Che cos’è il cyberbullismo?

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Chi di noi non ha mai sentito parlare di cyberbullismo? Eppure, se dovessimo darne una definizione chiara, potremmo facilmente trovarci in difficoltà.

Il cyberbullismo è una forma di bullismo. Consiste quindi in un comportamento di prevaricazione intenzionale, ripetuto e volto a mantenere una differenza di potere. La particolarità è che tale comportamento è portato avanti negli spazi online (quindi social network, videogiochi online, gruppi di messaggistica…). I protagonisti principali sono la vittima, il (cyber)bullo e una maggioranza silenziosa (solitamente il resto della classe) che non prende apertamente posizione, e che indirettamente, così facendo, rafforza il potere del bullo.

Le dinamiche sono molto simili rispetto a quelle del suo cugino “analogico”, anzi spesso tra i due vi è una continuità (bambini bullizzati in classe sono spesso poi bullizzati anche nel digitale dagli stessi coetanei). Tuttavia, il cyberbullismo ha delle caratteristiche peculiari. Ad esempio, è più facile per il cyberbullo nascondere la propria identità. D’altra parte il digitale permette di essere sempre raggiungibili e, se questo in molte occasioni è un vantaggio, nel caso del cyberbullismo porta la vittima a non riuscire a sfuggire alle azioni del bullo e trovare un posto sicuro.

La riproducibilità, caratteristica dei contenuti in rete (banalmente, la possibilità di fare copia/incolla o screenshots), può rendere la prevaricazione ulteriormente replicabile: pensiamo a messaggi o foto la cui diffusione sfugge al controllo, talvolta persino dello stesso cyberbullo

Sappiamo inoltre che molti bambini e ragazzi che mettono in atto azioni di cyberbullismo non agiscono mai bullismo nella sua versione “analogica”. Una possibile spiegazione a ciò è il fatto che gli spazi online permettono di porre un filtro emotivo alle interazioni con l’altro. Ce ne possiamo facilmente accorgere notando come scrivere un messaggio esprimendo i propri sentimenti a un’altra persona, siano essi positivi o negativi, sia decisamente più semplice di farlo guardandola negli occhi, cogliendo in vivo il suo entusiasmo, la sua rabbia, il suo imbarazzo o qualsiasi altra reazione…

È quindi fondamentale insegnare ai più piccoli, fin dai primi approcci con i dispositivi digitali, come un messaggio o una comunicazione online abbiano lo stesso potenziale di ferire di una frase detta faccia-a-faccia.

Ma quali sono le dinamiche attraverso cui il cyberbullismo può esprimersi? Sono principalmente cinque:

  • Denigration (denigrare): mettere in circolazioni voci e pettegolezzi, spesso inventati e falsi, sulla vittima. 
  • Impersonation (impersonare – furto di identità): il cyberbullo si spaccia per la vittima (ad esempio creando un falso profilo social) e pubblica o invia contenuti a suo nome, allo scopo di rovinarne la reputazione.
  • Outing (rivelare): si verifica quando il cyberbullo pubblica online informazioni sulla vittima che quest’ultima voleva mantenere riservate.
  • Trickery (ingannare): il cyberbullo conquista la fiducia della vittima per poi diffondere le informazioni ottenute dalla relazione instaurata.
  • Exclusion (escludere): la vittima viene fatta sentire sola, isolandola dal gruppo. 

Cosa fare?

Come fare dunque per prevenire e contrastare fenomeni di cyberbullismo? Costruire, come comunità tutta, ambienti e pratiche che sappiano contrastare e proporre alternative alla prevaricazione. Per farlo, è senz’altro fondamentale promuovere prima di tutto competenze relazionali: capacità di stare insieme, anche nel contrasto e nella differenza, in modo rispettoso. Queste competenze devono essere costruite prima di tutto in ambienti non digitali, come la scuola.

Quando la dinamica di cyberbullismo si è già, purtroppo, instaurata, è bene offrire ai bambini e ragazzi delle strategie per difendersi. Attenzione però al rischio di “eccesso di difesa”: nel limitare le azioni del bullo, la vittima o la maggioranza potrebbero ricadere nelle stesse dinamiche di prevaricazione ed esclusione da lui precedentemente messe in atto. Le possibilità da offrire riguardano invece da un lato il dialogo con gli adulti di riferimento, dall’altro la ricerca di modalità per gestire la situazione come gruppo, imparando quindi a regolare in autonomia i comportamenti di (cyber)bullismo. Alcune strategie potrebbero essere ad esempio usare la diplomazia, ignorare il bullo, segnalare alle piattaforme i contenuti inappropriati.

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