Bambini piccoli e tecnologia: a cosa fare attenzione?

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Digitale e prima infanzia: il tema è a dir poco caldo. Se leggiamo i titoli di giornali, riviste o pagine social che ne parlano, possiamo accorgerci facilmente di come il digitale venga rappresentato esclusivamente come qualcosa di deleterio per la salute dei bambini.

I toni sono forti, per qualcuno possono risultare allarmistici e in alcuni casi forse anche colpevolizzanti. Si usano parole come abuso e allarme.

Ma quanto è effettivamente diffuso l’utilizzo di smartphone da parte dei più piccoli? Possiamo rispondere grazie a dati recenti raccolti dalla Sorveglianza Bambini 0-2 anni, un progetto nazionale che misura la diffusione di comportamenti più o meno salutari in questa fascia di età: il 34% circa dei bambini sotto i sei mesi, e oltre il 76% di quelli tra uno e due anni sono esposti a schermi (televisione, computer, tablet e smartphone).

Questo nonostante le raccomandazioni dei pediatri. Già nel 2011 i pediatri americani sottolineavano la necessità di non esporre i bambini a schermi prima dei 2 anni, mentre attualmente il limite di età consigliato è 18 mesi, con 1 ora al giorno massima di utilizzo fino ai 5 anni. Più recentemente, l’associazione che riunisce i pediatri britannici Royal College of Pediatrics and Child Health (RCPCH) ha assunto un atteggiamento ancor più complesso e critico, sostenendo che ci siano poche prove a sostegno dell’ipotesi che il tempo trascorso davanti agli schermi sia dannoso di per sé. Gli studi che hanno trovato una correlazione tra utilizzo degli schermi e problemi nel sonno, nel peso o nel benessere, non hanno fino ad ora chiarito i meccanismi sottostanti. In altre parole, non sappiamo se sia davvero l’esposizione a schermi a causare danni. La relazione tra l’uso di schermi e queste problematiche potrebbe essere casuale o influenzata da fattori terzi. Oppure potrebbe essere che la direzione della relazione sia diversa. Ad esempio che chi soffre di problemi ad addormentarsi tenda ad usare maggiormente i dispositivi digitali, magari la sera. Per queste ragioni, secondo i pediatri britannici, è l’uso eccessivo che va evitato. Quello che toglie tempo agli affetti, allo studio o allo sport.

Cosa fare?

Una cosa su cui tutte le linee guida sono concordi è che, in un mondo dove i bambini stanno “crescendo digitali”, i genitori e gli adulti di riferimento giocano un ruolo fondamentale nell’insegnare loro come usare la tecnologia in modo sicuro. 

Abbandoniamo quindi l’idea che le nuove generazioni siano “naturalmente” abili con gli strumenti informatici, in quando “nativi digitali”: certo, sono nati in un’epoca in cui smartphone e tablet erano già diffusi, e sembrano decisamente a loro agio nell’utilizzarli. Però questo non significa che sappiano riconoscere e gestire i rischi, né che sappiano naturalmente vivere in modo positivo il loro rapporto con i nuovi media. 

È importante invece, per chi si prende cura di bambini piccoli:

  • informarsi rispetto al tema del digitale ed affiancarsi quando possibile ai figli mentre usano le nuove tecnologie, attraverso attività piacevoli per entrambi;
  • creare occasioni per parlare dei rischi, spiegando i ragionamenti che supportano regole e divieti;
  • creare delle condizioni in cui il bambino può imparare, accompagnato, in prima persona;
  • ricordare che per un positivo utilizzo delle nuove tecnologie, in particolare delle piattaforme social, non servono solo competenze tecniche. Il bambino va aiutato nel riconoscimento delle emozioni che stare online (e non solo) gli provoca.

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