo familiare in evidente situazione di criticità.
INTERVENTO: HOME VISITING
Giovanna (nome di fantasia) è una mamma di circa 36 anni, in attesa del terzo figlio, ha frequentato con i suoi due bambini il laboratorio realizzato nell’ambito dell’azione “Servizi Integrativi” del progetto Family Hub.
Nei diversi incontri all’interno del laboratorio sono state viste delle difficoltà della donna nella gestione della secondogenita la quale esprimeva un’elevata aggressività fisica. Queste difficoltà vengono lette dagli operatori del laboratorio che pian piano si sono avvicinati alla donna. Si è cercato di dare un piccolo spazio di ascolto all’interno del quale la donna ha avuto modo di aprirsi e raccontare per la prima volta le difficoltà vissute. Quest’apertura ha fatto sì che si creasse un primo rapporto di fiducia grazie al quale è stato possibile proporle una consulenza con la psicologa del progetto family hub al fine di inquadrare meglio la situazione vissuta. Sono state realizzate dunque delle consulenze psicologiche previste sempre nell’ambito del progetto alle quali la donna è stata “accompagnata”, per un maggiore sostegno, da un’operatrice del laboratorio teatrale.
I colloqui hanno avuto il fine di definire meglio la problematica presente che, dalla donna, veniva addotta a cause esterne come ad esempio la scuola e la mancanza dell’insegnate di riferimento e come la scuola gestiva tale assenza. La signora appariva molto critica per questa situazione, avrebbe voluto una maggiore attenzione anche dalle altre mamme della scuola. Attenzione che a suo dire era assente. Di base risultava schiva come persona e con le altre mamme non avendo stabilito alcuna relazione amicale.
In generale la rete familiare/amicale della signora appariva quasi inesistente.
La signora sembrava molto stanca, chiedeva come gestire e contenere la figlia ed appariva confusa e delegante rispetto al suo ruolo genitoriale. Fin da subito è parso evidente la necessità di attivare un intervento di sostegno più specifico nei confronti della donna considerata sia la fragilità psico-emotiva personale sia l’imminente nascita che a sua volta avrebbe comportato l’alterazione degli equilibri all’interno del nucleo familiare e che rappresentavano un ulteriore fattore di rischio.
Fin da subito, dunque, si è intravista una potenziale situazione a rischio per cui si è deciso di coinvolgere il Consultorio Familiare di riferimento al fine di attivare un intervento strutturato, coinvolgendo la rete dei servizi territoriali che hanno preso in carico, o meglio “RIPRESO IN CARICO” LA SIGNORA che abbiamo scoperto essere stata seguita in passato. La signora seguendo le indicazioni della psicologa del family hub, si è rivolta dunque al Consultorio con il quale ha iniziato un percorso di sostegno psicologico. Contemporaneamente si è iniziato l’intervento di Home Visiting in un’ottica integrativa e di affiancamento ai servizi territoriali.
Con il termine Home Visiting viene indicato un intervento attraverso cui del personale qualificato presta soccorso alle famiglie considerate ad alto rischio psicosociale, intervenendo presso la loro abitazione. Il termine indica solamente il luogo nel quale è prestato il servizio, non le caratteristiche dello stesso, per cui è possibile che l’intervento possa prevedere luoghi altri rispetto all’abitazione.
La possibilità di operare a stretto contatto offre il vantaggio all’operatore di entrare in contatto con le famiglie e le loro difficoltà. Attraverso tale metodologia è possibile avere dati importanti che riguardano le relazioni familiari, individuando i fattori di rischio ed i fattori di protezione all’interno della famiglia stessa.
L’intervento si attua su diversi obiettivi: il sostegno alla madre in quelle che sono le competenze genitoriali e il rafforzamento della fiducia nelle proprie capacità; il riconoscimento del bisogno delle madri di una figura che la sostenga psicologicamente mentre esplora il suo nuovo ruolo; riduzione dei rischi legati all’isolamento e alla solitudine; accrescere le competenze e la sensibilità materna; contribuire alla costruzione di una rete di servizi, risorse e relazioni di sostegno intorno al nucleo.
Durante questo percorso si è osservato un miglioramento generale della signora, fin da subito è apparsa aperta e collaborativa nei confronti dell’operatrice e delle strategie che le sono state proposte. Questo è un aspetto importante in quanto la partecipazione attiva della persona è fondamentale in tutti i processi d’aiuto.
Il percorso individuale domiciliare è stato svolto due volte a settimana per due ore ed è durato un mese.
La signora è stata capace di accogliere l’aiuto, ed è apparsa da subito adeguata e centrata per ciò che riguarda la gestione del neonato.
Va sottolineato lo scambio continuo con la psicologa del Consultorio, con la quale sono stati concordati tempi e modalità dell’Home Visiting.
Anche se la problematica descritta in precedenza non si è completamente risolta, la signora è stata accompagnata e sostenuta rispetto ad alcune sue paure che ha potuto così affrontare a piccoli passi.
Al termine del primo mese dell’intervento, si è fatto un bilancio degli obiettivi raggiunti e si è condiviso e valutato insieme alla signora se continuare o terminare l’Home Visiting. Visti i progressi raggiunti dalla signora si è condivisa la chiusura dell’intervento di Home Visiting ma si è mantenuto un rapporto di scambio e condivisione con la signora che ha frequentato successivamente il corso post parto riuscendo a condividere con le altre mamme la sua esperienza. Durante il percorso un evidente cambiamento rilevato ha riguardato un maggior coinvolgimento del marito e una maggiore delega a lui di alcune funzioni genitoriali da parte della donna.
L’Home Visiting ha permesso di risvegliare le competenze sopite della signora tali da poter ipotizzare di farsi essa stessa promotrice nella realizzazione di attività di lettura di fiabe per bambini, coinvolgendo le mamme conosciute nell’ambito del laboratorio del teatro-gioco.
Questo intervento ha aperto a SARC l’opportunità di entrare in una rete specializzata su interventi di Home Visiting di sostegno al puerperio.
La psicologa del Consultorio, in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma e con alcune associazioni specializzate sulla salute perinatale ci ha coinvolto ad un tavolo tecnico che si terrà a settembre 2019 a cui parteciperanno gli attori di cui sopra.
Un riconoscimento importante per noi e una grande opportunità per il servizio di sostegno alla genitorialità, che gestiamo da moltissimi anni, di poter condividere procedure operative, e al tempo stesso, partecipare alla stesura di protocolli operativi condivisi.
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